di Michele Mezza
Eâ?? morto Maurizio Mengoni, straordinario inviato della RAI.
Maurizio è una delle voci â??storicheâ? del GR1. Dico è perché questa constatazione che faccio non gliela toglierà nessuno. Tanto meno la ferocia della morte. Eâ?? la cosa più cara che avesse il suo primato professionale. Una cosa conquistata sul campo, e difesa con la tenera rabbia con cui reagiva ogni volta che la vedeva minacciata. Proverbiali le sue sfuriate per le â??cialtronateâ? piccole o grandi che in una testata annebbiano la nitidezza del mestiere. Bastava un calo di tono del collega che da Roma gli chiedeva il pezzo da uno dei tanti teatri del mondo in cui era solito immergersi. Un calo di tono che facesse trasparire una disattenzione, una sottovalutazione, per le storie di carne e sudore che lui vedeva davanti ai suoi occhi e apriti Cielo.â?Ma possibile che voi di via del Babuino (allora la sede dei GR1 era nellâ??attuale Hotel de Russie) non capite! Ruggiva al povero redattore di turno, come al sottoscritto, che alle 5 del mattino gli doveva chiedere solo 90 secondi per le 7. Quel ruggito ti rombava dentro. Ti portava per mano in un mondo dove non contavano i secondi ma i millenni. Dove si scandivano le sorti di intere civiltà e non di questo o quel personaggio politico romano. Beirut, Teheran,Gerusalemme, Bagdad: da quelle città Mengoni cercava di spiegarci quale mondo vi fosse contenuto. E lo faceva , come solo gli inviati di razza riescono a fare, quasi senza pensare, senza concentrarsi, raccontando, ricomponendo al microfono quel caleidoscopio di emozioni e di scenari che raccoglieva vivendo in quelle città .
Mengoni era incoraggiato nella sua intolleranza per le â??cialtronateâ? da uno spietato clima professionale che lo circondava: il GR1 degli anni 80. Quello straordinario impasto di caratterialità e talenti formati da Sergio Zavoli, che attraverserà inattaccabile nella sua aristocrazia del mestiere ogni grettezza e squallore che le vicissitudini aziendali proponevano, per arrivare allâ??ultima straordinaria stagione di esibizione giornalistica: il GR1 di Livio Zanetti. Mengoni, insieme a Pietro Buttitta, Empedocle Maffia, Mauro Bellabarba, Brunoro Serego, Luciano Lombardi, Carla Mosca, Alberto Ginocchi, Gregorio Donato, Antonio Affaitati. Ogni nome richiama una suggestione straordinaria, una geografia della qualità che ebbe pochi confronti in Rai. Mengoni ne fu forse la testimonianza più estrema: lâ??inviato inviato. Che voleva solo vivere il suo lavoro, senza mediazioni, senza pagare tributi ad alcuno. Non câ??era nulla che valesse per lui un bel pezzo. Mille volte, rimanendo in redazione di sera, tornavamo su questa gerarchia: cosa vale un bel reportage, un grande scoop che faccia affiorare la verità , che dia lustro al mestiere e allâ??azienda. Alla fine, passando in rassegna le gratificazioni più inebrianti, si arrivava sempre liâ??. Essere bravi, spiegava Maurizio, non è un fatto di vanità ma di libertà . Era la sua lezione, la sua nota che aggiungeva a quelle di Pietro, Empedocle, Mauro, Gregorio, Luciano, Antonio. Una straordinaria sinfonia che ci fa capire comunque che tutto potrà accadere, che le tecnologie potranno avvolgersi in ogni neurone, che i poteri potranno incombere: ma essere bravi rimane un fatto di libertà . Maurizio lo ha dimostrato. Vogliamo tornare insieme a parlarne? Lui sarebbe contento, credo.