di Michele Mezza
Per fortuna che nei momenti di stanca della politica nel mondo della comunicazione è la modernità che si incarica di dare la scossa. Questa volta chi batte alle porte dei decisori ha la cassa a strisce bianconere. Avendo ormai archiviato da tempo la preatica calcistica del campionato, e lo dico con il dolore che solo un tifoso interista può provare nel ratificare la sentenza sportiva, la sa società di Moggi e Girando si dedica a pianificare il futuro. E per vincere, a Torino lo hanno capito da tempo, bisogna continuare ad esercitare il potere mediatico finanziario. Per questo la Juventus, in simbiotica intesa con Mediaset, ha fatto due mosse: la prima ha monetizzato quella che ritienine essere una sua proprietà , ossia i diritti per la trasmissione delle sue partite su qualsivoglia piattaforma; la seconda ha chiesto alla Rai, minacciando azioni legali, di acquistare la parte degli archivi del servizio pubblico che la riguardano. Due mosse destinate ad aprire la strada a numerosi epigoni, non solo in campo calcistico, con la conseguenza di stravolgere, radicalmente il mercato multimediale. Non a caso, proprio alla vigilia di un possibile cambio della temperie politica, che preluderebbe , finalmente, allâ??arrivo di reali norme anti trust nel campo audiovisivo, qualcuno sta risalendo la filiera televisiva, cercando di ricostituire posizioni dominanti, a monte della trasmissione in video.
Delle due mosse juventine la seconda mi appare come centrale.
Eâ?? chiara lâ??ispirazione : con la moltiplicazione delle piattaforme, e dei comportamenti degli utenti, si pensa di privatizzare saldamente le parti pregiate dellâ??offerta in modo di poter sia accumulare rendite finanziarie, sia di poter condizionare lâ??accesso al mercato dei nuovi soggetti grazie al potere di centellinare le killer applications.Diciamo replicare quello che ha fatto nellâ??ultimo ventennio Berlusconi con il monopolio pubblicitario di Pubblitalia, grazie alla possibilità di accaparrarsi una costellazione di diritti pregiati ( sport, film, eventi).
La mossa va contrastata radicalmente. Non solo perché le memorie del servizio pubblico non sono, in alcun modo privatizzabili in esclusiva, visto che sono il frutto di una missione di 50 , realizzata con i soldi di tutti. Quanto piuttosto perché il nuovo mercato multimediale è oggi determinato dai meccanismi della rete : accesso, usabilità , applicazioni particolari, uso di una materia disponibile per soluzioni e modelli di business particolari. Questo è oggi lâ??open source. Non un rito dionisiaco in cui tutti abusano di tutto. Ma una straordinaria intuizione del mercato che ha scoperto che grazie ad unâ??istintiva cooperazione di infiniti talenti, ognuno può disporre del prodotto più mirato al proprio progetto dâ??impresa. Bloccare questo volano significa, oltre che umiliare una elementare idea di diritti pubblici, anche affossare la competitività del sistema paese nellâ??intraprendere sul mercato. Gli archivi, come il software, sono materia prima. In base alla disponibilità , almeno di una quota di memoria accessibile, nuovi soggetti possono combinare idee, soluzioni e applicativi, creando nuovi prodotti e infiniti servizi. Creando ricchezza. In questa logica la richiesta della juventus, ha , forse meglio di ogni convegno, spiegato al paese quale possa essere uno dei ruoli strategici di un nuovo servizio pubblico : creare usabilità delle risorse medianiche per ogni soggetto dâ??impresa. Mettere a disposizione di una comunità di infiniti imprenditori innovativi il petrolio multimediale che è appunto la memoria, più la capacità di ingegnerizzare soluzioni accessorie, sistemi utenti. Per questo Rai non solo deve dire di no, ma deve rilanciare , in combinazione con le regioni, un progetto per un bancomat della memoria, un sistema di accesso alla banca degli archivi con modalità diverse per uso personale o per servizi comunitari, o ancora per imprese lucrative.Sarebbe questa una delle possibilità per dare corpo alla terza gamba del bilancio aziendale, ipotizzato dallâ??Autority o sollecitata anche dal presidente Petruccioli nel suo documento di prospettiva. Una Rai che si proponga come impresario e ingegnere delle mille modalità con cui soggetti privati o comunitari, ad esempio gli enti locali esclusi dal perxcato da una norma prefettizia del testo unico della comunicazione. In questa direzione mi pare che vada invece proprio quella parte dellâ??intesa con la Juventus che prevede che siano strutture Rai a produrre materiali aggiuntivi per conto della società di Torino. Su questi il diritto di proprietà sarebbe opportuno.La juventus avrebbe comunque materiali pregiati da vendere e Rai avrebbe un terreno per dispiegare le sue capacità produttive. Il combinato disposto di queste opportunità , applicate magari ad un ente culturale, ad un grande comune, ad una società di promozione turistica, rappresenterebbe una delle modalità per dare spessore ad un sistema multimediale sussidiario, dove il servizio pubblico è condizione e non limite per lo sviluppo delle televisioni altrui.