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Articolo 21 - Editoriali
CGIL, CISL e UIL sul futuro del Sahara occidentale: il primo faccia a faccia tra sindacati sarhawi e sindacati marocchini
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di Nella Condorelli

Ha ottenuto di sicuro un risultato, tra i tanti obiettivi che si era data, la ??Conferenza sindacale europea di solidarietà con i lavoratori del Sahara occidentale? organizzata, venerdì e sabato appena trascorsi, dalla Confederazione CGIL-CSIL-UIL alla presenza di delegazioni sindacali provenienti da numerosi Paesi europei e africani. Comprese, e non era scontato, quella dell??UGTsario, l??Unione generale dei lavoratori sarhawi e quella dell??Unione generale dei lavoratori marocchini, per la prima volta faccia a faccia e alle prese con gli stessi temi. La questione dei diritti dei lavoratori sarhawi, nel contesto generale della crisi politica che nel Sahara occidentale oppone Sarhawi e Marocco, ma anche la questione dei diritti dei lavoratori marocchini, e delle liberta?? sindacali, negli scenari determinati dallo sviluppo caotico di bacini industriali cresciuti come funghi a ridosso di misere periferie urbane, dove il disagio ambientale si mescola e si sovrappone a radicate ignoranze e antico sfruttamento.  

Il risultato della Conferenza, la terza dopo quelle organizzate negli anni passati a Madrid dal sindacato spagnolo, sta proprio nell??aver reso possibile un confronto diretto tra sarhawi e marocchini; un confronto acceso, aspro, a momenti anche urlato e traversato da astio e paura, ma comunque un confronto diretto che ha naturalmente toccato tutti i punti caldi della questione politica. L??occupazione marocchina del Sahara occidentale, terra dei Sarhawi. Il diritto all??autodeterminazione e la richiesta del Referendum, cioè il diritto del popolo Sarhawi a veder finalmente applicate le Risoluzioni ONU che da trentanni legittimano l??aspirazione all??indipendenza del Sahara occidentale, nello scenario storico del processo di decolonizzazione del continente africano. Il rispetto del diritto e della legalita?? internazionali. Ma anche la denuncia della sistematica violazione marocchina dei diritti umani della gente sarhawi, una realtà che va avanti ormai da anni nell??indifferenza della comunità internazionale e nel generale silenzio della stampa.  

 Al centro della denuncia lanciata in seno alla Conferenza dai rappresentanti dell??UGTsario, e raccolta da tutte le delegazioni sindacali presenti a Roma, la condizione dei lavoratori sarhawi di Phosboucrâa, la miniera di fosfati a cielo aperto, la piu?? grande del mondo, scoperta nel Sahara occidentale nel 1962, al tempo della colonizzazione spagnola. Ricostruendo la storia dei contratti di lavoro dei minatori sarhawi, dalla gestione di Madrid a quella di Rabat, il sindacalista sarhawi Asfari Naama Abdi ha cosi?? potuto chiarire ??in presa diretta? ai suoi colleghi marocchini tutti i nodi delle discriminazioni subite dai lavoratori sarhawi, e le violazioni dei diritti umani cui sono oggetto per l??attaccamento alla causa dell??indipendenza.  

Ceduta quasi per intero, nel 1977, dalla Spagna alla marocchina Office Cherifien des Phosphates (OCP), la complessa vicenda della miniera di Phosboucrâa rappresenta quindi, da trentanni, una vera e propria cartina di tornasole dell??atteggiamento del governo di Rabat di fronte all??intera questione Sarhawi. Con la gestione marocchina, infatti, i lavoratori sarhawi sono progressivamente diminuiti passando dai 1500 del tempo spagnolo alle attuali poche centinaia; quelli rimasti sono stati via via sempre piu?? emarginati, e i loro salari ridotti rispetto a quelli dei dipendenti marocchini. Per i sarhawi, inoltre, l??orario di lavoro e?? di 48 ore settimanali, la remunerazione ferma a 40 ore, e  il riposo settimanale di due giorni riconosciuto al tempo degli spagnoli e?? praticamente scomparso. Quanto all??assistenza medica, ha riferito Abdi, l??OCP la riconosce soltanto ai lavoratori marocchini, e la rifiuta ai sarhawi. Lettera morta e?? dunque rimasto l??impegno (sottoscritto gia??nel 1977) a rispettare il ??Regolamento? che al tempo della gestione spagnola disciplinava lo statuto e i diritti di tutti i lavoratori della miniera, tanto sarhawi quanto spagnoli.  

In prima fila nelle manifestazioni per i diritti umani e l??indipendenza del Sahara occidentale, i lavoratori di Phosboucrâa sono anche vittime mirate della violenta repressione della polizia marocchina; cosi?? e?? stato nelle manifestazioni del 1999, dell??agosto del 2002 e nelle ultime manifestazioni pacifiche che, dal maggio di quest??anno, stanno scuotendo le citta?? del Sahara occidentale. Tra i detenuti della ??prigione nera? di Al Aiun, arrestati illegalmente e sottoposti a torture e maltrattamenti, come denunciano anche i dossier di Amnesty International, ci sono molti lavoratori di Phosboucrâa e molti sindacalisti, uomini e donne. 

Aperta dalla relazione di Andrea Amaro, Dipartimento Internazionale della CGIL, a nome della CGIL-CISL e UIL - che ha proposto tra l??altro una missione nel Sahara occidentale, interventi per favorire il lavoro sindacale sarhawi e marocchino, e sviluppo della cooperazione con i Sarhawi per l??istruzione, la formazione, il microcredito-, la Conferenza ha raccolto la solidarieta?? di tutte le delegazioni sindacali europee presenti, i messaggi della Confederazione Sindacale di Grecia e dei Metalmeccanici tedeschi, e l??importante contributo di Kgangelo Ramodise, membro del Comitato centrale del Cosatu, il Congress of South African Trade Union, forte di un milionenovecentomila iscritti.

Ramodise ha rammentato le similitudini esistenti tra la lotta di liberazione dall??apartheid dei sudafricani e la lotta del Fronte Polisario per la liberazione del Sahara occidentale. ??Costituimmo il SACP, il nostro esercito, per liberaci dall??oppressione dei colonizzatori e dall??occupazione illegale della nostra terra?, ha raccontato durante il suo intervento,??siamo solidali con il Fronte Polisario e la causa Sarhawi: c??e?? differenza tra lotta di liberazione e terrorismo. Il Fronte Polisario ha accettato la tregua e deposto le armi, ha rispettato tutti gli impegni presi negli accordi internazionali di pace sottoscritti con il Marocco, qualche mese ha liberato piu?? di 400 detenuti di guerra marocchini, eppure Rabat continua a perder tempo e a rinviare la data per il Referendum stabilito dall??ONU. Perche??? C??e?? una sola risposta, ha paura di perdere.?. Ricordando il riconoscimento sudafricano della Repubblica Araba Democratica Sarhawi, sottoscritto il 15 settembre 2004, e l??appello alla comunita?? internazionale del  presidente Thabo Mbeki ??perche?? faccia tutto il possibile per permettere al popolo Sarhawi di esprimere democraticamente la propria opinione sul suo futuro politico?, Ramodise, a  nome del Cosatu, ha chiesto al Marocco la cessazione immediata delle torture e delle violazioni dei diritti umani, alla comunita?? politica internazionale di esercitare tutte le pressioni possibili sul Governo di Rabat perche?? stabilisca la data del referendum,  all??ONU il prolungamento della Missione Minurso, e al sindacato internazionale di farsi carico di una campagna per la liberta?? sindacale dei Sarhawi con una Giornata Internazionale destinata ad azioni di sostegno ai lavoratori del Sahara occidentale.  

Alla Conferenza hanno dato la loro adesione anche il Comitato Interparlamentare italiano di sostegno al popolo Sarhawi presieduto dai parlamentari Carlo Leoni e Alessandro Forlani, la Regione Lazio con l??intervento dell??assessore Mario Michelangeli, l??Associazione nazionale di solidarieta?? con il popolo Sarhawi con la presenza dell??onorevole Marisa Rodano, segretaria nazionale, il senatore Pierre Galan, del Senato del Belgio, coordinatore europeo delle associazioni di solidarieta?? con i Sarhawi, e la parlamentare europea Karin Scheele, presidente dell??Intergruppo europeo per la pace nel Sahara occidentale, firmataria con altri europarlamentari di diverso schieramento politico, tra cui gli italiani Vittorio Agnoletto e Luisa Morgantini, di una proposta di risoluzione sul Sahara occidentale.

Approvata dall??Assemblea del Parlamento europeo nella seduta del 27 ottobre scorso, la Risoluzione chiede tra l??altro alle autorita?? marocchine ??la liberazione immediata di tutti i difensori dei diritti umani, Aminattou Haidar, Ali Salem Tamek e altri 35 detenuti politici (?), la protezione delle popolazioni saharawi e il rispetto dei loro diritti fondamentali, segnatamente la liberta?? di espressione e di movimento (?); appoggia inoltre ??una soluzione giusta e durevole del conflitto nel Sahara occidentale, basata sul diritto e la legalita?? internazionali?, in conformita?? con le risoluzioni ONU e in particolare con la risoluzione 1495, e chiede al Marocco di agevolare l??ingresso nel Sahara occidentale di osservatori indipendenti, di rappresentanti delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani, e di organi di stampa internazionali.

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