di Sandro Ruotolo
C'è un Totò Cuffaro da non perdere. E' quello che Felice Cavallaro racconta sul "Corriere della Sera" di oggi. E' un'intervista importante per gli impegni che il presidente della Regione Sicilia assume di fronte all'opinione pubblica. L'esponente dell'Udc dichiara, infatti, che "se mi condannano in primo grado lascio la politica". Certo, avremmo voluto che si dimettesse senza aspettare l'esito del processo che lo vede imputato a Palermo per favoreggiamento aggravato a cosa nostra. Avremmo voluto che si dimettesse quando, dando per buona la sua tesi ( "non sapevo che Angelo Siino era il ministro dei lavori pubblici della mafia"), scoprì d'aver chiesto i voti a cosa nostra. Nel processo in corso lui è accusato di aver "aiutato" Michele Aiello, il cosidetto re della sanità privata in Sicilia, vicino a Bernardo Provenzano, il capo dei capi della mafia. Anche in questo caso, Cuffaro mantiene la linea del "e chi lo sapeva che era un mafioso". Fa parte della sua strategia di difesa, non c'è dubbio. In Sicilia, statene certi, tutti sanno a chi si possono stringere le mani e a chi no. Ma è indubbio che le dichiarazioni di oggi segnano una svolta, anche perchè annunciando la sua candidatura alle elezioni politiche, Cuffaro nei fatti si ritira dalla competizione per le regionali: "La campagna per le Regionali sta diventando una campagna di veleni. Un referendum pro o contro me, pro o contro la mafia. Meglio un passo indietro..non me la sento di far danno ai siciliani". Ma questo significa che salta l'ipotesi di election day, di abbinare il voto alle politiche con quello delle regionali che, a questo punto, si dovrebbero tenere a giugno. Ma la dichiarazione più impegnativa di Totò Cuffaro è quella del suo ritiro dalla politica in caso di condanna in primo grado. Anche se eletto deputato. Si ritirerebbe senza aspettare il processo d'appello. E, intanto, i riflettori sono puntati su Messina dove oggi e domani cinque candidati si sfidano alla poltrona di sindaco. Proprio l'altro ieri Silvio Berlusconi, chiudendo la campagna elettorale della città siciliana, aveva promesso migliaia di posti di lavoro grazie al Ponte sullo stretto. Incrociamo le dita.