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Articolo 21 - Editoriali
Elettori minorenni o minorati?
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di Montesquieu

Chissà se e quando gli elettori della casa delle libertà si renderanno pienamente conto della considerazione in cui sono tenuti dai capipartito della loro coalizione? Dal  presidenzialista Fini, dal premier â??eletto dal popoloâ? Berlusconi, dal bipolarista  convinto Casini, tanto per ricordarne i nomi.

 Qualche avvisaglia del rapporto tra costoro e i loro elettori si era avuta negli anni. Quelli â?? gli elettori â?? sono di tanto in tanto accomunati in un giudizio complessivo, di sintesi, dal presidente del Consiglio: uomini e donne con la testa e lâ??intelligenza di undicenni, o giù di lì. Maturando il diritto di voto a diciotto anni, come complimento non è male. Poi, sui referendum della primavera scorsa, lâ??invito dei presidenti delle Camere a disertare le urne si fondava sulla complessità dei quesiti, troppo difficili per lasciarli in mano agli elettori. Minorenni o minorati? Il quadro si chiarisce definitivamente con la quasi approvata nuova legge elettorale, quella con cui si eleggerà il prossimo parlamento.

Di un qualsiasi ruolo degli elettori nella scelta del nuovo capo del governo,  si sono perse le tracce: anche quella, giuridicamente labile ma politicamente forte, dellâ??indicazione del candidato presidente sulla scheda nel voto maggioritario di collegio. Il candidato della casa delle libertà non si conoscerà mai, comunque non prima delle elezioni. Sono tutti candidati i capi dei partiti, come testimoniano le recenti autocandidature di Fini e Casini: il quale poi proprio capo di partito, se si bada un poâ?? alle forme, non è ora né sarà allora. Sarà presidente della Camera. Ma anche, teoricamente, Mussolini, Rauti, Rotondi, Nucara (segretario del glorioso partito repubblicano): tanto per non dimenticare la compagnia.

 Voto al buio, buio totale, quindi, su questo versante. Senza contare che, se il partito che ha espresso il capo del governo si dividesse in due o più tronconi, un altro partito divenuto così il più forte potrebbe rivendicare in corso di legislatura un cambio di guida dellâ??esecutivo. Tutto questo, si replica da destra, si integra con la riforma costituzionale e la  nuova figura di premier da questa disegnata: come non è chiaro. E, comunque, se ne riparla nel 2011. Così per il governo: un ritorno al passato, il passato della non governabilità, dellâ??incertezza. Con in più una tendenza al â??turismo parlamentareâ?, pressoché  assente nella prima repubblica, ad aumentare lâ??insicurezza: la trasmigrazione da uno schieramento allâ??altro. Quindi, alle elezioni ognuno per sé, e ognuno contro tutti; e nessuno disposto, al contrario di quanto promesso, a portare sulle spalle proprie e del proprio partito lâ??indicazione di un capocoalizione che non potrà più esserci.
 Ancora peggio, come trattamento riservato agli  elettori, per lâ??elezione dei parlamentari. Meglio, la nomina. Una croce su un simbolo è tutto quello che si chiede allâ??elettore che si reca al seggio.

Quel che câ??è dietro o dentro quel simbolo non lo riguarda. Si vota sulla fiducia che, come è noto, nei riguardi della politica sta crescendo a vista dâ??occhio. Eâ?? il trionfo dellâ??arroganza di una oligarchia, quella che guida la politica, che tende sempre più ad escludere chi non è già sulla zattera dei partiti. Sul parlamento che nascerà da questo tipo di elezioni si potrà discutere in ordine a vari temi: dalle indennità, la cui congruità non potrà, di questo passo, non essere messa in relazione al grado di selezione; allo stesso concetto di autonomia delle Camere rispetto al governo, mai come ora arbitro assoluto della vita del parlamento. Tutto questo avviene, salvo imprevedibili imprevisti, nella casa delle libertà: la casa del presidenzialisti, dei premieristi forti, dei bipolaristi irriducibili. Almeno fino a quando gli elettori, eterni undicenni, non si faranno un poâ?? più adulti e consapevoli. Forse varrebbe la pena di ricordarglielo, a chi vota  centrodestra.

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