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Articolo 21 - Editoriali
Par condicio a senso unico
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di Vittorio Emiliani

Nella campagna elettorale 2001, con la famigerata â??Rai dellâ??Ulivoâ? il tempo/presenza riservato ai due schieramenti risultò praticamente identico. Il Tg1 dava tempi uguali, il Tg2 ne assegnava di più al centrodestra e il Tg3 al centrosinistra. Risultato: un equo pareggio. In questa campagna elettorale - nella settimana 18-24 febbraio, in piena par condicio - fra centrodestra e centrosinistra ci sono stati, invece, 20 punti di differenza a vantaggio del primo.

Il Tg3 assegna, di fatto, ai due poli gli stessi tempi, ma lo scarto a favore di Berlusconi e dei suoi balza a 20 punti sul Tg1 e ad oltre 40 sul Tg2. Ã? lâ??imparziale Osservatorio di Pavia, non lâ??Unità, a fotografare in questi termini abissali lo squilibrio grazie al quale Clemente J. Mimun e Mauro Mazza, direttori dei due telegiornali, travolgono, da subito, ogni regola paritaria fissata dalla legge. Questa è lâ??Italia, questa è la Rai dopo cinque anni di berlusconismo. Fatta o ripristinata la legge, immediatamente la si aggira e tanti saluti. Per quanto riguarda i Tg di casa Berlusconi, si può ben immaginare quale possa essere il trattamento riservato a Prodi e agli altri. Cinque anni fa esso risultava già largamente a favore del centrodestra.

Sul Tg4 il doppio del tempo/presenza, allâ??incirca. Figuriamoci adesso.
Nonostante nuotino in questa pacchia mediatica che trasforma in burro i vincoli di legge, gli esponenti del centrodestra si sono fieramente indignati per la mancata messa in onda da parte della Rai del memorabile discorso tenuto dal Cavaliere davanti al Congresso (per la verità inzeppato, visti i vuoti, da commessi e invitati), il famoso discorso del bambino Silvio col suo babbo al cimitero di guerra americano (dove? ad Anzio? a Salerno? ancora più a sud? non si sa, chissà se Bonaiuti ci potrà mai aiutare). Essendo sempre in tv, sui loro cinque canali fra privati e pubblici, non si erano nemmeno accorti che RaiNews24 lâ??aveva trasmesso integralmente.

Gli è stato fatto notare quando hanno protestato perché lo stesso canale satellitare Rai ha mandato in onda il discorso di Romano Prodi al congresso nazionale della Cgil. «Volete confondere i fiori di Silvio coi cavolfiori di Romano?», è stata lâ??altera e alterata messa a punto. Ã? vero, la passione del Cavaliere per il giardinaggio e per le fioriere è universalmente nota fin dalle radiose giornate del G8 a Genova documentate da un ben diverso Tg1, quello diretto da un grande galantuomo e professionista, Albino Longhi. Sembrano passati secoli, in peggio naturalmente. Quanto ai cavolfiori, non so Prodi, noi li apprezziamo molto, in tanti modi diversi.

Per non perdere lâ??abitudine, anche Televideo batte la medesima strada di una informazione omogeneizzata alla linea della maggioranza. Lo stesso accade nei vari Radiogiornali Rai, subito allineati e coperti. Ora ci si è messo di buzzo buono - visto che câ??è il voto degli italiani allâ??estero - anche Massimo Magliaro, ex portavoce di Almirante, il quale, secondo i dati dellâ??Osservatorio di Pavia, privilegia, come il Tg2 di Mazza, Fini e An. Mentre Mimun dà a Forza Italia un fiato che, sul campo, forse ha soltanto la Roma, e poi, e poi.

Ã? lo stesso direttore che nel 2001 riempiva il video di sangue, di rapine nelle ville, di bande armate omicide e così via, raccontando unâ??Italia allo sbaraglio. Inutile fargli presente che i delitti e certi reati erano calati, anche drasticamente, negli ultimi anni. Lui tirava diritto non curando statistiche di sorta. Lo stesso che omise il sonoro di Berlusconi (dato da tutti) quando, in conferenza-stampa, definì lâ??assassinio Dâ??Antona «un regolamento di conti a sinistra», e poi pure lâ??epiteto di «kapò» col quale lo stesso Cavaliere apostrofò, nellâ??aula di Strasburgo, il socialdemocratico tedesco Schultz. Un fiore fra i tanti di questa legislatura.

A questo punto, e manca ancora più di un mese al voto, Berlusconi ne ha sparate tante: per settimane e settimane Unipol e Consorte, un giorno sì e lâ??altro pure i comunisti mangiabambini, ha invaso tutte le trasmissioni fingendosi persino rapito da Biscardi, il viaggio dallâ??amico Bush lâ??ha consumato, dallâ??amico Putin, dopo la vicenda del metano, è meglio non andare. Insomma, nel gioco ad una punta quel che poteva fare, con tanti milioni di euro, lâ??ha fatto e lo sta facendo. A lui, al suo cerone, alle corna nelle foto ufficiali, ai lifting, ai trapianti di capelli, alle bandane, e a mille altri fiori del suo giardino, ci abbiamo fatto lâ??abitudine. Chi mi preoccupa non è tanto Fini che - come disse anni fa Antonio Padellaro (direttore, non è piaggeria, è cronaca) - «non dice mai niente, ma lo dice benissimo». Tranne quando si altera e spiana la vecchia grinta. Ã? piuttosto Pier Ferdinando Casini: sceso dal piedestallo di presidente della Camera, ha perduto il bon ton assumendo atteggiamenti e linguaggi da bottega propagandistica. Prima magari si tratteneva. Oppure faceva sponda dialettica col sottile Follini, ora sostituito con questo Cesa che, onestamente, può funzionare dalle parti di Arcinazzo. Se funziona. E poi forse aveva ragione Karl Popper: la televisione fa male. O almeno certa cattiva, pessima televisione.

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