di Stefano Marcelli
" Akbar Ganji è condannato a vita ? " se lo chiedono Stefano Marcelli e Ahmad Rafat di Information Safety and Freedom dopo che il Tribunale di Teheran non ha autorizzato la liberazione del giornalista detenuto dal 2000 , nonostante la scadenza della pena .
" Ganji è gravemente ammalato di asma e nel carcere di Evin risulta tenuto in stretto isolamento , privato delle cure mediche e sottoalimentato ", si legge nella nota di Isf . " Ganji sta pagando solo per reati di opinione - scrivono Marcelli e Rafat - , per il suo lavoro di giornalista che ha denunciato colpe del regime , a cominciare dalla sanguinosa serie di delitti di intellettuali compiuti alla fine degli anni novanta in Iran e all'estero . Chiediamo alle associazioni , ai politici e alle istituzioni che in questi mesi hanno raccolto il nostro invito a sostenere la campagna per la liberazione di Ganji di far sentire la propria voce verso il governo di Teheran . Si tratta di una campagna strettamente umanitaria che ha come unico obbiettivo , quello di riportare un uomo alla vita e agli affetti della moglie e delle figlie . E quello di difendere il lavoro di un giornalista coraggioso che è colpevole solo di aver fatto il proprio mestiere in piena indipendenza ".
" Crediamo - cosÏ si conclude la nota di ISF - che un gesto umanitario nei confronti di un uomo malato , potrebbe contribuire anche a stemperare il clima di tensione che sta contrapponendo in questi giorni Teheran e le capitali occidentali . La vita di un uomo è un valore assoluto che va al di là delle diplomazie e dei conflitti tra Stati , e incarna il principio di universalità ".