di Chiara Geloni
Lo sciopero dei giornalisti ha aperto un dibattito non solo sul nostro giornale, ma anche nel nostro giornale. Il direttore era contrario, la redazione ha scioperato, lui ha rispettato quella scelta: nessun dramma. Mi sembra giusto, ora che presto a quanto pare ci troveremo di nuovo di fronte alla stessa decisione e senza impegnare altri che me stessa in quello che scrivo, chiedere spazio su Europaper i motivi della mia scelta. Non entrerò qui nel merito del contratto dei giornalisti, su cui si sono confrontate sul nostro giornale firme ben più autorevoli e competenti. Nemmeno scrivo per contestare che il direttore abbia scritto contro lo sciopero: ha tutto il diritto di farlo. In realtà penso che alcuni dei problemi che ha posto siano giusti. Però avrei trovato più corretto porli dentro il sindacato piuttosto che fare come ha fatto lui, e aggiungo che forse i giornalisti di Europa si sarebbero sentiti più a loro agio, nel porli al sindacato, di come si sentiranno adesso che sembrerà che glie lâ??abbia suggerito il direttore. Ma pazienza. Parliamone, dentro Europa e anche su Europa. Ã? vero: con lo sciopero facciamo un danno piccolo ai giornali grandi e un danno grande ai giornali piccoli come il nostro. Ã? vero: câ??è chi si sfila e ci fa concorrenza sleale. Ã? vero: il sindacato dei giornalisti tende a tutelare i suoi attuali iscritti più che i suoi eventuali iscritti futuri, anche se per la verità non ho ancora visto un sindacato regolarsi in un altro modo. Però, a mio personale avviso, finché si sta nel sindacato lo sciopero per il contratto si fa, e basta. Però discutiamone, prima del prossimo sciopero. Ma non scrivo nemmeno per questo. Contesto invece il modo in cui il direttore in uno dei suoi articoli divide il mondo dei giornalisti in garantiti e non garantiti: è grossolano e gli fa torto. Ha ragione Federico Orlando, senza cooptazioni o amicizie entrare nel club esclusivo dellâ??Ordine dei giornalisti è quasi una missione impossibile; e ha ragione il direttore se intende dire che i giornali sono pieni di giovani bravissimi che lavorano come pazzi in condizioni di precariato. Io, che quanto a parenti nel mondo del giornalismo vanto solo un nonno linotipista, non parlerò contro stagisti e precari, anche perché non è passato molto tempo da quando (per poco, ma quella è stata fortuna) stagista e poi precaria sono stata anchâ??io. Però me la vedo ogni giorno con colleghi la maggior parte dei quali è più «garantita e privilegiata » di noi di Europa: più soldi, più sicurezze. E non mi è sembrato giusto sentirmi definire così dal mio direttore proprio quando io con lo sciopero ho fatto un sacrificio che a me â??costaâ? di più di quanto costi a quei miei colleghi, e il mio direttore, che ovviamente è un poâ?? più «privilegiato» di me, invece lo sciopero non lâ??ha fatto. Non parlerò contro i precari, e mi dispiace anche un poâ?? dare al direttore la soddisfazione, perché lâ??ha scritto apposta per farci arrabbiare: ma gli ricordo che, anche se molti di loro sono effettivamente bravissimi (del resto anchâ??io ricordo distintamente di essere stata una bravissima precaria!), non siamo certo noi di Europa i «ben protetti e molto costosi» di cui parla nellâ??articolo e che intasano il mercato. Al giovane collega che qualche giorno fa ha detto al direttore: con questo contratto io qui a Europanon ci sarei arrivato, credo che lui avrebbe dovuto rispondere che senza il contratto, e senza il sindacato, forse anche diversi di noi, le cui strade si sono incontrate a Europa, in passato avrebbero dovuto intraprendere percorsi diversi da quelli che ci hanno condotto qui. E in quel caso, davvero ci avremmo rimesso tutti.
*da Europa