di Lorella Pieralli
Qualche sera fa, al quiz di Mike Bongiorno, due ragazzini di età presumibilmente intorno ai quattordici anni, rispondevano a una raffica di domande parecchio impegnative. Sguardo vitreo, evidente tensione muscolare, spalle curve, sotto il peso di genitori in ansiosa attesa.
Per diversi minuti rispondono al fuoco di fila senza scomporsi, senza unâ??incertezza, senza cambiare espressione.
Poi dâ??improvviso una domanda diversa, insolita, imprevedibile: che arte esercitava il signor Gustav Mahler?
Il panico si dipinge sul volto dei piccoli geni. Cala un silenzio glaciale e persino il poco benevolo Mike guarda il computer con aria interdetta.
Il concorrente interrogato si getta verso lâ??ignoto e azzarda: scultore? Lâ??altro, pianista in erba, passa in rassegna il repertorio sterminato delle sue nozioni e finalmente un vago ricordo risale il pendio della memoria (deve averlo sentito nominare) e si affaccia timido alle labbra...musicista? Nel sollievo generale gli astanti sembrano pensare che, in fondo, si pretende un poâ?? troppo da queste menti ancora acerbe.
Ecco che, come nel day after cinematografico, scorrono davanti ai nostri occhi le macerie della cultura musicale. Fumano ancora, ma si vanno rapidamente polverizzando, assieme a quelle della letteratura, della scienza e di quantâ??altro sia atto a dare alla nuova plebe produttiva, un animo più elevato.
Da Darwin a Manzoni, dal Latino alla Musica, questo governo imprime una decisa accelerazione al degrado culturale che nel nostro paese si manifesta drammaticamente più grave che nel resto dâ??Europa.
Nel segno della leggerezza, non quella di Italo Calvino, ma una leggerezza fatta di vacuo, di assenza, di sottrazione, più zen forse, se non fosse per la bulimia televisiva, si va edificando qualcosa che somiglia non a un impero del male, bensì un club.
Questo disegno di leggerezza muove infatti dallâ??onorevole Carlucci che assieme ai suoi colleghi e amici Licastro, Garagnani e primo fra i primi Asciutti, preparano il vuoto che accoglierà le nuove generazioni.
Si occupa, questo circolo, di togliere di mezzo lâ??inutile Lirica.
Nella nuova legge finanziaria hanno infatti inserito un emendamento allâ??emendamento, che rimuove gli ultimi frusti ormeggi: bloccano le assunzioni, aumentano per legge la quota del precariato, tanto si andrà ad esaurimento, e tagliano il Fondo Unico per lo Spettacolo, addirittura più del minacciato.
Così, mentre si presentano i cartelloni delle nuove stagioni, e Sovrintendenti come Lissner della Scala, o Ernani Dellâ??Opera di Roma si battono per una riforma condivisa del teatro musicale; gli altri loro colleghi, quelli che hanno fatto i milioni di deficit, anziché dimettersi (o essere finalmente dismessi) per palese incapacità gestionale, si sono iscritti al Club della Leggerezza.Sperano forse che questo garantirà loro di poter continuare tutto come prima, magari confidando in un reintegro di stanziamenti dal futuro governo, che tutti auspichiamo, ma che dovrebbe avvenire solo a condizione di cambiare radicalmente le regole del gioco a questi finti manager.
Tra loro qualcuno ha anche il record della velocità : massimo deficit nel minor tempo, e adesso sta esercitando le sue abilità in quel di Parma, sempre tra fidati amici, câ??è da chedersi con quali soldi.
Eâ?? così che il signor Mahler, il signor Verdi e tutta quella roba lì, roba pesante, sarà per le prossime generazioni leggera come unâ??assenza. Molto zen!
Lâ??opera del futuro, come invoca il signor Cocciante dal bulimico tubo catodico, è quella dei Tenda a Strisce, più adeguati alle nuove liturgie della lirica leggera, leggerissima, che non câ??è più.