da Lâ??Unità

«In Italia permane un sistema unico al mondo, paragonabile solo a quello del Kazakhstan, dove le tv di stato, una volta privatizzate, sono passate alla moglie del presidente. E quando abbiamo fatto presente che la situazione era insostenibile, quel regime ci ha risposto che c'è un caso analogo nel cuore dellâ??Europa, in Italia». Sono le parole del commissario Osce per i media, Freimut Duve, in un convegno a Torino, come ci racconta Ennio Remondino, inviato speciale della Rai e corrispondente da Belgrado durante la guerra per il Kossovo (Senza regole. Gli imperi televisivi allâ??assalto dellâ??Europa, Editori Riuniti, 14 euro). E se dal punto di vista del pluralismo televisivo lâ??Italia sta molto male, purtroppo in non pochi paesi europei non è che la situazione sia molto più allegra. Nel libro, ricco di notizie di prima mano, puntuale nella ricognizione dei nodi più gravi che stringono al collo il pluralismo informativo nel vecchio continente, si documenta per esempio lâ??innegabile tendenza, nel vasto arcipelago dei paesi dellâ??unione, che pone sotto il controllo della politica ilmezzo televisivo: una subordinazione, a volte più, a volte meno, evidente, che spesso sâ??incarna in un potere politico che usa direttamente o affida ad amici lo spazio audiovisivo nazionale. Aggiornato e pervaso da un senso elevato del proprio lavoro, da una non comune tensione ideale, il volume del giornalista, che, ricordiamo, nel luglio del â??90 fece arrabbiare Cossiga per una inchiesta del Tg1 sui rapporti tra la Cia e la P2, ci offre interessanti punti di vista sulla crescita internazionale di una mediacrazia dai tratti autoritari e neoconservatori. Senza regole dedica una parte importante delle oltre 200 pagine al nostro paese, ma non è lâ??ennesimo pamphlet antiberlusconiano: caratterizzato comâ??è, piuttosto, da uno approccio più largo e complesso sul mondo. Ci sarebbe da eccepire, invece, sullo sguardo orwelliano che sostiene lâ??impianto del bel reportage di Remondino: un pessimismo della realtà non del tutto sinonimo, come ci insegnano le straordinarie mobilitazioni di questi anni, di una scontata manipolazione delle coscienze. Ma a parte ciò lo scritto ha il pregio indubbio di mettere in guardia contro «i tanti Berluschini che si incontrano viaggiando per lâ??Europa mediatica, tutti con lâ??aspirazione a crescere, a condizionare il mercato e a intervenire sulle sue regole», invitando quellâ??Unione Europea così pronta ad incrociare «le matite della diplomazia sulle quote latte», a «darsi davvero una mossa su questo elemento fondamentale di democrazia». Uno sprone per lâ??Europa, come dice Baron Crespo nella sua prefazione, a fare di più e di meglio nel campo dellâ??informazione e della garanzia della molteplicità delle sue fonti.