di Alessandro Quami
La serata piacevole che non tâ??aspetti. Ã? stata la serata trascorsa alla Rocca dei Papi di Montefiascone in compagnia di Michele Santoro e di molti - appassionati del pasionario, ma anche semplici curiosi - che hanno voluto sentir parlare di libertà da un alfiere della sinistra italiana.
Perché piacevole? Perché non è facile ascoltare discorsi così profondi in unâ??Italia (anzi un Occidente) distratto dal consumismo sfrenato e dalle veline alla tivvù.
Piacevole perché lâ??assessorato alla Cultura del Comune di Montefiascone ha avuto un grosso merito: avvicinare giovani e non giovani a problemi ed argomenti che interessano tutti, ma proprio tutti: destra, centro, sinistra, occupati, disoccupati, adolescenti, giovani, adulti, anziani. Persino ecclesiastici e, perché no?, guerrafondai.
Ã? stata piacevole per lâ??afflusso di gente. Il che dimostra una necessità di immergersi in problematiche complesse. Tanto quanto è complesso il mondo di oggi.
Ã? stata piacevole per lâ??organizzazione impeccabile (o quasi: sarebbe stato perfetto se accanto a Santoro ci fosse stato non il suo fedele scudiero - Sandro Ruotolo non se la prenda, è solo un modo di dire, nessuno vuol mettere in dubbio le sue qualità - bensì un giornalista, o comunque qualcuno in grado di tenergli testa, con idee e fede politica opposta).
Ã? stata piacevole per la pacatezza con cui Santoro ha tenuto banco. E la forma in alcuni casi vale la sostanza. Ebbene, lâ??autore di trasmissioni televisive di successo, attualmente in â??panchina per motivi disciplinariâ? (cioè per essere inviso al presidente del Consiglio dei ministri), ha parlato senza il livore tipico del personaggio. Il termine sembra appropriato in quanto la metamorfosi che ha colpito lâ??ex Michele furioso, è di quelle che portano a pensare come le leggi dello spettacolo obblighino chiunque - anche i più idealisti - a piegarsi al proprio personaggio. Invece venerdì 30 aprile, alla Rocca dei Papi della cittadina viterbese, è andato in onda un Santoro misurato, razionale e anche efficace (al limite del convincente). Anzi, proprio per questo ai confini del convincente. Ai confini perché le accuse ribadite per lâ??ennesima volta al Cavaliere (di connivenza con la mafia, oltre al dispotismo mediatico-pubblicitario e altro, molto altro ancora) sono pesanti e consistenti. Se fosse così - «giacché spetta alla magistratura far luce al riguardo», come ha detto Santoro - lâ??Italia si troverebbe senza capo né coda. A questo punto il nostro ha introdotto la questione centrale (insieme alla guerra in Iraq) del suo monologo. Un monologo godibile che ha trovato il culmine quando ha esclamato: «Chi non è retto moralmente non dovrebbe fare politica».
Piacevole perché Santoro ha posto lâ??accento su un altro principio sacrosanto: chi merita deve essere premiato. Dicendo che «prima o poi chi vale la spunterà » il giornalista prestato alla politica (anche lui) ha tolto un velo su un male endemico della società italiana: la meritocrazia offesa dal clientelismo e le raccomandazioni. Le quali portano effetti negativi di vario genere. Uno per tutti quello che in economia si chiama non efficiente allocazione delle risorse. In parole povere significa che i beni per essere produttivi devono essere utilizzati nel migliore dei modi, ossia per i fini per cui sono stati prodotti; quindi se ad esempio si usa un tavolo dellâ??ufficio per il riscaldamento, il fuoco lo si otterrà , ma poi non si avrà più un oggetto su cui appoggiare il computer o il telefono.
In conclusione, un Santoro che non tâ??aspetti è un Santoro bipartisan, un vero giornalista, che critica i princìpi e non fa sconti agli amici di partito che non rispettano tali princìpi. Un vero liberale (si spera non si offendaâ?¦).