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Articolo 21 - Editoriali
Le due parole su cui riflettere: libertà e oscurare
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di Francesca de Carolis

Ci sono due parole sul cui uso mi sono interrogata a proposito delle polemiche sulla puntata del Dopotg1 con l??intervista all??ex ministro Calderoni. Le parole ??libertà?? e ??oscurare??. 

??Si vuole cancellare la libertà del TG1??, ha detto qualcuno di Forza Italia. ??La Rai non poteva oscurare il ministro della Repubblica??, interviene la presidenza della Rai. Scende in campo il Corriere della Sera: ??Polemiche magari patrocinate dagli stessi che criticano i tg per presunta reticenza???.

Intanto, credo sia bene sottolineare che il comitato di redazione del TG1, intervenuto a proposito, non contesta mancati ??oscuramenti??, ma, riconoscendo piuttosto al direttore di aver impedito che l'avventato ex ministro esprimesse appieno la sua provocazione, si limita a sottolineare che forse la direzione avrebbe dovuto ribadire con chiarezza e forza una presa di distanza.

Le due parole, dunque: libertà e oscurare. Il libero TG1 quindi non oscura. Come dire: non censura. Certo, non oscura e non censura i ministri. Lontano dai ministri l??ombra scura sotto la quale può invece scomparire un certo numero e un certo tipo di notizie. Per mancanza di spazio, magari, o per distrazione, o per opportunità ( politica?). Apro una parentesi: non è forse oscuramento, o censura, più sottile, più profonda, più grave, ai fini del messaggio che viene trasmesso? Il buio che ha inghiottito, per fare solo un esempio di cronaca spicciola, ogni traccia dello scandalo della asl romana, o della asl di Termoli, e i loro più o meno eccellenti inquisiti, più o meno legati al mondo della politica. Con i tempi di tanta mala sanità che corrono?

Ma, chiusa la parentesi, e ritornando al caso Calderoli, non si può non porsi alcune domande. Come chiedersi se il divieto di fare censure non incontri, pure nella più libera delle testate, un limite in quella che viene definita ??attenzione alle sensibilità da tutelare??. O domandarsi quali sono le condizioni storiche, politiche e sociali che rendono l??una o l??altra sensibilità in misura maggiore o minore degne di tutela. E dunque quando, da cosa e come sia necessario prendere le distanze. Cosa non possa essere trasmesso. Cosa possa essere trasmesso ??con notarile solerzia??.

??Con notarile solerzia??: riprendo la frase di Gad Lerner. Che interviene per ricordare come andò quella volta che al tg1, quando ne era direttore, furono trasmesse  immagini sgradevoli nonostante le sue contrarie disposizioni. Lerner ricorda che nel corso dello stesso tg si sentì in dovere di scendere in studio per chiedere scusa in diretta'. Si dimise anche. 'Me lo imponeva., dice, la regola della responsabilità oggettiva del direttore??.

Rimasero delle posizioni da chiarire: se il direttore Lerner aveva chiesto che le scandalose immagini in questione non venissero trasmesse, in quale punto della ??catena di produzione?? ci fu ( se ci fu ) errore individuale rilevante almeno quanto quello ??oggettivo?? della direzione?

Allora inchieste formali e informali investirono l'intera filiera che in qualche modo fu coinvolta nell'episodio, ( in genere i servizi vengono realizzati da un giornalista, che risponde a un responsabile di redazione tematica, che risponde alla direzione anche attraverso un vice direttore delegato all'apposita edizione eccetera).

Ognuno aveva una legittima spiegazione per giustificare il proprio operato e dopo un periodo di ??transizione??, tutto tornò a posto come prima. Che individualmente parlando è probabilmente stata la soluzione più giusta, che ha ridato pace e serenità anche più in generale alla redazione.

Ma c??è un segno profondo che secondo me quell'episodio ha lasciato dietro di sé. Il senso di una sorta di irresponsabilità che è diventata ??irresponsabilità di sistema??, se il sistema in qualche modo di fatto si è autoassolto. Ed è cosa che non ha fatto bene, credo, al nostro modo di fare informazione.

Il principio di irresponsabilità è cosa sottile e invasiva. Copre gli errori di un episodio, magari per fortuna del tutto isolato, ma poi si spande, fino ad abbracciare comportamenti, pensieri, l??intero sentire? Credo che anche all??ombra di questo principio sia maturata la deriva nella quale ci troviamo. E?? anche all??ombra di questo principio che credo il mestiere di giornalista stia scomparendo.  Lo spiega bene su queste pagine Giovanni di Grigenti: è troppo comodo ??riporre tutte le speranze in un cambio di guardia politica?? e ??i condizionamenti oggettivi di questi tempi non possono fare dimenticare le responsabilità soggettive di chi troppo facilmente si è piegato ai nuovi committenti??.

Ritornare alle regole della professione, riassumersi tutte le responsabilità che questa deve comportare. E?? l??unica strada per riacquistare credibilità, credo. Non nascondendosi, però, quanto questa strada sia in salita.

Qualche tempo fa, mi è capitato di parlare con un gruppo di colleghi di quanto avessi apprezzato una trasmissione della BBC world, durante la quale il primo ministro Blair rispondeva alle domande di una platea di rappresentanti di varie parti sociali  (studenti, commercianti, professionisti?), oltre a quelle del giornalista - conduttore. Mi aveva molto colpito la bravura del giornalista che ogni volta che ha ritenuto opportuno ha contestato con garbo ma con fermezza le risposte di Blair. Interrompendolo persino. ??Non si interrompono i ministri, ha commentato qualcuno fra i colleghi. La mia educazione non me lo permetterebbe??.

Che il problema sia questo? Scardinare questa nostra ??irresponsabile educazione??. Non so quanto sia semplice.

*giornalista del Tg1

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