Articolo 21 - Editoriali
Perché tanto silenzio?
di Piero Sansonetti
Il dipartimento di Stato americano, in una nota ufficiale, ha spiegato che a Fallujah non sono state usate le bombe al fosforo bianco e neanche il napalm. O forse sono stati anche usati, fosforo e napalm, ma a fin di bene: il fosforo è stato usato pochissimo e solo per illuminare i bersagli, o cose del genere, non per colpire la popolazione civile, e anche il napalm è stato usato esclusivamente contro obiettivi militari. Cosa vuol dire obiettivi militari? Luoghi che ospitano nemici. Chi sono i nemici? Uomini o donne, o ragazzi, o bambini, sospettati di essere saddamisti. Più precisamente - ha dichiarato uno dei marines impegnati nell'assedio di Fallujah, «avevamo l'ordine di sparare a qualunque cosa si muovesse». Questo erano i nemici sui quali versare napalm: qualunque cosa si muovesse.
La nota del dipartimento di Stato americano - che replica al documentario di Rainews24 - non smentisce nulla, e del resto ci sono dei fatti che non è possibile smentire. Capiamoci: se io dico che secondo me una certa persona ha commesso questo e questo e questo reato, perché ho questi indizi, o queste deduzioni o magari questi riscontri, lui può contestare gli indizi, le deduzioni, i riscontri, e sostenere che i reati non li ha commessi. Se però io mostro un filmato nel quale si vede quella persona mentre spara a un'altra persona e poi - come se non bastasse - porto pure le dichiarazioni di gente che ha assistito al delitto, non è che ci sia moltissimo da discutere.
Il caso di Fallujah è così: la Rai ha mandato in onda un documentario che contiene le prove provate del fatto che a Fallujah gli americani hanno usato fosforo bianco e napalm, cioè le famose armi di distruzione di massa che sostenevano avesse Saddam Hussein. Si sono comportati a Fallujah esattamente come parecchi anni prima Saddam si era comportato in alcuni villaggi curdi: con la stessa ferocia, con lo stesso grado di sadismo e violando la legalità internazionale, le convenzioni, le norme elementari che regolano la civiltà umana.
Le prove esibite dalla Rai nel documentario consistono in filmati, fotografie, dichiarazioni, documenti. Le immagini non lasciano dubbi: i cadaveri degli iracheni sono bruciati e quasi squagliati da qualche sostanza che non ha bruciato però i loro vestiti. Cioè, appunto, il fosforo bianco, che agisce attraverso una reazione chimica con l'ossigeno e danneggia e disintegra gli organismi viventi ma non le cose inanimate.
E' evidente che ci troviamo di fronte a uno dei più gravi crimini di guerra degli ultimi cinquanta o sessanta anni. La enormità di questo delitto non sta solo nei danni spaventosi che ha provocato, e cioè il rogo di migliaia di civili, arsi vivi dall'esercito americano. La gravità del delitto sta nella sua preparazione. E' impossibile pensare che i soldati americani abbiano deciso l'escalation chimica senza il consenso di Washington (anzi, senza un ordine di Washington). Di chi a Washington? Sicuramente del ministro della difesa, ma verosimilmente dello stesso presidente.
Ci sono altri atroci crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti in questi anni (per esempio in Vietnam) ma molti di questi crimini, seppure favoriti dalla politica estera e militare di Washington, non furono ordinati direttamente dal potere politico. Per esempio l'orrore di May Lay (villaggio vietnamita annientato nel 1968 da un reparto dell'esercito americano guidato da un ufficiale) ragionevolmente non fu deciso dall'alto (dall'alto furono insabbiate le ricerche della verità su quel massacro: ma questa è un'altra cosa). Qui invece la responsabilità della Casa Bianca è diretta. Per questo - credo - lo scandalo stenta ad esplodere (persino sui giornali italiani). Perché se esplode in tutta la sua portata, comporta l'incriminazione dei massimi vertici dell'esercito americano, di ministri e probabilmente anche del Presidente. Il sistema arriva fino a riconoscere Abu Grahib e la condanna di Lindie England (23 anni) e del suo fidanzato, ma non può concedersi l'ammissione che il Presidente americano ha ordinato crimini di guerra gravissimi e simili a quelli ordinati da Saddam. Non sopravviverebbe.
Perciò - in questo grande silenzio - è un'ottima iniziativa quella dei pacifisti italiani di scendere in piazza, lunedì. E "Liberazione" dà tutto il suo appoggio e mette a disposizione il giornale.
La nota del dipartimento di Stato americano - che replica al documentario di Rainews24 - non smentisce nulla, e del resto ci sono dei fatti che non è possibile smentire. Capiamoci: se io dico che secondo me una certa persona ha commesso questo e questo e questo reato, perché ho questi indizi, o queste deduzioni o magari questi riscontri, lui può contestare gli indizi, le deduzioni, i riscontri, e sostenere che i reati non li ha commessi. Se però io mostro un filmato nel quale si vede quella persona mentre spara a un'altra persona e poi - come se non bastasse - porto pure le dichiarazioni di gente che ha assistito al delitto, non è che ci sia moltissimo da discutere.
Il caso di Fallujah è così: la Rai ha mandato in onda un documentario che contiene le prove provate del fatto che a Fallujah gli americani hanno usato fosforo bianco e napalm, cioè le famose armi di distruzione di massa che sostenevano avesse Saddam Hussein. Si sono comportati a Fallujah esattamente come parecchi anni prima Saddam si era comportato in alcuni villaggi curdi: con la stessa ferocia, con lo stesso grado di sadismo e violando la legalità internazionale, le convenzioni, le norme elementari che regolano la civiltà umana.
Le prove esibite dalla Rai nel documentario consistono in filmati, fotografie, dichiarazioni, documenti. Le immagini non lasciano dubbi: i cadaveri degli iracheni sono bruciati e quasi squagliati da qualche sostanza che non ha bruciato però i loro vestiti. Cioè, appunto, il fosforo bianco, che agisce attraverso una reazione chimica con l'ossigeno e danneggia e disintegra gli organismi viventi ma non le cose inanimate.
E' evidente che ci troviamo di fronte a uno dei più gravi crimini di guerra degli ultimi cinquanta o sessanta anni. La enormità di questo delitto non sta solo nei danni spaventosi che ha provocato, e cioè il rogo di migliaia di civili, arsi vivi dall'esercito americano. La gravità del delitto sta nella sua preparazione. E' impossibile pensare che i soldati americani abbiano deciso l'escalation chimica senza il consenso di Washington (anzi, senza un ordine di Washington). Di chi a Washington? Sicuramente del ministro della difesa, ma verosimilmente dello stesso presidente.
Ci sono altri atroci crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti in questi anni (per esempio in Vietnam) ma molti di questi crimini, seppure favoriti dalla politica estera e militare di Washington, non furono ordinati direttamente dal potere politico. Per esempio l'orrore di May Lay (villaggio vietnamita annientato nel 1968 da un reparto dell'esercito americano guidato da un ufficiale) ragionevolmente non fu deciso dall'alto (dall'alto furono insabbiate le ricerche della verità su quel massacro: ma questa è un'altra cosa). Qui invece la responsabilità della Casa Bianca è diretta. Per questo - credo - lo scandalo stenta ad esplodere (persino sui giornali italiani). Perché se esplode in tutta la sua portata, comporta l'incriminazione dei massimi vertici dell'esercito americano, di ministri e probabilmente anche del Presidente. Il sistema arriva fino a riconoscere Abu Grahib e la condanna di Lindie England (23 anni) e del suo fidanzato, ma non può concedersi l'ammissione che il Presidente americano ha ordinato crimini di guerra gravissimi e simili a quelli ordinati da Saddam. Non sopravviverebbe.
Perciò - in questo grande silenzio - è un'ottima iniziativa quella dei pacifisti italiani di scendere in piazza, lunedì. E "Liberazione" dà tutto il suo appoggio e mette a disposizione il giornale.
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