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Articolo 21 - Editoriali
Delitto perfetto
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di Giovanna Melandri

â??Nei giorni scorsi â?? quando mi è stato chiesto cosa ne pensassi a proposito dellâ??intenzione del Governo di diminuire ulteriormente con la prossima Finanziaria i fondi pubblici destinati ad i beni ed alle attività culturali - mi è capitato in più di una occasione di pensare che se questo fosse un film, sarebbe â??Delitto perfettoâ?. Ne ha tutti gli ingredienti. Se per descrivere le politiche culturali del Governo Berlusconi dal 2001 ad oggi dovessi farmi venire in mente unâ??immagine sceglierei, infatti, un bel paio di forbici, simbolicamente custodite nelle mani di Giulio Tremonti e costantemente in azione.

Câ??è anche una vittima. Più dâ??una, anzi. Non sono solo gli operatori del mondo della cultura e cioè registi, autori, interpreti, custodi dei musei, restauratori o archeologi ma siamo tutti quanti noi perché a venire leso è stato principalmente quel diritto a godere della cultura che, non a caso, la nostra Costituzione situa tra i diritti fondamentali dei cittadini.

La Finanziaria per il 2006 â?? torniamo ai fatti prima di approfondire ulteriormente i commenti - è la quinta Finanziaria consecutiva che taglia - questâ??anno di ben 198 Milioni di Euro - i fondi con cui il Ministero per i Beni e le attività culturali sostiene la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio storico-artistico, consente lâ??apertura degli oltre 350 musei statali, delle biblioteche e degli archivi pubblici, finanzia le attività di spettacolo. Erano complessivamente circa 2.100 Milioni di Euro lire nel 2001, sono circa il 30% in meno oggi.

In particolare, con un ulteriore e strabiliante taglio di 164 Milioni di euro, il Governo sferra un colpo da KO al Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), che è la fonte di finanziamento pubblico destinata al cinema, al teatro, alla musica, alla lirica, alla danza e, più in generale, allo spettacolo dal vivo. Fus che - lo ricordo sempre per tracciare con nettezza lâ??abisso che corre tra il centrodestra ed il centrosinistra ogni qualvolta sento dire in maniera un poâ?? imprecisa che Casa delle Libertà ed Unione si sono comportate allo stesso modo nei confronti della cultura - fu fatto crescere progressivamente dal 1996 al 2001 e fu lasciato dai Governi dellâ??Ulivo nel 2001 alla cifra record di 516 milioni di Euro e che da allora, invece, è costantemente stato tagliato fino alla triste prospettiva di 300 Milioni di Euro per il prossimo anno. Meno del 1982!

Le conseguenze concrete? Alcune le ha già annunciate Buttiglione: aumenteranno i biglietti dei musei statali oppure si ridurrà il loro orario di apertura che, lo ricordo, fu invece esteso nel 1999 grazie ad uno sforzo economico notevole fatto per cancellare agli occhi del mondo lâ??immagine spiacevole dei musei italiani che chiudevano alle 14 come gli uffici postali. Il Presidente della Biennale, Croff, ha già detto che lâ??anno prossimo non ci sono i soldi per fare la Mostra del Cinema di Venezia. Molti sindaci denunciano lâ??impossibilità di tenere aperti i teatri e le sale da concerto. Un colpo durissimo per la vita culturale italiana ma anche per lâ??economia. Va ricordato, infatti, che stime molto probabilmente in difetto collocano il valore aggiunto del settore culturale ad una percentuale del Pil dellâ??1,2%, dato che diventa assai più elevato se si tiene conto del fatto che sempre di più il principale attrattore turistico del nostro Paese è proprio la cultura e che il turismo rappresenta circa il 12% dellâ??occupazione in Italia e lâ??11% del Pil.

In Parlamento, ancora una volta i nostri emendamenti chiederanno non solo di non tagliare ulteriormente ma al contrario di riportare gli investimenti sulle politiche culturali quantomeno ai flussi del 2001 se non addirittura di incrementarli, verso quel simbolico 1% del Pil che a mio modo di vedere dovrebbe essere lâ??obiettivo da raggiungere per un paese come lâ??Italia.

Ma non contiamo molto di trovare ascolto tra le fila del centrodestra che, ogni qualvolta si parla di cultura si dimostra cieco, muto e sordo. Per il quinto anno consecutivo, temo, ascolteremo il solo Ministro competente - Urbani ieri, Buttiglione oggi - annunciare che farà di tutto per impedire i nuovi tagli salvo poi, a Finanziaria miseramente approvata, mestamente annunciare che lâ??anno prossimo sarà tutto diversoâ?¦â?¦ Dal 2001 non è stato mai diverso. Lâ??anno prossimo poi ci auguriamo che ad essere diverse siano le circostanze, che a scrivere la Finanziaria sia cioè un diverso Governo ed una diversa maggioranza.

Arrivo al punto. Davanti agli occhi esterrefatti degli operatori del mondo dello spettacolo e della cultura si sta consumando un vero e proprio delitto perfetto, dunque. Manca ancora il movente, però. Da molto tempo io penso che il Ministro Tremonti continua incessantemente a tagliare i fondi pubblici destinati alle politiche culturali perché considera la cultura un poâ?? come le come le auto blu. Uno spreco da tagliare.

Ed è qui che compie un errore gravissimo ed è proprio qui che corre quellâ??abisso politico di visione tra centrodestra e centrosinistra cui accennavo prima. Tremonti sbaglia, infatti, non tanto come uomo di cultura, ma soprattutto come economista. Dimostra cioè di non aver compreso che per lâ??Italia la cultura non è uno spreco da tagliare ma, al contrario, una risorsa su cui investire.

Perché investire in cultura rende. Rende, innanzitutto, da un punto di vista morale e civile in quanto riscoprire e valorizzare le nostre radici culturali comuni, sostenere il talento contemporaneo ed estendere il diritto dei cittadini a fruire della cultura genera identità, senso comune, coesione sociale. Ma sbaglia anche da economista, perché non comprende che lâ??investimento in cultura genera sviluppo sostenibile, occupazione stabile, crescita economica. Ed in un momento in cui la nostra economia in crisi cerca soluzioni per il suo rilancio negli scenari della competizione globale mondiale, puntare sul proprio straordinario patrimonio di arte, cultura e talento per lâ??Italia è una delle strade da percorrere. Tagliare le risorse per la cultura in un Paese come lâ??Italia significa, invece, comportarsi come si comportavano i luddisti qualche secolo fa, distruggere cioè con le proprie mani una delle principali ricchezze su cui siede il nostro Paese.

Insomma, finanziare le politiche culturali in momenti difficili per i conti pubblici non è mai una scelta facile. Ma diventa una scelta da compiere se si pensa che la cultura per lâ??Italia non è uno spreco o un lusso di cui si può fare a meno ma, al contrario, una risorsa.

I Governi dellâ??Ulivo dal 1996 al 2001 imboccarono questa strada. Cinque anni di Governo Berlusconi hanno dissipato i risultati ottenuti e riportato le politiche culturali allâ??anno zero. Impegno dellâ??Unione deve essere evitare oggi in tutti i modi che alla cultura venga sferrato il colpo finale e prospettare agli italiani per il futuro un modello di sviluppo in cui torni ad essere centrale lâ??investimento sulla cultura.

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