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Articolo 21 - Editoriali
Omicidio Calipari, quel giorno c'era un teatro di guerra
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di Sandro Ruotolo*

Dopo la perizia che ha ricostruito quello che e' successo la sera del 4 marzo a Bagdad quando una pattuglia americana fece fuoco sulla Toyota Corolla uccidendo il funzionario del Sismi, Nicola Calipari e ferendo l'ostaggio appena liberato, la giornalista del "manifesto" Giuliana Sgrena, la procura della repubblica di Roma starebbe per incriminare  il soldato che apri' il fuoco, l'ispanico tiratore scelto dell'esercito americano Mario Lozano. E' questione di giorni. L'ipotesi di reato sarebbe quello di "omicidio colposo con eccesso colposo in uso legittimo delle armi". I risultati della consulenza tecnica sull'auto del Sismi colpita dal "fuoco amico" dicono, senza ombra di dubbio, che gli americani avrebbero sparato per uccidere, che i colpi sarebbero partiti senza avvertimenti quando la Toyota stava a 130 metri di distanza. Una ricostruzione che smonta la tesi americana che aveva parlato di una macchina che viaggiava ad alta velocita' (60 chilometri orari, e non a 90,100 chilometri), che non si era fermata nonostante fosse stato intimato l'alt. I magistrati romani avrebbero potuto iscrivere nel registro degli indagati il soldato americano per "omicidio volontario con dolo eventuale" ma evidentemente hanno ritenuto, da un punto di vista processuale, piu' fattibile e dimostrabile l'omicidio colposo. Il  contesto operativo in cui si e' svolta l'azione che ha portato alla morte del funzionario del Sismi, Nicola Calipari, e' chiaro: un vero e proprio teatro di guerra. Gli attentati kamikaze, le autobombe, gli attacchi ai convogli americani, la paura e quindi gli errori commessi dalla pattuglia al "blocking position 541". Il punto oggi e' capire se poi si potra' davvero giudicare in Italia il soldato americano. Fino ad oggi le autorita' americane non hanno risposto alle rogatorie inviate.E' scontato che Washington non consegnera' mai all'Italia il presunto colpevole ma, come afferma uno dei piu' autorevoli giuristi del nostro Paese, Antonio Cassese, quello commesso a Bagdad e' un reato che "offende un interesse politico dello Stato e in questo caso non e' richiesta la presenza dell'accusato in Italia ma i giudici possono procedere solo su richiesta del ministro della giustizia". Proprio all'indomani della tragica sparatoria di Bagdad, il Guardasigilli autorizzo' subito la procura di Roma ad aprire l'inchiesta. Dunque, i magistrati italiani potrebbero anche processare il soldato americano ed eventualmente condannarlo, anche se solo simbolicamente. State certi che l'ispanico americano Mario Lozano non si presentera' mai in un aula del tribunale di Roma.
 
*sandroruotolo.splinder.com

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