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Articolo 21 - Editoriali
Legge truffa, la lotta continua. Accuse a Casini: è di parte
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di l'Unità on -line

Il nuovo colpo di mano sulla legge elettorale è cosa fatta: emendamento allâ??emendamento di riforma, presentato e votato in mezzâ??ora dalla commissione affari costituzionali della Camera. Eppure a poche ore dallâ??annuncio della ritrovata intesa, la maggioranza già sbanda. In Aula il Governo è stato battuto su un emendamento al decreto di semplificazione amministrativa per il 2005 presentato da Ds e Comunisti Italiani. Due voti di scarto, ma al di là della questione specifica (la denuncia di inizio attività ed il silenzio assenso per l'esercizio di attività economiche private) è un segnale: il centrodestra marcia diviso.

Da parte dellâ??Unione, intanto, nessuno sconto. L'ostruzionismo dell'Unione contro la legge truffa continuerà anche al Senato, annuncia il capogruppo Ds Luciano Violante. Polemica sul ruolo del presidente della Camera Casini. «Sordo persino a qualche scrupolo del suo partito â?? denuncia il prodiano Franco Monaco - sarebbe il più solerte artefice della truffa e della sopraffazione sulla legge elettorale», distinguendosi per «un frenetico attivismo politico che, incurante del suo ruolo di
garanzia, si esprime in queste ore nella forzatura sul calendario dei lavori della camera». Di fronte alle accuse Casini si difende così: «la legge elettorale è un problema che non mi riguarda: alla Camera ci sono i diritti della maggioranza e dell'opposizione. Cerco di tutelare gli uni e gli altri e di applicare il regolamento».

Blitz in commissione
Ma come si è riacceso, allâ??improvviso, lo scontro sulla riforma del voto? Alle 21 di martedì, a sorpresa, il relatore della Cdl ha presentato un subemendamento (che di fatto è una riscrittura completa delle norme elettorali) alla legge in discussione che riguarda la ridefinizione dei collegi elettorali. Il presidente della Commissione, Donato Bruno, che è anche presentatore dell'emendamento, ha messo ai voti la sua stessa proposta alle 21,30. Mezz'ora di tempo per studiare un testo che riscrive la geografia politica italiana. I deputati del centrosinistra sono andati dal presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, spiega il diellino Gianclaudio Bressa, «per chiedere giustizia».

Le nuove regole
Nei subemendamenti presentati alla Camera dal relatore della riforma elettorale, il presidente della commissione Affari costituzionali Donato Bruno, si prevede un sistema elettorale proporzionale con indicazione del premier, un premio di maggioranza, e soglie di sbarramento differenziate: del 2% se la lista di un partito è in una coalizione, del 4% se corre da sola. Anche per la coalizione si pone una soglia di sbarramento minima: il 10% dei voti nazionali. Al momento di presentare i simboli per partecipare alle elezioni, ai partiti viene fatto obbligo di depositare anche il programma elettorale e di dichiarare il nome del proprio candidato premier. Il premio di maggioranza è determinato in modo da garantire alla coalizione che ha ottenuto più voti a livello nazionale un minimo di seggi: 340 alla Camera e 170 al Senato. Se la coalizione con i propri voti ha diritto a quel numero di parlamentari, o anche di più, non scatta alcun premio di maggioranza. Si prevede inoltre che le liste siano bloccate, cioè senza che gli elettori possano esprimere preferenze tra i candidati della lista prescelta (l'Udc ha però già fatto sapere che si riserva di presentare un emendamento per correggere questo aspetto). I simboli delle liste dovranno comparire sulla scheda a blocchi, per evidenziare la coalizione di appartenenza, e l'ordine sarà stabilito con sorteggio. Si fissano anche le dimensioni dei simboli sulle schede, che saranno più grandi che nel passato: un diametro di tre centimetri.

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