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Articolo 21 - Editoriali
LETTERA DI CURZI ( CDA RAI) A PRODI E AI LEADER DELL'UNIONE
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di redazione

''Considero assai grave, preoccupante

e sbagliata quella che mi pare una complessiva sottovalutazione, da

parte dell'Unione, dell'esigenza di un dibattito trasparente e

chiarificatore, e della urgenza di una definizione di coraggiose e

nette linee programmatiche in materia di sistema televisivo e di

servizio pubblico radiotelevisivo''. Parte da questa considerazione la

lettera che Alessandro Curzi, ''come antico militante di sinistra,

come vecchio giornalista e come neo-consigliere di amministrazione

della Rai-Tv'' ha inviato oggi a Romano Prodi e ai leader di tutti i

partiti dell'Unione, ''anche in concomitanza con la straordinaria

occasione di impegno, di mobilitazione e di partecipazione democratica

rappresentata dalle Primarie''

''L'attenzione della politica per la questione informativa, in

particolare per la Tv e persino per la fiction'', sostiene fra l'altro

Curzi, ''e' discontinua, assolutamente assente in alcuni momenti,

inesistente sul piano strategico e strutturale, e persino eccessiva e

intollerabile se pretestuosamente mirata, come purtroppo capita

spesso, ad alimentare il teatrino delle polemiche o ad attaccare

questo o quel leader, questo o quel partito, questa o quella fazione

di partito''. ''Per non parlare naturalmente -aggiunge Curzi-

delle attenzioni di tipo clientelare - in parte note sin dai tempi

della cosiddetta Prima Repubblica - che nella cosiddetta Seconda

Repubblica hanno assunto anche forme di opachi intrecci affaristici.

Rispetto a quelle e soprattutto a questi, le scelte programmatiche

dell'Unione non potranno non fondarsi sul doppio principio della

responsabilizzazione e dell'autonomia aziendale e professionale,

mentre i comportamenti concreti dei suoi esponenti, sin da adesso,

debbono non solo essere ma anche apparire di netta ripulsa e comunque

di inequivocabile presa di distanza da pratiche e personaggi peraltro

gia' noti al gossip sottogovernativo''.

L'informazione, ricorda Curzi, ''e' tra i contenuti e i profili

dell'organizzazione sociale moderna a piu' alto tasso di

democraticita' (o di antidemocraticita') e attiene direttamente, in

rapporto di causa ed effetto, ai livelli di liberta' ed anche di

giustizia sociale di un Paese, di una comunita'. E questo e' tanto

piu' vero in contesti caratterizzati da una forte tendenza al

consumismo, da un formidabile sviluppo tecnologico e dalla

globalizzazione''. Ma ''cio' che altrove appare fisiologico - anche

se non per questo scontato e accettabile: si pensi solo alle questioni

dell'omologazione informativa, delle persone e dei cittadini ridotti

alla dimensione di consumatori, della possibile manipolazione e

rappresentazione programmaticamente distorta e finalizzata delle

notizie, degli eventi e delle tendenze - in Italia si traduce in

patologia'', sottolinea Curzi. ''Non e' un caso che un editore privato

di televisione sia presidente del Consiglio e domini la scena politica

italiana da una decina di anni''. L'informazione deve quindi ''avere

un posto e un peso essenziale, determinante, in un programma per

l'alternativa in Italia. Non solo per il suo rilievo quantitativo, ma

per la sua portata qualitativa. Non e' solo un pezzo del ''caso

Italia'', dell'anomalia italiana. Ne' solo, come suol dirsi, una

metafora del tutto. Siamo di fronte ad uno di quei casi della

complessita' nel quale in un suo segmento, in ''quel'' segmento, c'e'

il tutto''. Per Curzi, e' il conflitto di interessi ''il problema dei

problemi, cosi' come per la vita istituzionale, per la tutela della

democrazia, per il decoro repubblicano, per la moralita' pubblica, per

l'economia, per l'amministrazione della giustizia, per la cultura e la

pratica dei rapporti sociali''. Per questo, afferma Curzi, ''il programma per

l'alternativa deve avere al primo posto l'eliminazione del conflitto

di interessi. Sul piano legislativo, normativo e delle scelte e dei

comportamenti quotidiani''.

 ''Un'eliminazione -dice il soncigliere Rai- ne' solo formale ne'

superficiale, ma radicale. Uso intenzionalmente l'espressione

'radicale' perche' questa e' una di quelle questioni sulle quali non

possono essere ammesse mezze misure o, peggio, piccole astuzie e

mezzucci o, peggio, 'inciuci'. La storia del nostro Paese dovrebbe

aver insegnato da tempo - anche ai piu' sinceri dei riformisti e ai

piu' abili navigatori della politica politicante - che ci sono molte

questioni sulle quali si puo' trattare, mediare e confrontarsi con

l'avversario sul piano tattico, ma ce ne sono altre, strategiche,

sulle quali bisogna essere radicali''.

 ''La rimozione del conflitto di interessi non deve riguardare

solo Berlusconi, ma tradursi in regole generali certe, chiare e

soprattutto rispettate'', aggiunge Curzi.

''Ricordo a tutti -prosegue Curzi- che, gia'

applicando le norme vigenti, Berlusconi non solo non avrebbe titolo

per fare il presidente del Consiglio (e 'comandare' quindi da

proprietario di Mediaset sulla Rai-Tv e sul sistema televisivo, da

indagato e accusato sulla magistratura, da principe della finanza

sulla finanza italiana) ma forse nemmeno per fare il deputato. Non so

se la norma specifica cui si e' fatto spesso riferimento a questo

proposito sia giusta o no, vetusta o no. Ma delle due l'una: o viene

eliminata o viene rigorosamente fatta rispettare''.

Un sistema televisivo pluralista, diversificato e diffuso sul

territorio: ecco, propone Curzi, ''il primo punto dove operare, una

volta rimosso il conflitto di interessi''.

Per realizzarlo, occorrera' operare sostanzialmente in quattro

direzioni: ''Primo, definire e attuare con coerenza politiche di

promozione del pluralismo delle emittenti e di limitazione alla

concentrazione proprietaria tali da consentire la nascita e

l'operativita' di piu' emittenti generaliste nazionali in chiaro e

gratuite''. La seconda direzione suggerita da Curzi e' poi

quella di ''assicurare al sistema la centralita' del servizio

pubblico, garantendone l'autonomia dal potere politico e

responsabilizzandone i dirigenti sui risultati di qualita' (una

programmazione insieme intelligente e divertente, connotata da una

grande apertura alla societa', al territorio, agli uomini in carne ed

ossa) e di mercato''.

''Terzo -prosegue il consigliere Rai- assecondare e promuovere a

tutti i livelli - emittenti pubbliche e private, grandi e piccole - il

ricorso e l'utilizzazione delle sempre piu' sofisticate tecnologie di

produzione e di trasmissione, in una libera concorrenza di mercato con

il solo limite della eccessiva concentrazione proprietaria e

operativa''. Infine, come quarto punto d'azione, Curzi individua il

''sostenere e favorire la creazione di una sempre piu' diffusa e

solida rete di emittenti regionali, locali, di comunita' e di strada

anche attraverso una diretta partecipazione di enti e istituzioni che

non implichi controllo politico e restrizione delle autonomie

professionali''. Pero' per Curzi e' fondamentale che sulla Rai-Tv

non si riproponga, nel centrosinistra, ''una distinzione,

assolutamente speciosa e immotivata a questo punto, fra

'privatizzatori' e non. Nessuno dovrebbe cedere alla tentazione di

alzare la propria bandierina piu' o meno effettivamente identitaria.

Ci sara' tempo, se sara' il caso, di rilevare e tentare di coniugare

distinte posizioni in materia di sviluppo del mercato della

comunicazione e di presenza pubblica nel settore. Nel frattempo,

questo mercato, questo sistema va concretamente creato, affrancandolo

dalla camicia di forza confezionata dal governo-Berlusconi su misura

degli interessi dell'azienda-Berlusconi''.

Conclude Curzi: ''Va dunque messa in campo una politica in grado

di avviare da subito e di favorire progressivamente la nascita di un

sistema televisivo pluralista, diversificato e diffuso, con una forte

presenza pubblica (non 'statale' o di Palazzo) e con regole chiare,

non truccate, che consentano una reale e leale concorrenza fra

privati, e la diffusione di un'ampia rete di emittenti libere e

democratiche sul territorio. Si vedra' dopo, ad anomalia-Mediaset

rimossa e a processo consolidato, le forme e il peso da attribuire

alla presenza pubblica: e' chiaro che piu' pluralista, diversificato,

diffuso e 'socializzato' sara' il sistema, meno consistenza

quantitativa si avra' bisogno di attribuire al servizio pubblico''.

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