Articolo 21 - Editoriali
Pamuk e Matvejevic: le voci di denuncia che si levano dall'Est
di Bruna Iacopino
La vicenda di Predrag Matvejevic, lo scrittore di origine croata che rischia di scontare 5 mesi di carcere solo per aver usato il termine Talebani, contro chi sosteneva lâ??odio etnico, purtroppo non è una vicenda isolata.
Sempre più spesso capita di ascoltare voci isolate, che si levano dai sepolcri del silenzio per denunciare atrocità di cui nessuno ha più voglia di parlare: questo è anche il caso dello scrittore turco Orhan Pamuk, che rischia, invece, fino a 3 anni di carcere, solo per aver osato rilasciare unâ??intervista ad un quotidiano svizzero.
Nellâ??intervista, Pamuk, non dice niente di nuovo, ma denuncia apertamente, lo sterminio di curdi e armeni compiuto dal governo turco a ridosso della prima guerra mondiale usando queste parole: "trentamila curdi e un milione di armeni sono stati uccisi dalle nostre parti e quasi nessuno osa parlarne: dunque ci provo io".
Per questa semplice affermazione, Pamuk, in base al codice penale turco a norma dell'articolo 301/1, che recita così, "chi insulta i turchi, la Repubblica, l'Assemblea o l'identità nazionale" rischia di finire in cella per 36 mesi. Ma Pamuk è anche uno scrittore di fama mondiale, il suo ultimo romanzo Neve, pubblicato da Einaudi, ha riscosso notevole successo, e in quel romanzo, il quadro che emerge è proprio la distanza estrema che ancora esiste tra Europa e Turchia, distanza, che, a tratti, diventa incolmabile� e anche scomoda, per la Turchia stessa�
La corte di Strasburgo ha riconosciuto i passi compiuti da Erdogan in merito alla questione curda e armena, ma, a quanto pare, sono ben poca cosa, se, ancora oggi, a distanza di 80 anni, rievocare quellâ??eccidio significa finire in carcere per oltraggioâ?¦ è come se la Germania, procedendo per assurdo, non avesse mai riconosciuto le sue colpe di fronte alla comunità ebraica, eppure lo ha fatto, e, la giornata della memoria viene celebrata non solo in Germania, ma in tutta Europa, affinché, non si dimentichi cosa vuol dire genocidioâ?¦(Genocidio, ovvero pulizia etnicaâ?¦ pianificazione razionalizzata di uno sterminio di massa con lâ??intento di eliminare un intero gruppo etnico)
Ora, se lo si fa per lo sterminio degli ebrei, perché non farlo anche per gli armeni, per i curdi, per il Rwanda, per lâ??ex-Jugoslaviaâ?¦ perché non parlare e non commemorare tutte queste altre morti?
Pamuk sapeva perfettamente a cosa sarebbe andato incontro, così come lo sapeva anche Matvejevic, lo sanno i vari giornalisti e intellettuali cinesi che sono continuamente sotto lâ??occhio vigile della censura, ma continuano a parlare, perché sono tra i pochi portavoce di una â??memoriaâ? collettiva che, purtroppo, noi, come democrazie, invece, abbiamo ripudiato.
Forse se il mondo, il mondo Occidentale nello specifico, fosse pronto e disposto ad ascoltare, se non altro si fermerebbe un altro tipo di sterminio, quello delle idee e della libertà di esprimerle.
Sempre più spesso capita di ascoltare voci isolate, che si levano dai sepolcri del silenzio per denunciare atrocità di cui nessuno ha più voglia di parlare: questo è anche il caso dello scrittore turco Orhan Pamuk, che rischia, invece, fino a 3 anni di carcere, solo per aver osato rilasciare unâ??intervista ad un quotidiano svizzero.
Nellâ??intervista, Pamuk, non dice niente di nuovo, ma denuncia apertamente, lo sterminio di curdi e armeni compiuto dal governo turco a ridosso della prima guerra mondiale usando queste parole: "trentamila curdi e un milione di armeni sono stati uccisi dalle nostre parti e quasi nessuno osa parlarne: dunque ci provo io".
Per questa semplice affermazione, Pamuk, in base al codice penale turco a norma dell'articolo 301/1, che recita così, "chi insulta i turchi, la Repubblica, l'Assemblea o l'identità nazionale" rischia di finire in cella per 36 mesi. Ma Pamuk è anche uno scrittore di fama mondiale, il suo ultimo romanzo Neve, pubblicato da Einaudi, ha riscosso notevole successo, e in quel romanzo, il quadro che emerge è proprio la distanza estrema che ancora esiste tra Europa e Turchia, distanza, che, a tratti, diventa incolmabile� e anche scomoda, per la Turchia stessa�
La corte di Strasburgo ha riconosciuto i passi compiuti da Erdogan in merito alla questione curda e armena, ma, a quanto pare, sono ben poca cosa, se, ancora oggi, a distanza di 80 anni, rievocare quellâ??eccidio significa finire in carcere per oltraggioâ?¦ è come se la Germania, procedendo per assurdo, non avesse mai riconosciuto le sue colpe di fronte alla comunità ebraica, eppure lo ha fatto, e, la giornata della memoria viene celebrata non solo in Germania, ma in tutta Europa, affinché, non si dimentichi cosa vuol dire genocidioâ?¦(Genocidio, ovvero pulizia etnicaâ?¦ pianificazione razionalizzata di uno sterminio di massa con lâ??intento di eliminare un intero gruppo etnico)
Ora, se lo si fa per lo sterminio degli ebrei, perché non farlo anche per gli armeni, per i curdi, per il Rwanda, per lâ??ex-Jugoslaviaâ?¦ perché non parlare e non commemorare tutte queste altre morti?
Pamuk sapeva perfettamente a cosa sarebbe andato incontro, così come lo sapeva anche Matvejevic, lo sanno i vari giornalisti e intellettuali cinesi che sono continuamente sotto lâ??occhio vigile della censura, ma continuano a parlare, perché sono tra i pochi portavoce di una â??memoriaâ? collettiva che, purtroppo, noi, come democrazie, invece, abbiamo ripudiato.
Forse se il mondo, il mondo Occidentale nello specifico, fosse pronto e disposto ad ascoltare, se non altro si fermerebbe un altro tipo di sterminio, quello delle idee e della libertà di esprimerle.
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