di Piero Ricca
Non devâ??essere piaciuto al senatore Angius (â??Io non ho bisogno di alcun codice eticoâ? â?? dichiarò alcuni mesi fa) questo passaggio dellâ??ordine del giorno approvato dalla direzione dei Diesse di mercoledì 11 gennaio:
(â?¦) â??Vi è, infine, anche un nodo relativo alla regolazione a alla vita democratica dei soggetti politici. Lâ??autonomia della politica è data dallâ??effettiva trasparenza della sua attività e del suo finanziamento. Se è vero che per chi è investito di una responsabilità politica o istituzionale non è sufficiente il rispetto della legge, servono codici etici che consentano di ispirare ogni comportamento a principi morali e condivisiâ?.
Il testo integrale del documento è reperibile sul sito www.dsonline.it.
Giunto da più parti, lâ??invito a una rinnovata attenzione alle regole (scritte) dellâ??etica pubblica non è dunque caduto nel vuoto. Resta ora da capire se alle parole seguiranno i fatti, e in quali tempi.
Naturalmente lâ??adozione di (draconiani) codici etici è solo un segmento di quella complessa riforma - volta a rendere più trasparente il rapporto fra politica ed economia - che in questi giorni appare ancor più urgente. Ma un segmento non marginale.
In uno dei suoi ultimi articoli Paolo Sylos Labini propose di introdurre il programma dellâ??Unione con un â??preamboloâ?, dedicato proprio al codice etico:
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=DOSSIER&TOPIC_TIPO=E&TOPIC_ID=44162&DOSSIER_ID=158
Non si parte da zero, visto che articolate proposte in tal senso sono già state formulate dal gruppo del â??Cantiereâ? di Achille Occhetto, Giulietto Chiesa ed Elio Veltri (www.ilcantiere.org) e da Antonio Di Pietro (www.antoniodipietro.it).
Interessanti esempi vengono dallâ??estero. Per esempio dalla Spagna governata da Zapatero: