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Articolo 21 - Editoriali
Lettera di dimissioni
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di Lucia Annunziata

«Alle 12.15, dunque con meno di 3 ore di preavviso, a spregio di ogni regola del diritto societario, il direttore generale ha proposto al Consiglio una serie di nomine chiave per la gestione dell'Azienda e di alcune sue societá consociate. Questo è possibile perché la maggioranza dei consiglieri fin dall'inizio ha autorizzato un'interpretazione forzata dei regolamenti che ha trasformato il Cda in una buca delle lettere nella quale vengono ratificate decisioni prese in luoghi altri che non sono quelli aziendali.

Queste nomine, inviate in 18 pagine scritte a mano, a testimoniare la fretta e la mancanza di ogni rispetto di iter aziendale, stravolgono completamente il profilo dell'azienda, rendendo chiari i condizionamenti esterni e di fatto eliminando ogni pluralismo interno. Questo è l'ultimo atto di una campagna organizzata dalla maggioranza tesa al controllo pieno del servizio pubblico. Le tappe più recenti di questa campagna le ricordo qui per la pubblica opinione: un piano industriale votato senza l'approvazione della Presidenza, perchè concentrato in investimenti immobiliari di 800 mln di euro per il rifacimento degli studi a Roma e Milano. La presentazione di un piano di riorganizzazione dell'azienda, anche questo votato con il parere contrario della presidenza, perchè concentra in poche mani l'azienda, riducendo l'autonomia delle reti e dei giornalisti. Infine queste nomine che ratificano il progetto di occupazione della Rai, sono fatte non a caso dopo l'approvazione della Gasparri, e dopo una intensa campagna di delegittimazione della presidenza di garanzia, da mesi schiacciata sotto la maggioranza del 4 a 1, passata anche per attacchi personali e minacce al presidente.

Con queste nomine e con questo metodo si cambia radicalmente l'azienda sia nelle strutture che nei suoi dirigenti, un atto che porta all'annullamento di ogni forma di autonomia e pluralismo a danno di almeno metá del Parlamento e di quella metá del paese che il Parlamento rappresenta. Tutto il potere viene concentrato nelle mani di pochi fedelissimi. Di fronte a tali atti non posso limitarmi a votare contro dopo mesi di isolamento dentro il Cda e di mancanza di qualunque positiva interazione con la direzione generale, non posso che sottolineare la illegittimitá di questo modo di procedere, nella maniera più dignitosa che io conosco: esercitando il mio ruolo di presidente di garanzia un'ultima volta, in testimonianza alle istituzioni che questo ruolo mi hanno affidato.

Mi dimetto dunque per sottolineare che i limiti del pluralismo interno sono stati superati e che questo Cda opera ora in condizioni di illegittimitá. Finisco con un saluto e un invito ai colleghi giornalisti e a tutti i dipendenti della Rai: ci sono molte più regole nella nostra professione e in questo paese di quante ne potrá violare o annullare un qualunque Cda della Rai. Li invito a rispettare queste regole, che rimangono la base del servizio pubblico e del nostro rapporto, come Rai, con i cittadini. Grazie a tutti».
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