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Per la Corte costituzionale la clandestinità non è un’aggravante
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di Daniela de Robert

Per la Corte costituzionale la clandestinità non è un’aggravante

In una giornata da cancellare, con il voto di fiducia del Senato alla legge bavaglio, arriva una mezza buona notizia: la bocciatura da parte della Corte costituzionale dell’aggravante di clandestinità. Ma la notizia è buona solo a metà perché la stessa Corte ha dato un sostanziale via libera invece al reato di clandestinità. Le motivazioni delle due decisioni non sono state ancora rese note. Quello che si sa è che l’aggravante di clandestinità prevista dal primo “pacchetto sicurezza” del Governo divenuto legge nel 2008, in base alla quale le pene sono aumentate di un terzo se a compiere un reato è un immigrato presente illegalmente in Italia, violerebbe gli articoli 3 e 25 della Costituzione. L’aumento della pena infatti è collegato esclusivamente allo “status” della persona  (il fatto di trovarsi illegalmente in Italia) e non alla maggiore gravità del reato o alla maggiore pericolosità dell’autore del reato. Una violazione dell’articolo 3 della carta costituzionale che stabilisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Ma nei ragionamenti dei giudici della consulta anche il principio del “ne bis in idem”, letteralmente “non due volte per la stessa cosa” in base al quale una persona non può essere punita due volte per lo stesso fatto. In questo caso l’aggravamento della pena andrebbe a collidere con il reato di clandestinità.
“Un buon passo avanti”, lo ha definito Antonio Russo, responsabile immigrazione delle Acli. “una buona notizia” ha detto Livia Turco presidente del forum immigrazione del PD che fa giustizia di “un norma animata solo da furore ideologico”. E in attesa delle motivazioni della Consulta, si comincia già a pensare a quali  ricadute avrà sulle carcerazioni.
Ma la notizia – lo abbiamo detto – è buona solo a metà. L’altra metà riguarda il via libera alla legittimità della norma che ha trasformato la clandestinità in un reato e gli immigrati irregolari in criminali.
Per loro nulla cambia: il sogno di una vita degna di questo nome in Italia va punito.


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