Lui dice che lo definiscono così. A onor del vero ho perso, dalle cronache politiche e giornalistiche di questi tempi, questa definizione di lui. Forse è una definizione che c'è da qualche parte, nei meandri della rete, in uno di quegli strumenti di promozione dei vip in precoce crescita o dei nuovi astri del giornalismo nazionalpopolare.

Di lui ho sentito altre descrizioni. Per esempio quella di "vespino di sinistra" che, come tutti penso immaginino, non è riferito al mezzo di locomozione a due ruote ma al conduttore della porta accanto, nel senso che ad entrarci sono sempre i vicini (a lui). Ed io prego ad ogni ora del giorno e della notte che il centro sinistra nel suo complesso non voglia mai affidarsi ad alcun vespino di sinistra. Per il bene del centrosinistra ma soprattutto per il bene del giornalismo.

La crescita precoce, il trovarsi ben presto in un mondo dorato e fiabesco, nel pieno successo di una carriera che pare non avere limiti, frastornato dall'adulazione dei grandi e dei potenti sono situazioni che giocano brutti scherzi. E quando si arriva a convocare una conferenza stampa a casa propria è un po' fare il verso ad altri comunicatori basso-locati che invitavano i giornalisti nella propria residenza brianzola. Non è bello.

E quando addirittura si arriva ad intitolare una trasmissione quasi come le scritte sulle strade e autostrade che raccontano "Dio c'è" allora è bene fermarsi un attimo a pensare: Ma non è che ho esagerato?

E quando vedi che a difenderti sono il "tuo" nuovo direttore di un giornale padano e addirittura l'ex ministro Gasparri, uno pretenderebbe che il giovane e paraculo riformista si svegliasse dal torpore e dicesse: Cazzo! Ma non è che ho sbagliato qualcosa?