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Articolo 21 - Editoriali
Ed ora, dopo la candidatura, tiriamo un sospiro di sollievo
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di Giorgio Santelli

Abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Perchè tra i sentimenti che si azzuffavano quello più ricorrente era: non è possibile. Sì, onestamente non sarebbe stato possibile che i Ds arrivassero alla scelta di non candidare Giuseppe Giulietti e, con lui, questa nostra meravigliosa esperienza che prosegue da cinque anni.

Quante volte ci siamo interrogati, tra amici compagni, e ci siamo detti "a che è valso il nostro impegno?".
Perché fin da subito abbiamo sentito che un no a Giulietti sarebbe stato un no al nostro impegno. Così come ci eravamo esaltati nel momento in cui l'Unione dette incarico a Beppe per la gestione della comunicazione per le primarie, così siamo rimasti sconcertati nell'apprendere che su una questione di fondamentale importanza come quella della comunicazione, una deroga non sembrava essere importante.

Ora, dopo quindici giorni di passione, possiamo dire che ha prevalso, sopra ogni cosa, la ragione. Ed è giusto, in un momento come questo, ringraziare tutti quelli che non si sono arresi fino alla fine.

Quando vado a scorrere i ventimila che hanno sottoscritto l'appello non per Giulietti - lo ripeto - ma per Articolo 21, mi accorgo di quanta solidarietà, passione politica, passione civile e orgoglio c'è in ognuna di quelle firme.

In momenti di difficoltà è molto semplice tirarsi indietro, evitare di esporsi. Noi di Articolo 21, in questi cinque anni  difficili, non ci siamo mai tirati indietro. Sempre in prima linea contro ogni censura, ogni legge vergogna, ogni epurazione. E, credete. Per molti non era né semplice né scontato. Nei momenti di maggiore potere Berlusconiano non era semplice, per un giornalista Rai o Mediaset o della carta stampata, magari anche precario, esprimersi senza se e senza ma a favore di Biagi, Santoro, Luttazzi. Non era semplice per chiunque provava a lavorare da free lance nel mondo della comunicazione o del teatro o come autore esprimere le proprie idee. Il più delle volte accadeva che si finiva ai margini, isolati e senza lavoro perché si diventava persone scomode al potere. Non esistevao, per tutti, corazze parlamentari o corazze "a tempo determinato".

In questi quindici giorni di difesa del nostro lavoro, per molti sarebbe stato semplice tirarsi indietro, mettersi ai margini e lasciare che le dure ragioni della politica - sicuramente in difficoltà anche per colpa di una legge elettorale tanto sbagliata quanto anti-cittadino - prendessero il sopravvento su quelle della passione e dell'impegno. Quelle ventimila firme sono state ventimila appelli a non disperdere un lavoro che non poteva fermarsi. Sono ventimila stimoli a proseguire, sono ventimila biglietti da visita di una coalizione che ha la capacità di cambiare idea su questioni importanti.

Quelle ventimila firme sono firme che uniscono. Non sono tante, se paragonate ai voti che serviranno per mandare a casa questo governo. Ma sono una dote di libertà. La redazione di Articolo 21 non può far altro che ringraziarvi uno per uno.

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