di Tiziana Boari
Anche il sindaco Veltroni aderisce alla campagna per la liberazione del giornalista e scrittore iraniano, detenuto nelle carceri iraniane dal 2000..
Un musulmano premiato in una chiesa cattolica. E' quanto e' accaduto il 15 novembre a Siena per la Quinta edizione del premio ISF per la libertĂ di stampa, conferito quest'anno al giornalista e scrittore iraniano Akbar Ganji, dal 2000 detenuto per reati di opinione e in gravi condizioni di salute nel carcere di Evin. A Siena hanno ritirato il premio il suo avvocato difensore Yousef Molaie, fondatore del centro per i diritti umani di tehran, Mahaollah Shamselvaezin, vicepresidente del Sindacato dei Giornalisti Iraniani, e Ahmad Rafat, portavoce dell'associazione per la liberta' di espressione in Iran. La moglie di Ganji Massoumeh Shafii, non ha potuto lasciare l'Iran e ha mandato un videomessaggio nel quale racconta la storia del marito.
Considerato il maggiore giornalista investigativo iraniano, Akbar Ganjii nasce a Tehran nel 1959 da una famiglia religiosa.. LAureato in sociologia, all'inizio e'un entusiasta sostenitore della rivoluzione islamica antimonarchica. Inizia una breve carriera ministeriale con l'ex presidente Khatami alla cultura, dirige il Centro culturale iranianoa d Ankara per poi tornare a Tehran ed iniziare la sua carriera giornalistica nel 1990 La rivista che dirige, Rahe Now, La Nuova Via, viene chiusa dopo 21 numeri per ordine della magistratura. Ha pubblicato ad oggi otto libri, tra questi "Il rosso e i grigi", "Fantasmi nell'armadio" e la sua ultima opera "L'arcipelago del carcere". Le opinioni espresse in queste opere e in molti articoli sono stati utilizzati per accusarlo, nel processo che lo ha condannato a sei anni di carcere e cinque di confino.
Viene arrestato il 22 aprile del 2000 per aver accusato in molti suoi articoli alti esponenti del regime iraniano di essere coinvolti nell'omicidio di alcuni intellettuali negli anni Novanta e di aver appoggiato il terrorismo dentro e fuori l'Iran. Era gia' stato un anno in carcere per aver pronunciato all'universita' un polemico discorso su "Le basi teoriche del fascismo religioso". Condannato a sei anni di carcere, oggi e' rinchiuso nel famigerato carcere di Evin, in condizioni di salute drammatiche a causa dell'asma che lo affligge e dopo uno sciopero della fame durato 71 giorni . E' preoccupato il suo avvocato Yousef Molaie che racconta "Non lo vedo da 25 giorni, l'ultima volta l'ho visto molto dimagrito: da 75 chili è passato a pesare poco piu' di 50 kg. Temiamo che non ce la faccia ad arrivare vivo fino alla fine del periodo di detenzione, il prossimo anno." In suo favore e' partita una mobilitazione internazionale che ha coinvolto 14 Premi Nobel e anche il segretario dell'ONU Kofi Annan. A guidare la mobilitazione in Italia e' la Regione Toscana che lo ha praticamente 'adottato'. Molte cittadine della regione si sono impegnate a concedere la cittadinanza onoraria a Ganji, come forma di protesta per la sua detenzione e come sostegno alla sua lotta per la democrazia. Il prossimo 30 novembre, giorno in cui si celebra in Toscana l'abolizione della pena di morte nel 1819 da parte del Granducato, il caso di Ganji sarà al centro di varie manifestazioni. Lo ha annunciato Ricardo Nencini, presidente del Consiglio Regionale e dell'associazione che raggruppa le assemblee regionali dei 25paesi membri dell'Unione Europea, ha anticipato che in una lettera chiederà anche ad altri consigli regionali europei di mobilitarsi per la liberazione di Ganji.