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Sinistra divisa e Silvio rivince
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di Giuseppe Giulietti*

Sinistra divisa e Silvio rivince

“Non voglio quel giustizialista di di Pietro..”, “Rutelli è un traditore, se ne stia a casa..”, “Vendola non lo voterei mai.”, “Mai e poi mai con Casini e i suoi..”, “Il Pd scelga o Vendola e Di Pietro o noi.”. Se fossimo in Berlusconi, nonostante i tanti dolori privati e pubblici, ce ne andremmo sereni in vacanza, con la paletta e il secchiello a giocare con i nipoti. Sino a quando lo stato delle opposizioni sarà quello espresso nelle frasi che abbiamo riportato all’inizio, non correrà rischio alcuno, rivincerà a mani basse.

Neppure in un momento come questo, infatti, alcuni esponenti delle opposizioni, moderati o radicali che siano, riescono a mettere da parte gelosie, rancori, schemi del passato.

Per alcuni di loro quello che conta è solo “l’effetto differenza”, cioè la ricerca di una posizione che consenta una immediata visibilità, costi quel che costi, anche la prospettiva di una sconfitta eterna.

Eppure non ci vuole molto a capire che Berlusconi è già entrato nella campagna elettorale, ha già predispoto il piano di azione mediatica e a settembre cercherà di sferrare il colpo del K.O.

Cosa altro dovrebbe fare? Berlusconi si è rivelato uno statatista piccolo, piccolo, ma è il migliore tra i comunicatori, il più spregiudicato, quello capace di tentare la giocata più imprevedibile ed estrema. La cura dell’interesse generale gli è quasi estranea,ma nella difesa del suo interesse immediato è micidiale, da qui l’obbligo per lui di scegliere l’unica strada che lo può vedere vincente: quella dello scontro frontale, della campagna elettorale permanente, dei media usati come moderne squadre d’azione.

Di fronte ad uno scenario prevedibile, anche se non scontato per la presenza di altri autorevoli attori quali ilpresidente Napolitano, sarebbe opportuno ricercare con pazienza tutti gli elementi che possono unire le opposizioni e persino costruire un ponte con il gruppo di Fini e con quegli esponenti della destra che hanno deciso di rompere i ponti con il berlusconismo. Questo richiederebbe pazienza, misura nel linguaggio, capacità di superare gli shemi del passato, generosità politica ed umana.

Uno di parlamentari più vicini a Fini, Fabio Granata, in una intervista alla Stampa di Torino, ha affermato che in caso di elezioni “si potrebbe pensare anche ad alleanze inedite…”. A sinistra qualcuno ha già storto il naso e ha strillato: “Con i fascisti mai”. Ma siamo davvero sicuri che il fascismo dei giorni nostri abbia il volto di Granata o dello stesso Fini? O piuttosto non sarà il caso di preoccuparsi delle campagne tese a colpire il principio stesso di legalità e di giustizia sociale sui quali si fonda la Costituzione?

Per quanto ci riguarda non avremmo esitazione ad appoggiare e a dare il nostro voto a quelle liste che dovessero mettere al centro questi valori, quante più donne e uomini diversi tra loro, anzi diversisissimi, decideranno di ritrovarsi sotto le bandiere tricolori della costituzione e della lealtà repubblicana si ritroveranno e tanto meglio sarà.

Questa eventuale, inedita alleanza dovrà essere vissuta come una opportunità, come una occasione per rimettere al centro della politica l’interesse generale e persino come un passaggio obbligato per poter tornare dividersi, senza traumi e senza minacce, tra destra e sinistra, come accade in tanti altri paesi e come tornerà ad accadere in Italia, quando l’incubo sarà terminato.

* Blitz quotidiano


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