di Ennio Remondino
Predrag Matvejevic è uno dei letterati europei contemporanei che uno ha l'obbligo di conoscere. I suoi libri, fra narrativa e storia, fra i Balcani e il Mediterraneo, sono tutti da leggere. Lui è una persona squisita che devi riuscire a incontrare. Ho la fortuna di essergli amico, ed è un mio vanto. Personaggio davvero eccezionale Predrag. Un giovanotto settantenne curioso e instancabile. Nato a Mostar, in Bosnia, da madre croata e da padre russo, è l'ultimo "jugoslavo" che io conosco. Uno che pensa e scrive, indifferentemente, in croato (o serbo, o bosniacco), in francese, in russo, in italiano e forse in qualche altra lingua ancora. Predrag Matvejevic si è "auto esiliato" dalla Jugoslavia che aveva iniziato a sciogliersi nella scannatoio delle guerre civili. Prima a Parigi, con una cattedra alla Sorbona, oggi a Roma (cattedra alla Sapienza), e lo stesso nostro passaporto in tasca grazie a Ciampi. L'italo-jugo-croato Matvejevic, che ha una bella casa a Zagabria dove fu brillante intellettuale e critico dell'ultimo Tito, sempre schierato in difesa dei diritti degli oppositori e delle minoranze, rischia da qualche giorno la latitanza nel paese d'origine.
Condanna a 5 mesi di reclusione per avere denunciato le responsabilità degli intellettuali fomentatori dell'odio nazionalistico che aveva portato ai macelli delle guerre civili jugoslave. "Talebani cristiani" li chiamò quattro anni fa Predrag, in un saggio. Talebani, aveva spiegato, perché questo termine non è legato necessariamente all'Islam. "Talebano è l'Unno della fede e dell'ideologia", ripete oggi, pronto a sottoscrivere nuovamente quell'atto d'accusa contro gli intellettuali che "hanno appoggiato il crimine, che lo hanno istigato, giustificato, e ancora oggi cercano di giustificarlo".
Uno di questi intellettuali da Accademia nazionale, controbatte a quegli argomenti scrivendo su "carta bollata" e la sua denuncia per diffamazione è stata accolta la settimana scorsa da un tribunale di Zagabria. Triste vicenda per la Croazia della giovane indipendenza, e della ancor più giovane democrazia.
Predrag Matvejevic, che dietro la sua aria mite nasconde un carattere irriducibile, non presenterà ricorso alla sentenza, e la "giustizia" dovrà così fare i conti con se stessa, senza possibilità di recupero di se stessa in secondo grado. Imbarazzo generale. Lo ha capito bene la stampa croata, che nei giorni scorsi ha dato conto della sentenza con una percepibile vergogna. Questione "jugoslava" per la drammaticità dei suo effetti. Le colpe anche intellettuali nella tragedia che ha riportato in Europa la guerra e l'orrore dei lager. Questione universale e quindi anche italiana, sulle responsabilità di una intellighenzia da schieramento, che quelle e altre guerre ha auspicato e poi sostenuto. Trombettieri del massacro.