di Francesca De Sanctis
Viaggio a Buenos Aires con il governatore del Lazio Marrazzo. «Finalmente col voto torniamo cittadini di serie A»
da L'UnitÃ
SONO QUASI la metà dell'intera popolazione gli italiani in Argentina, eppure quando incontrano un turista italiano sono capaci di rincorrerlo per metri e metri
pur di scambiare qualche parola. Magari ti chiedono un commento sul Festival di Sanremo e poi iniziano a raccontarti le loro storie. Veneti, marchigiani, siciliani, campani, laziali. chi ha vissuto l'infanzia nella città d'origine non ha perso il proprio dialetto, chi invece è arrivato piccolissimo a Buenos Aires parla un italiano stentato. Tutti però, sono orgogliosi di essere italiani e finalmente, dicono, "italiani di serie A". Già , perché 885mila elettori sudamericani sono chiamati, per la prima volta, ad eleggere due senatori e tre deputati, che rappresenteranno gli italiani o i discendenti degli italiani nel nostro Parlamento. Ma c'è già qualche piccolo problema, per esempio sul numero dei votanti, perché dalle liste consolari risultano 722mila gli elettori. «Il problema è che i Comuni italiani spesso impiegano troppo tempo ad aggiornare le loro liste dei residenti - spiega Edoardo Pollastri, un imprenditore candidato al Senato per l'Unione (lista Indipendente) - Mia moglie fino a qualche giorno fa risultava ancora residente a Roma». Il simbolo dell'Unione qui (altra piccola anomalia) spunta assieme alla scritta Prodi per rappresentare tutto il centro-sinistra, che nel Sudamerica candida alla Camera anche Natalina Berto (Margherita), l'ex ambasciatore Giovanni Jannuzzi (Indipendenti), la giornalista Mariza Bafile (Ds), il professor Arduino Monti (Rifondazione), l'imprenditore Francesco Rotundo (Margherita); e al Senato il professor Biagio Primo (Indipendente), Mirella Giai (Ds) e l'avvocato Dario Ventimiglia (Italia dei Valori).
«Qualcuno penserà che queste elezioni siano un risarcimento per gli italiani, ma non è così - ha detto il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo a conclusione del comizio dell'Unione a Buenos Aires - . Sarebbe svilire l'italianità all'estero. Voi non dovete dire grazie a nessuno, siete necessari all'Italia oggi come lo siete stati in passato».
Cosa devono fare questi parlamentari? Si chiede Marrazzo, «assolvere i vostri bisogni - ha detto - e saper partecipare al cambiamento». Senza dubbio le elezioni politiche del 9 aprile sono una grande occasione per gli italiani all'estero, «è una opportunità che non possiamo perdere per dimostrare che abbiamo tutti gli stessi diritti» dice Natalina Berto, e Francesco Rotundo aggiunge che «bisognerà occuparsi degli assegni sociali, migliorare le reti consolari, rivendicare le pensioni».
E sono proprio questi i temi più urgenti che gli italiani all'estero chiedono ai propri candidati. «In questi anni ci sono mancate così tante cose - racconta Silvana Stramucci, 62 anni, nata a Cingoli (Macerata) e residente a Buenos Aires dal 1956 - L'assistenza agli anziani, per esempio, o il diritto di acquisire la cittadinanza italiana. Per averla, oggi, devono trascorrere almeno tre anni - continua Silvana - Noi tutti, al contrario, aiutiamo l'Italia pure stando qui, acquistando prodotti made in Italy, e facendo conoscere la nostra patria all'estero. Sentiamo molta nostalgia dell'Italia, per chi è emigrante perdere la patria è un po' come perdere la propria madre. Finalmente a partire da queste elezioni smetteremo di essere considerati un numero, ma saremo italiani di prima categoria». Finora, infatti, gli italiani all'estero avevano votato solo per due referendum e per l'elezione dei rappresentanti del Comites.
«In questo modo possiamo cambiare una realtà politica che non ci piace e porre fine una volta per tutte agli effetti negativi del centrodestra - spiega Luis Montaner, 39 anni, metà veneto metà siciliano - Dopo la crisi del 2001 non abbiamo avuto nessun tipo di aiuto dall'Italia, Berlusconi ci ha sempre detto â??arrangiatevi come poteteâ? e questa mia sensazione è condivisa da molti italiani. Ci vergogniamo della politica portata avanti da Berlusconi in questi anni, che ha interrotto qualsiasi dialogo con l'Argentina. Dai nostri candidati, quindi, ci aspettiamo trasparenza, legalità , equilibrio».
La pensa allo stesso modo Luciano Masuti, 67 anni, di origine veneta. «Sono stato in Italia lo scorso anno e ho visto con i miei occhi la politica disastrosa di Berlusconi». Ancora più pesante il giudizio di Liliana Pollice, 49 anni, di origine siciliana, quando dice che in fondo «la politica di Berlusconi non è molto diversa da quella di Menem. Entrambi - dice - pensano solo ai propri interessi. Spero solo che i nostri figli non debbano passare quello che abbiamo passato noi. Bisogna difendere i giovani».
C'è ancora qualche settimana di tempo per ricevere la scheda elettorale a casa, che dovrà arrivare entro il 22 marzo, poi gli elettori aventi diritto potranno scegliere il proprio candidato col sistema proporzionale e inviare le schede agli uffici consolari.
E per i vincitori si tratterà solo di decidere come partecipare ai lavori del Parlamento. Ritorno in Italia? O teleconferenze? In ogni caso sarà come tornare a casa.