di Alessandro Balbi*
Quando scrivete al computer cose che non volete si sappiano in giro, fate attenzione a orecchie indiscrete. Sì, orecchie, avete capito bene. Secondo un gruppo di scienziati americani, infatti, il suono dei pulsanti premuti sulla tastiera è sufficiente per capire cosa si scrive.
L'allarme viene dalla University of California, Berkeley, dove un gruppo di ricercatori guidati dal professor Doug Tygar ha messo a punto un algoritmo in grado di analizzare i suoni prodotti dai tasti di un computer e di riconoscere il 96 per cento dei caratteri dattilografati. Secondo gli scienziati americani, il sistema non è disturbato dai rumori di fondo (musica o suonerie di cellulari). Quel che è più stupefacente è che l'algoritmo fa il suo dovere indipendentemente dal modello di tastiera e da chi la usa.
A rischio non sono tanto gli impiegati fannulloni che passano il loro tempo in ufficio a scambiarsi messaggi ed e-mail con gli amici. La tecnica messa a punto a Berkeley potrebbe essere usata da malintenzionati per impossessarsi delle password e dei dati sensibili di ignari navigatori. Un'evoluzione dei programmi (i cosiddetti keylogger) che si installano nei pc e prendono nota delle lettere premute sulla tastiera.
"Non stiamo parlando di un attacco esoterico", ha spiegato il professor Tygar. "Basta qualche conoscenza informatica. Con un microfono parabolico si possono carpire i segreti anche fuori dalla stanza, ma sono sufficienti componenti comuni: per il nostro esperimento abbiamo usato un microfono da 10 dollari".
L'algoritmo dei ricercatori americani si basa sul fatto che ogni tasto fa un rumore diverso, che può essere isolato facilmente dal momento che un utente medio non riesce a dattilografare più di trecento caratteri al minuto. Inoltre, il sistema agisce su una logica probabilistica, ed è tarato sulla lingua inglese. In questo modo, gli errori originari vengono corretti con controlli successivi, basati ad esempio su correttori grammaticali e ortografici.
*da Repubblica