di Marcello Sorgi
da La Stampa
UNA strana coincidenza ha voluto che le primarie del centrosinistra, che si svolgono domani in tutta Italia, cadano allâ??indomani dellâ??approvazione della legge elettorale proporzionale alla Camera. Le grandi battaglie parlamentari, come quella che ha preceduto il voto di giovedì sera, hanno questa caratteristica: che nellâ??aula ancora gravida di tensioni, il vincitore appare più forte di quanto non sia, mentre sullo sconfitto, il cui destino per qualche giorno sembrerà segnato, si proietta unâ??ombra pesante.
Così è accaduto a Berlusconi e Prodi: il primo, alla vigilia della decisione che lo ha portato a capovolgere in pochi giorni il sistema che faceva da perno alla Seconda Repubblica, era un premier stanco e contestato da una parte dei suoi alleati. Ma nel modo in cui è riuscito a riorganizzare e a rimotivare la sua maggioranza ha ritrovato la statura del leader. Al secondo, che non è neppure membro del Parlamento, è toccato restare fuori dalla porta, a protestare mentre tutto a Montecitorio andava secondo i piani prestabiliti, e si compiva una svolta che, rimettendo al centro di tutto il sistema dei partiti, sembra pensata soprattutto contro di lui. In un quadro del genere, descritto a più voci dai vincitori del centrodestra, ci sono ovviamente esagerazioni retoriche e toni da campagna elettorale. Ma è esattamente questo quadro che le primarie di domani, considerate ormai inutili nella logica proporzionalista dal centrodestra, potrebbero a sorpresa ribaltare.
A questo punto, infatti, non si tratta più soltanto di misurare la portata dell'investitura di Prodi come candidato premier da parte degli elettori del centrosinistra. Proprio perché sono uno strumento tipico dei sistemi maggioritari e vengono sperimentate in Italia il giorno dopo l'introduzione del proporzionale, le primarie si trasformeranno in un test - pur limitato a una metà dellâ??elettorato - per capire quanto il voto del Parlamento dell'altro ieri sia in sintonia con un largo pezzo di società civile. Proprio quella società civile che dodici anni fa, con i referendum elettorali e il larghissimo consenso al maggioritario, diede il via alla «rivoluzione italiana».
Sarà determinante, in questo senso, già solo il dato dellâ??affluenza ai seggi delle primarie, il numero di privati cittadini che interromperanno la loro domenica, non per partecipare a una vera elezione, ma per scegliere direttamente il loro leader. La quantità e la qualità di questa risposta serviranno anche a dare un primo indice di gradimento del ritorno al proporzionale voluto dalla maggioranza di centrodestra.
Si dirà , niente più che un sondaggio: ed è vero. Comâ??è vero che la maggioranza parlamentare si è espressa chiaramente e compattamente e ha realizzato una riforma annunciata nel suo programma di governo già cinque anni fa. Non câ??è stato alcun golpe, insomma. Eppure, se alle primarie, invece del milione di elettori annunciato dagli organizzatori, se ne presentano uno e mezzo o due, sarà difficile non dar peso a un fatto del genere, e negare che siano ancora molto forti l'attaccamento al maggioritario e alla scelta di un candidato piuttosto che di un partito.
Non è detto che questo porti conseguenze politiche, o ripensamenti nel centrodestra. Ma davanti agli elettori si diffonderebbe la sensazione di un capovolgimento di immagine tra una coalizione, la Casa delle libertà , che si è sempre considerata come diretta emanazione della più autentica volontà popolare mentre stavolta ha deciso in un vertice di partiti, e lâ??altra, avversaria, dellâ??Ulivo, accusata di essere la vera erede del vecchio regime partitocratico, ma pronta invece a cercare legittimazione nella società civile. Ed è in questo clima che la legge proporzionale arriverebbe per lâ??approvazione definitiva al Senato.
Quanto al voto vero e proprio e alla riuscita o meno delle primarie, ci sono vari elementi per valutarli. Prodi ha sulla carta l'appoggio di un po' di più degli elettori della lista unitaria che portava il suo nome alle Europee del 2004. Erano il 31-32 per cento del totale dellâ??elettorato, nella metà di centrosinistra corrispondono al doppio, al quale vanno aggiunti i voti dei Comunisti italiani (1,5-2 per cento). Ma il 62-65 per cento dei voti delle primarie al Professore, accompagnato da un 13-15 per cento (il doppio dei voti effettivi di Rifondazione comunista) a Bertinotti, suo principale avversario, non basterebbe a sancire un pieno successo, senza una equilibrata distribuzione dei voti sul territorio.
Se Prodi, in altre parole, vince facendo il pieno nel centro Italia (dove è tradizionalmente forte il voto Ds) e stenta nel Sud, a favore di Mastella in Lazio, in Campania, in Calabria e Basilicata o nell'imprevedibile Sicilia, o sempre a favore di Rifondazione nella Puglia di Nichi Vendola, qualche problema ci sarà . Così come saranno dolori per Bertinotti se uno o tutti e due i candidati movimentisti, l'ulivista liberal-manageriale Ivan Scalfarotto e la no-global Simona Pansino, la «terza Simona» come lâ??hanno soprannominata affettuosamente, pensando alle altre due rapite in Iraq, avranno unâ??affermazione superiore alle aspettative. Resta poi da vedere, in fondo classifica, chi arriverà ultimo: se dovesse toccare a Mastella, già in polemica con tutta la coalizione, i mal di pancia nell'Unione cresceranno.
Ma al di là di queste sfumature, che ci saranno, l'affermazione di Prodi resta l'aspetto più importante delle primarie. Un risultato modesto, va da sé, metterebbe in discussione la candidatura a premier. Un buon risultato, oltre a significare una rivincita sulla sconfitta del proporzionale, servirebbe anche a trovare rimedio alle difficoltà che l'avvento del proporzionale ha creato a Prodi, come candidato senza un partito proprio, rispetto a Berlusconi che è il capo del maggior partito della sua coalizione. Ne uscirebbe facilitata una soluzione politica.
E non quella accomodata, per la quale da ieri si lavora sottobanco, ma l'unica possibile: il ritorno a una lista unitaria, all'alleanza riformista dei partiti più vicini a Prodi, che lui stesso potrebbe riproporre dopodomani sullâ??onda di una vittoria chiara.