di Vincenzo Vita
Il mero rinvio dal 2006 al 2008 della definitiva conversione delle trasmissioni televisive alla tecnologia digitale è unâ??assurditĂ e mette in luce il fallimento delle politiche sulla comunicazione centrate sulla legge Gasparri. Non rappresenta certo una soluzione ad un problema che, ovviamente, si può porre, ma in ben altri modi. Per affrontare seriamente la questione dello sviluppo delle nuove tecnologie è necessaria lâ??istituzione di un tavolo di concertazione nazionale che metta insieme governo, parlamento, autonomie locali, emittenti, associazioni dei consumatori, forze produttive e sindacali, con lâ??obiettivo di ridisegnare radicalmente la via italiana al digitale terrestre. La necessitĂ del rinvio attesta incontrovertibilmente anche il prevedibile fallimento della politica degli incentivi per lâ??acquisto dei decoder. Il percorso immaginato nel 2001 con la legge n. 66 prevedeva lâ??adozione di un apposito programma e di adeguate misure di sostegno. Non ci si può limitare a interventi tanto deboli quando occorrono serie scelte di politica industriale. E poi, lo sviluppo di nuovi servizi e le forme di convergenza che si stanno realizzando, quali ad esempio la diffusione di film e trasmissioni televisive sui telefoni cellulari, rendono necessario un immediato intervento regolamentare da parte dellâ??AutoritĂ per le garanzie nelle comunicazioni per definire con chiarezza i rapporti tra operatori di rete e fornitori di contenuti. Altrimenti è inevitabile lâ??ennesimo far west nel sistema della comunicazione con il rischio di concentrazioni ancor piĂš forti. Altro che apertura dei mercati e aumento della concorrenza! In un settore che vede uno straordinario sviluppo delle tecnologie e dei servizi è impensabile e dannoso limitarsi a rinviare per mancanza di una strategia.