di Giuliano Santelli
C??era una volta Jader Jacobelli, e c??erano le sue austere e rituali tribune politiche, con regole chiare e protagonisti precisi: i giornali venivano invitati a turno, e indicavano o il direttore o chi per esso. Dopo la Conferenza stampa di Silvio Berlusconi, venerdì 13 febbraio, su Raiuno alle 14, la trasmissione che per eccellenza dovrebbe incarnare lo spirito e la sostanza del servizio pubblico, ha toccato davvero il fondo. La conduttrice Anna La Rosa si è esibita bamboleggiando con leziosità nello studio in un ripetuto e accorato appello al presidente del Consiglio, che aveva per oggetto non gli interessi del Paese, ma quelli dell??altra trasmissione di cui è autrice e conduttrice, ??Alice e le altre?. E alla fine, comunque, Berlusconi ha detto che no, non ci andrà proprio ad ??Alice?, nemmeno per il confronto con D??Alema, visto che ?? e qui ha impartito da par suo una lezione al popolo di palinsesto in diretta - , la trasmissione è contemporane a ??Grande Fratello??
Quel che colpisce, nella deriva attuale delle tribune, è l??esistenza di ??un format?, come si è vantata in diretta la La Rosa stessa col premier, che prevede tre servizi: una sorta di scheda di presentazione dell??ospite, che nel caso si è rivelato un vero e proprio santino da ufficio propaganda di Forza Italia, una compiacente cartolina di un esperto, e una ricognizione encomiastica degna della ??Pravda? delle opere pubbliche varate dal governo. A ciò si aggiunge la compiacenza degli interlocutori, scelti su chissà quali basi, certo non con la trasparenza caratteristica della tanto rimpianta era Jacobelli: ricordate gli epici scontri dei leader di una volta con certi giornalisti più faziosi? Impensabili: nel salotto telepolitico d??Italia ormai è tutto La Rosa e fiori! Ma è pensabile che si possa davvero affrontare la scadenza elettorale con un assetto del genere delle Tribune?