di Repubblica
Sabina Guzzanti, "dieci minuti di libertà " contro 'Porta a porta'
Celentano con Santana
E' uno dei classici più belli del Molleggiato, Storia d'amore, ad aprire la quarta e ultima puntata di Rockpolitik, nella quale l'attualità entra con prepotenza in scena da subito: nell'elenco di quel che è "rock" e quel che è "lento", Celentano cita i fatti di Parigi ("Capire l'urlo della periferia è rock") e introduce "i ragazzi di Locri", due giovani che stilano una dolorosa lista di "lento" ("chi uccide, la mafia") e "rock" ("chi manifesta, chi è onesto"). Fra il pubblico anche Gianni Minà , "un altro epurato" dice Adriano, e la poetessa Alda Merini ("Rock è vederti, Adriano") e poi uno davvero molto "rock", Carlos Santana. Prima uscita di Maurizio Crozza, di nuovo in versione Gipsy King con un brano dedicato a maggioritario e proporzionale.
La mafia è lenta, l'onestà è rock. Fari puntati sui due ragazzi, rappresentati di quel movimento per la legalità che ha portato in piazza, a Locri, migliaia di giovani. Alla ragazza spetta la lista di quel che è lento: "chi spara, chi ha paura, chi non rispetta la libertà altrui, chi uccide, chi è mafioso". Tocca poi al ragazzo aggiungere - dopo aver citato i nomi delle vittime recenti della criminalità organizzata - che "chi spera, chi non crede nell'omertà , chi manifesta, chi è un onesto cittadino, è rock".
Un epurato rock. "Questa puntata la finirai tu con la tua voce", dice Celentano presentando Minà . "Anche tu sei un epurato? Da quanto?". Sette anni di latitanza, risponde il giornalista. Ma "dopo questa trasmissione - sorride il Molleggiato - vedrai, cambierà tutto". I suoi "lenti" sono la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, tutti gli enti che impoveriscono i popoli del Sud, i suoi "rock", i popoli dell'America latina che stanno cambiando il mondo.
La grandinata. Nel monolgo Celentano replica alle polemiche, ringrazia chi lo ha "difeso", Angius e Bertinotti", cita La Russa e Bittiglione "che a denti stratti hanno tenuto fede al loro ruolo di oppositori" e Bruno Vespa, "che mostrando stralci di Rockpolitik ha raggiunto il 48 per cento di share": "Se alle prossime elezioni dovesse vincere la sinistra spero che lo facciano restare e non commettano l'errore che ha fatto la destra con Santoro, Biagi e Luttazzi". Replica il giornalista poco dopo: "Veramente Celentano è arrivato secondo, perché con la puntata su Benito Mussolini abbiamo fatto il 53 per cento". Poi Vittorio Feltri, che ha espresso giudizi durissimi nei confronti del Molleggiato: "So che mentre diceva quelle cose, dentro di sé piangeva". E "le bugie e le ipocrisie di politici e colleghi" sono "frutto dello stupore provocato dalla grandinata che gli è caduta sulla testa".
Libertà e sentiero. Ce n'è, pure stavolta, per Fabrizio del Noce, reo di aver affermato di "non aver bisogno" di Celentano nella sua Rete, già "forte": "La libertà - dice Celentano - non è una Rai che si dissocia dal suo maggior successo perché ha paura di uno spazio libero. Se la libertà fa paura è perché si pensa che 15 milioni di persone che ti guardano siano dei cretini e ai cretini non si può dire la verità , bisogna dire che tutto va bene". Rockpolitik, dice il Molleggiato, "ha messo in moto un pensiero paralizzato da una tv infarcita di consumismo e bugie, che nascondeva il sentiero".
Immobiliaristi e finanza rossa. Vince le elezioni "il partito che ha più azioni - dice Celentano - che sono l'unica cosa che conti. Anche la sinistra è coinvolta in questo cattivo pensiero, infatti nella scalata alle banche è coinvolta anche la cosiddetta finanza rossa: l'Unipol, che ha mantenuto un legame solo simbolico col mondo originario delle cooperative di sinistra, e ha tentato la scalata alla Bnl" mentre "gli immobiliaristi scalavano Antonveneta". Gli immobiliaristi, aggiunge, "sono bestie che non puzzano, ma dove passano loro, non cresce più l'erba. E poi puzza la terra".
Vespa secondo Sabina. "Dieci minuti di libertà " dice Sabina Guzzanti mentre inizia il suo intervento e alle sue spalle scorre il count down. "E' sbagliato dire che in Italia non c'è libertà , c'è alternanza, cinque anni di democrazia e cinque di dittatura". Ma l'obiettivo sono Vespa e gli ospiti abituali di Porta a porta, da Clarissa Burt e il suo americanismo oltranzista ("Faremo la guerra al buco dell'ozono perché odia il nostro stile di vita"), passa per Buttiglione, D'Alema, ovviamente lo stesso Vespa, approda a Barbara Palombelli, al suo cavallo di battaglia Lucia Annunziata, a Elisabetta Gardini e Valeria Marini.