di Nella Condorelli
La denuncia delle associazioni della societa?? civile sulla sistematica violazione dei diritti umani nel Sahara occidentale da parte del governo marocchino. I dossiers di Amnesty International. L??appello dei detenuti politici in sciopero della fame da quattro mesi per il diritto all??autodeterminazione sancito dall??ONU. Il silenzio dell??informazione.
A Roma, come nelle altre capitali europee, giornata di digiuno, raccolta firme e appello alla comunita?? internazionale per l??immediata ripresa dei negoziati tra Marocco e Sahrawi, e l??applicazione della Risoluzione ONU sul referendum per l??autodeterminazione nel Sahara occidentale.
Il primo scenario racconta di un pacifico popolo di tribu?? nomadi, i Sahrawi, signori del Sahara occidentale e dei suoi villaggi d??acqua sulla costa atlantica, costretti a diventar cammellieri, senza memoria di mare, lungo le piste piu?? interne del deserto che qui si chiama erg, orizzonte di sabbia, pianura infinita di dune modellate dal vento, sempre uguali e sempre diverse.
Il secondo scenario vede questo stesso popolo spezzato in due, e decine di migliaia di famiglie, tre generazioni una dopo l??altra, ritrovarsi divise a brandelli, di qua?? e di la??: abitanti di serie B a ovest, nelle citta?? sull??oceano occupate da gente nuova, straniera, marocchini venuti da Nord; ed esuli forzati a oriente: 160.000 rifugiati alle prese con vite di sabbia negli accampamenti battuti dal vento del deserto algerino.
Il terzo, fondamentale scenario e?? invece tutto Occidentale. Riguarda la glaciale indifferenza, ed il generale silenzio stampa, che l??agenda politica internazionale riserva oggi a questo popolo ed alla questione del Sahara occidentale. Terra secolare dei nomadi Sarhawi.Storica regione cuscinetto con l??Africa sub-sahariana, sulle rotte delle grandi piste carovaniere che legarono per secoli il Mediterraneo con l??Atlantico e con i Regni e i tesori dell??Africa nera.
Preda ghiotta del colonialismo europeo primo Novecento per via delle sue miniere di fosfati a cielo aperto, le piu?? grandi del mondo.
Arbitrariamente occupata alla partenza degli spagnoli, nel 1976, dal Marocco alauoita di Mohamed V, ed altrettanto arbitrariamente ridotta a colonia-provincia dai suoi successori, Hassan II e Mohamed V, nonostante le decine di risoluzioni ONU che dal 1950 sanciscono la piena legittimita?? delle rivendicazioni indipendentiste dei Sarhawi, ed il loro diritto ad autodeterminare il futuro politico e amministrativo della terra che gli appartiene, da sempre.
Metafora del presente, la questione Sarhawi e?? come un prisma. Ci sono, nella storia recente e nel destino futuro di questo popolo africano, un??antica confederazione di tribu?? legate dalla stessa lingua, l??hassanya, e dagli stessi modi di vivere, oltre che dalla stessa religione, l??islam, tutte le domande che agitano oggi il tempo e la coscienza dell??Occidente: i nuovi colonialismi dell??epoca globale, il diritto dei popoli all??autodeterminazione, il rispetto della legalita?? internazionale, la denuncia delle violazioni dei diritti umani. Uguali per chiunque, persone e popoli, ma a quanto pare non per i Sahrawi.
La denuncia viene da Amnesty International e dalle associazioni internazionali che da anni sostengono i diritti del popolo Sarhawi. Le fonti parlano chiaro, e non da ora: detenzioni illegali, torture, percosse, maltrattamenti, sparizioni, case date a fuoco; la brutale repressione poliziesca si abbatte su chiunque dichiari la propria identita?? sahrawi, e l??attaccamento alla causa dell??indipendenza, tanto nel Sahara occidentale occupato quanto nel resto del Marocco.
L??ultimo giro di vite, in ordine di tempo, riguarda le manifestazioni di protesta, una nuova intifada popolare pacifica, che da quattro mesi stanno scuotendo Rabat a partire dalla citta?? di Al Aiun, dove le forze do sicurezza di Rabat hanno arrestato e incarcerato illegalmente centinaia di manifestanti. La stampa e la tv marocchina hanno continuato ad ignorare i fatti, compresa la protesta di 39 detenuti sarhawi da quattro mesi in sciopero della fame nella ??prigione nera? di Al Aiun.
Nessuna copertura nelle nostrane RAI e MEDIASET, neppure sulle manifestazioni di solidarieta??, la Giornata europea di digiuno, che mercoledi?? 5 ottobre hanno riempito di gazebi molti comuni italiani grandi e piccoli, a partire da Roma dove l??Associazione Nazionale di Solidarieta?? con il Popolo Sarhawi ha raccolto numerosissime adesioni, e centinaia di firme solidali.
Silenzio stampa anche dalle grandi agenzie internazionali; come avviene ormai da tempo per tutto quello che riguarda il Sahara Occidentale, ognuno si tiene lontano come puo?? da queste contrade. Di mezzo, c??e?? la questione dell??indipendenza di un piccolo, fiero popolo africano nell??attuale ordine mondiale; di mezzo, ci sono le nuove relazioni bilaterali Usa-Marocco e gli scenari creati dal terrorismo internazionale; ci sono le nuove concessioni per la ricerca petrolifera, gestite in toto da Rabat, e l??intensificarsi dello sfruttamento delle miniere di fosfati divenute ormai marocchine. Un rapporto dell??ARSO, Association de Soutien a?? un Referendum libre et regulier au Sahara Occidental, racconta che a partire dagli anni Settanta il governo di Rabat ha ricevuto da Washington un miliardo di dollari per spese militari, e 1.3 miliardi per sostegno economici, mentre le coste e il territorio marocchini sono preziosi punti d??appoggio per le forze aeree e navali americane. Nei primi mesi del 2005, i due Stati hanno anche firmato un Free Trade Agreement che elimina il 95% delle tasse sugli scambi bilaterali.
Ottimi motivi per continuare ad insabbiare la questione Sarhawi.
Riuscira?? la nuova Intifada popolare a tirare fuori dall??isolamento la crisi politica del Sahara occidentale, ultima e dimenticata colonia africana?
Al Aiun, Sahara occidentale. La citta?? sahrawi di Al Aiun, ribattezzata in arabo-marocchino Laayoune, e?? un cubo disordinato di case di fronte all??oceano Atlantico.Nelle brochures istituzionali del Ministero degli Interni e del Ministero della Comunicazione marocchini viene descritta come il fiore all??occhiello del piano di sviluppo urbano del Sahara occidentale predisposto dopo il recupero del 1976. Nei fatti, la citta?? che ti viene incontro sulla strada costiera che da Essaouira scende sino al confine con la Mauritania, e?? un scacchiera disordinata di nuovi quartieri senza infrastrutture e di desolate bidonvilles abbarbicate una all??altra. Davanti, l??oceano e?? una striscia d??acqua scura; dietro c??e?? il deserto, un??infinita distesa di nulla.
Al Aiun conta oggi circa 150.000 abitanti, con una percentuale in continua crescita di residenti marocchini, veri e propri coloni trasportati e stanziati qui (come dappertutto, nei villaggi del Sahara occidentale) per abbassare il tasso di residenti sahrawi e inquinare l??identita?? della regione.
Dal 21 maggio scorso, questa citta?? di sabbia e?? anche il cuore della nuova Intifada popolare. La protesta e?? esplosa dopo la decisione delle autorita?? marocchine di trasferire ad Agadir un detenuto politico sahrawi, Hamed Haddi, in carcere da due anni dopo un processo sommario, e vittima di maltrattamenti e torture. Per settimane, le strade cittadine sono teatro di manifestazioni spontanee ( represse dalla polizia marocchina con arresti di massa) che chiedono l??immediata liberazione di tutti i detenuti ??in prigione solo perche?? sahrawi??, la ??fine della tirannica occupazione marocchina??, e ??l??indipendenza del Sahara occidentale??.
Secondo il Rapporto sui fatti di Amnesty International, Marocco e Sahara Occidentale, Nuovi arresti e torture verso i difensori dei diritti umani Sarhawi., ?? (?) per tutti i detenuti l??accusa e?? di complotto e turbamento dell??ordine pubblico (?) Molti di loro hanno dichiarato di essere stati vittima di atti di tortura e maltrattamenti per aver manifestato a favore dei Sarhawi ed aver sostenuto l??indipendenza del Sahara occidentale. Secondo alcune informazioni, questi detenuti sono stati picchiati con bastoni e calci, insultati come ??traditori?? del Marocco (?).?.
Il 29 luglio, tutti i prigionieri detenuti nelle carceri di Al Aiun, di Ait Melloul e di Oukacha a Casablanca iniziano uno sciopero della fame che e?? durato tutta l??estate, sino ad oggi. Quel che chiedono e?? l??applicazione delle Risoluzioni ONU, il rispetto degli accordi internazionali, ed il via libera al referendum popolare. Tra loro ci sono molte donne, e Aminatou Haidar, leader storica della causa sahrawi, militante dei diritti umani. L??appello, diretto al re marocchino Mohamed VI ed al Ministro degli Interni, e?? raccolto dalle associazioni internazionali che difendono i diritti umani, e i diritti del popolo Sarhawi.
A Roma, sotto il gazebo allestito in piazzetta San Marco dall??Associazione Nazionale di Solidarieta??ai Sarhawi, federata all??EUCOCO, il Coordinamento europeo di sostegno al popolo Sahrawi, i fogli si riempiono velocemente di firme e di adesioni. Arrivano dai tantissimi comuni, del nord e del sud del nostro Paese, che appoggiano la causa Sarhawi con tutti i mezzi, compresa la gara di solidarieta?? che vede centinaia di famiglie italiane impegnate ogni estate ad ospitare i bambini sahrawi, i profughi del deserto algerino che non hanno mai visto una citta??.
Adesioni sono arrivate anche da associazioni di volontariato, da gruppi parlamentari, da partiti politici, da europarlamentari, tra cui la presidente dell??Internazionale Socialista, Pia Locatelli, parlamentare europea dell??Unione. Comune la denuncia perche?? cessi immediatamente la violazione sistematica dei diritti umani nel Sahara occidentale e il richiamo alle Nazioni Unite per la ripresa dei negoziati e l??organizzazione del Referendum. Centrale, l??appello al ruolo che i Governi nazionali potrebbero svolgere nella mediazione tra le due parti, per la pace in questa contrada africana.
Carlo Leoni, deputato dell??Unione e coordinatore con il collega Forlani della Casa delle Liberta??, dell??Intergruppo Parlamentare per la Liberta?? del Popolo Sarhawi, che vede insieme un centinaio di deputati e senatori di entrambi gli schieramenti, non ha dubbi al proposito.
Leone rammenta le prese di posizione del nostro Parlamento sul Referendum per l??autodeterminazione del popolo Sahrawi, e gli ordini del giorno piu?? volte approvati in Aula nella scorsa legislatura, sottolineando come ?? purtroppo, l??attuale atteggiamento politico diplomatico del Governo, teso a non scoraggiare il Marocco, privi l??Italia della possibilita?? di svolgere un ruolo di mediazione importante.?. ??In questa fase di lotta al terrorismo? , aggiunge, ??bisognerebbe piuttosto impegnarsi a chiudere tutte le questioni rimaste aperte nell??agenda politica internazionale, com??e??appunto la questione Sarhawi. Questo popolo che ha accettato ogni cessate il fuoco e lotta pacificamente per i propri diritti, dovrebbe piuttosto essere premiato, ed invece viene perseguitato. Chiediamo al Governo anche di sensibilizzarsi sull??emergenza umanitaria nel Sahara occidentale, e al Marocco di cessare le violazioni di diritti umani, consentendo la visita di una nostra delegazione parlamentare, visto che le missioni disposte da gruppi parlamentari europei vengono regolarmente rispedite indietro, come recentemente accaduto ad un gruppo di deputati regionali spagnoli.?.
La questione Sarhawi. Appunti per non dimenticare. La prima ipotesi di referendum per l??autodeterminazione del popolo Sarhawi, approvata dall?? Assemblea delle Nazioni Unite, risale al lontano 1965.
Gia?? un anno prima, il Comitato speciale per la decolonizzazione, costituito in seno all??Assembla Generale (che detiene la competenza, con parere vincolante, sulla concessione dell??indipendenza ai territori sotto dominio coloniale) aveva affermato la piena legittima?? dei Sarhawi all??autodeterminazione, inviando la Spagna di Franco ad andarsene, e il Marocco e la Mauritania, che avevano gia?? ottenuto l??indipendenza dalla Francia, a tenersi lontani dal Sahara occidentale. Territorio delle tribu?? Sarhawi che, sino all??arrivo degli Spagnoli nel primo Novecento, nessuno era mai riuscito a sottomettere, ne?? i sultani marocchini da Nord, ne?? gli Emiri mauritani da sud. Oltre tutto, azioni di guerriglia e manifestazioni popolari Sarhawi avevano contrastato per anni anche la dominazione spagnola. .
Nel 1965, la Risoluzione ONU numero 1514, seguita da quella 2229/1966, applica ai Sahrawi le garanzie d??indipendenza gia?? affermate per altri popoli africani, in Namibia per esempio, garantendogli la possibilita?? di costituirsi uno stato, e di determinare il proprio futuro politico.
Ma tutti gli anni Sessanta, e buona parte degli anni Settanta, passeranno senza risultati concreti. La Spagna non molla la sua colonia; Marocco e Mauritania premono per spartirsi la terra, una volta partiti gli spagnoli.
Le risoluzioni ONU si moltiplicano al ritmo quasi di una l??anno, arricchendosi nel 1975 anche del parere della Corte Internazionale di Giustizia. Interpellata su richiesta del Marocco e della Mauritania, la Corte respinge le loro rivendicazioni territoriali, riafferma l??applicazione al Sahara occidentale del diritto alla decolonizzazione e all??autodeterminazione. E invita, ancora una volta, la Spagna a sloggiare dalle terre Sarhawi.
La svolta arriva alla fine del 1975, anno che vede contemporaneamente il disimpegno degli spagnoli e l??arrivo di 350.000 marocchini. Sono i nuovi colon, al seguito del re Mohamed V. Ancora in nome dell??ambiguo concetto di integrita?? territoriale nazionale gia?? bocciato dalla Corte Internazionale, invadono il Sahara occidentale. E?? la Marcia Verde, episodio considerato epico nella Storia del Novecento marocchino, grazie anche all??ignoranza popolare sulle complicate genealogie delle tribu?? africane. Seguiranno, nell??ordine, l??Accordo di Madrid tra Spagna, Marocco e Mauritania che ratifica la presenza di questi nuovi coloni, istituendo un??amministrazione provvisoria congiunta marocchino-mauritana (peraltro incompatibile con la politica di decolonizzazione e le risoluzioni ONU), e la reazione armata dei Sarhawi del Fronte Polisario, il Fronte Popolare per la Liberazione del Samara occidentale, esercito di liberazione nazionale, costituito due anni prima, nel 1973, per rivendicare l??indipendenza dagli Spagnoli.
E?? il 1976, l??autorita?? spagnola lascia il Sahara occidentale. Il Consiglio Nazionale Sarhawi, formato dal Fronte Polisario e dalla Djemma,l ??assemblea tradizionale delle tribu??, proclama la nascita della Repubblica Araba Sarhawi Democratica, la RASD, stato libero, indipendente e sovrano, che proclama il rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell??Uomo, della Carta delle Nazioni Unite, dell??Organizzazione dell??Unita?? Africana (OUA), della Lega Araba. Nel 1982, la RASD diventera?? ufficialmente membro dell??OUA, attualmente ne e?? vicepresidente, e sara?? riconosciuta da 73 Paesi, quasi tutti africani.
Il resto, sino ai nostri giorni, e?? come un muro che a volte si crepa, ma non crolla.
Cosi?? nel 1988, quando a seguito della missione congiunta ONU/OUA - che nel 1991 dara?? vita al Minurso, Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara occidentale, la prima operazione di peace kiping della storia -, RASD e Marocco firmano un??accordo per la fine definitiva del conflitto armato che comprende anche l??organizzazione di un referendum, ?? free and fair?, mediante il quale i Sarhawi potranno finalmente esercitare il diritto all??autodeterminazione, scegliendo tra Stato indipendente e annessione al Marocco.
Ma anche questo accordo rimane lettera morta. Le terre Sarhawi vengono invase da una seconda, terza e quarta Marcia verde, e si riempiono di coloni marocchini che rivendicano lontane discendenze da tribu?? sahariane, per aggirare il comma che autorizza la partecipazione al voto solo delle tribu?? del Sahara occidentale censite nel 1974 dagli Spagnoli.
Nel ginepraio di alleanze trasversali, attendismi tattici, voti favorevoli e contrari che segna l??ONU degli ultimi anni del Novecento, lettera morta rimarranno anche i Piani Baker I e II che propongono persino soluzioni (rifiutate) di amministrazione congiunta, sarhawi-marocchina, del Sahara occidentale. Per non dire, dell??ultima Risoluzione del Consiglio di Sicurezza, la 1541 del maggio 2004, che conferma la missione Minurso invitando ancora una volta il Marocco a trovare un??accordo per il referendum.
Come lettera morta rimane il documento approvato a Saragozza, in Spagna, nel novembre 2004, dalla Conferenza dei Comitati di sostegno al popoloo Sarhawi che condanna il lungo silenzio europeo, richiamando l??attenzione della comunita?? internazionale al rispetto delle Risoluzioni delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.
Il Muro. Quello costruito da Rabat, a partire dal 1980, con l??obiettivo di dividere il Sahara occidentale, lungo un??artificiosa linea di confine con l??Algeria, ed annettersi miniere e coste pescose (le piu?? pescose dell??Atlantico). Lasciando nei fatti al Fronte Polisario e ai Sarhawi, di colpo oltre frontiera, la parte di deserto piu?? arida e desolata.
2.500 chilometri per quattro metri d??altezza, messi in fila in dieci anni e sette tappe. Gia?? nel 1985, dal suk di El Rachidia, la prima citta?? sahariana che si incontra sulla strada che dall??est Atlante arriva alle terre Sarhawi, potevi vedere i soldati affaccendati come formiche a spalar la sabbia che il vento notturno accumulava lungo la parete estranea. Te li mostravano, con un gesto, le donne accovacciate a vendere gioielli, bracciali e collane di chicchi d??argento e grani di pietre e perline, sotto ripari di foglie di palma intrecciata.
Venti anni dopo, il Muro nel Sahara occidentale, costruito con l??aiuto di tecnici statunitensi e israeliani, e?? pattugliato da 120.000 soldati e incassato tra due cordoni di campi minati, ed esplosivi antiuomo made in Italy. Lo sorvegliano 40 sofisticati impianti di sicurezza, e un secondo muro verra?? presto a fargli compagnia: e?? gia?? in costruzione.
Tra tutti i Muri che ancora esistono al mondo, questo e?? il piu?? dimenticato.
Ultima ora ?? Note dell??Agenzia Stampa Sarhawi diffusa dal tam tam della societa?? civile internazionale.
Casablanca, 4 ottobre - Almeno cinquanta studenti marocchini del campus di Casablanca, spalleggiati da poliziotti e personale dell??Universita??, hanno fatto irruzione nelle stanze di alcuni studenti sarhawi che da qualche giorno manifestavano appoggio all??Intifada pacifica di Al Aiun, aggredendo tutti i presenti e distruggendo suppellettili e libri. Gli studenti sarhawi, molti dei quali seriamente feriti, sono stati arrestati e trattenuti al Commissariato di Casablanca nonostante fossero vittime dell??aggressione.
Goulmine, 9 ottobre - Tre donne, dirigenti dell??Unione Sindacale Sarhawi, Khadilija Moutik, Aziza Bouda, Attifa Esghir sono state arrestate e brutalizzate da esponenti delle forze di polizia marocchine nel corso di manifestazioni pacifiche organizzate a Goulmine. I manifestanti protestavano per la visita del re del Marocco in citta??, domandando l??immediato rilascio dei detenuti politici e il Referendum per l??autodeterminazione del Sahara occidentale. Le tre donne, attiviste dei diritti umani, sono state insultate e arrestate.