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di Virginia Alimenti

"Un progetto di governo del sistema della comunicazione" - come richiama il titolo di questo primo forum - rimanda a quel messaggio di sei pagine nel quale, il 23 luglio del 2002, il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi avvertì il bisogno di intervenire sui problemi legati all'informazione. Scrivendo, tra l'altro: "La prospettiva della nuova realtà tecnologica, il quadro normativo offerto dalle recenti Direttive comunitarie e le chiare indicazioni della Corte Costituzionale richiedono l'emanazione di una legge di sistema, intesa a regolare l'intera materia delle comunicazioni, delle radiotelediffusioni, dell'editoria di giornali e periodici e dei rapporti tra questi mezzi
Di solito si pensa all'autonomia dell'informazione in riferimento quasi esclusivo alla televisione. Oggi, però, è più che mai importante comprendere come sia stretto quel nesso che lega l'agire dell'informazione nella tv, in internet, nella carta stampata, nella radio. E gettare da qui nuova luce sugli intrecci proprietari che pervadono finanza, economia, costruzioni, editoria.
Si pensi, solo per fare un nome, al costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, il "Re degli immobiliaristi", con utili per 61 milioni di euro, un patrimonio netto di  oltre un miliardo di euro, una catena di giornali che percorre il Paese da Nord (Veneto) a Sud (Puglia). Senza contare la sua presenza nella pubblicità, in  Internet, nella free-press, nell'emittenza radio-televisiva. Come dire, il quarto polo editoriale del Paese. Caltagirone è stato anche interessato all'appalto per i lavori del Ponte sullo Stretto di Messina, attraverso la sua Vianini, anche se poi la gara d'appalto è stata vinta dalla concorrente Impregilo. Nell'estate del 2003 le cronache dei giornali parlarono dell'impegno del costruttore romano in Grandi Stazioni (società che gestisce 13 stazioni italiane) e in Eurostazioni (controllata per il 60% da FS e per il restante 40% da Benetton, Pirelli, Caltagirone e Ferrovie francesi Sncf).
E che dire di Giuseppe Ciarrapico, altro immobiliarista, con un reticolo di giornali locali e, ovviamente, di proprie attività imprenditoriali? O di Domenico Bonifaci ("Il Tempo"), costruttore anche lui che, secondo alcune voci mai smentite, nonostante le sue sempre conosciute simpatie per il centro-destra, proprio con il centro-destra ha finito con lo scontrarsi su, indovinate un po'?, l'autonomia dell'informazione?
"Il Direttore dovrebbe essere lâ??unico responsabile dellâ??indirizzo politico, economico, finanziario e generale del giornale. Una volta nominato non dovrebbe essere licenziato, né dovrebbe subire limitazioni senza il consenso di un comitato di fiduciari (Board of Trustees) composto da uomini di sicura stima". A scrivere questo non era un pericoloso sovversivo: era Luigi Einaudi, nell'aprile 1945, in un articolo pubblicato su Foreign Affaire. Senza dubbio un'affermazione che può sembrare rivoluzionaria in un'Italia nella quale i giornali appartengono a società quotate, a finanziarie, istituti di credito.
Occorre affinare e migliorare, anche da parte dei giornalisti, delle associazioni di categoria di coloro che operano nell'informazione, una "visione di sistema". Occorre aumentare la consapevolezza di quale sia, davvero, la "posta in gioco". Credo che sia da sostenere la proposta arrivata dallâ??Assemblea degli "Stati generali" del sindacato dei giornalisti: uno statuto dell'impresa di informazione e leggi più vincolanti per le scalate alle società editoriali quotate in Borsa. Perché, come ha ricordato il Presidente Ciampi nel suo messaggio alle Camere,  "Non c'è democrazia senza pluralismo e imparzialità dell'informazione".

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