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Articolo 21 - Editoriali
Eâ?? morto Maurizio Mengoni, straordinario inviato della RAI.
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di Michele Mezza

Eâ?? morto Maurizio Mengoni, straordinario inviato  della RAI.

Maurizio   è una delle voci  â??storicheâ? del GR1. Dico è perché questa constatazione che faccio non  gliela toglierà nessuno. Tanto meno la ferocia della morte. Eâ?? la cosa più cara che avesse il suo primato  professionale. Una cosa conquistata sul campo, e difesa con la tenera rabbia con cui reagiva ogni volta che la vedeva minacciata. Proverbiali le sue sfuriate  per le  â??cialtronateâ? piccole o grandi che in una testata annebbiano la nitidezza del mestiere. Bastava un calo di tono del collega che da Roma gli chiedeva il pezzo da uno dei tanti teatri del mondo in cui  era solito  immergersi. Un calo di tono che facesse trasparire una disattenzione, una sottovalutazione, per le storie di  carne e sudore che lui vedeva davanti ai suoi occhi e apriti Cielo.â?Ma possibile che  voi di via del Babuino (allora la sede dei GR1 era nellâ??attuale Hotel de Russie) non capite! Ruggiva  al povero redattore di turno, come al sottoscritto, che alle 5 del mattino gli doveva chiedere solo 90 secondi per le 7. Quel ruggito ti rombava dentro. Ti portava per mano in un mondo dove non contavano i secondi ma i millenni. Dove si scandivano le sorti di intere civiltà e non di questo o quel  personaggio politico romano. Beirut, Teheran,Gerusalemme, Bagdad: da quelle città Mengoni cercava di spiegarci  quale mondo vi fosse contenuto. E lo faceva , come solo gli inviati di razza riescono a fare, quasi senza pensare, senza concentrarsi, raccontando, ricomponendo al microfono quel caleidoscopio di  emozioni e  di scenari che  raccoglieva vivendo in quelle città.

Mengoni era incoraggiato nella sua intolleranza per le â??cialtronateâ? da uno spietato  clima professionale che lo circondava: il GR1 degli anni 80. Quello straordinario impasto di caratterialità e talenti formati da Sergio Zavoli, che attraverserà  inattaccabile nella sua aristocrazia del mestiere ogni  grettezza e squallore che le vicissitudini aziendali  proponevano, per arrivare  allâ??ultima straordinaria stagione di esibizione giornalistica: il GR1 di Livio Zanetti. Mengoni, insieme a  Pietro Buttitta, Empedocle Maffia, Mauro Bellabarba, Brunoro Serego, Luciano Lombardi, Carla Mosca, Alberto Ginocchi, Gregorio Donato, Antonio Affaitati. Ogni nome richiama una suggestione straordinaria, una geografia della qualità che ebbe pochi confronti  in Rai. Mengoni ne fu  forse la testimonianza più estrema: lâ??inviato inviato. Che voleva solo  vivere il suo lavoro, senza mediazioni, senza pagare tributi ad alcuno. Non câ??era nulla che valesse per lui un bel pezzo. Mille volte, rimanendo in redazione  di sera,  tornavamo su questa gerarchia: cosa vale un bel reportage, un grande scoop che faccia affiorare la verità, che dia lustro al mestiere e allâ??azienda. Alla fine, passando in rassegna  le gratificazioni  più inebrianti, si arrivava sempre liâ??. Essere bravi, spiegava Maurizio, non è un fatto di  vanità ma di libertà. Era la sua lezione, la sua nota che aggiungeva a quelle di Pietro, Empedocle, Mauro, Gregorio, Luciano, Antonio. Una straordinaria sinfonia che  ci fa capire comunque che tutto potrà accadere, che le tecnologie potranno avvolgersi  in ogni neurone, che i poteri potranno incombere: ma essere bravi rimane  un fatto di libertà. Maurizio lo ha dimostrato. Vogliamo  tornare insieme a parlarne? Lui sarebbe contento, credo.

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