di Riccardo Orioles
"E' finito il tempo delle deleghe, il tempo dei soprusi e dei ricatti. Si sono potuti permettere di uccidere persone e far sì che, con la complicità di qualcuno, un chiaro omicidio diventasse suicidio o incidente. La gente ha capito e soprattutto ne parla, non è più un mormorio spaventato. Io continuo a ribadire il mio impegno nella lotta alla mafia, soprattutto alla ricerca delle verità sull'assassinio di mio padre, ma anche su quei soprusi, abusi e atteggiamenti mafiosi che
qui hanno scandito ogni attimo degli ultimi vent'anni. Ho assicurato alle tante persone oneste che mi hanno chiesto di tornare per aiutarli in questa uscita dal tunnel che sarò presente e che nesssuno potrà fermare questo processo di rinascita perchè è la gente onesta che lo vuole. La loro e la mia necessità è più forte di qualsiasi Saro Cattafi, Giuseppe Gullotti, Piero Arnò, Giovanni Sindoni e di
qualunque infedele rappresentante delle istituzioni".
(Sonia Alfano)
Questo articolo (coi suoi bravi nomi e cognomi al posto giusto: si vede che chi le ha insegnato a scrivere le ha insegnato bene) è di una giovane donna che appartiene a una famiglia di giornalisti siciliani. E' uscito su un giornaletto che facciamo giù in Sicilia, in un paesino piccolo e assediato dai mafiosi (trenta morti in vent'anni) e però con dei compagni che lo difendono contro i mafiosi.
Sonia, pochi giorni fa, è stata minacciata dai mafiosi mostrandole una pistola. In questo momento è al liceo di Barcellona, insieme ad alcuni di noi, a parlare ai ragazzi. Fra poche ore saremo tutti in piazza a Milazzo, al comizio dell'antimafia. Faremo, ancora una volta, i nomi e i cognomi.
(Il giornale - ma è un foglio solo, fotocopiato - si chiama "La primavera", e ne sono orgoglioso. Meglio qui a fare questo che coi fagiolini, i ritanni, i comunisti di banca e i giornalisti da tavolino
lassù a Roma).
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"Questo foglio è semplicemente un promemoria per tutti coloro che vogliono bene a Milazzo. Per quelli che da ragazzi si sono tuffati al Capo e hanno nuotato a Mardiponente, per quelli che hanno passeggiato con la loro ragazza alla Marina e hanno passato una vita qui oppure sono partiti e sono tornati poi dopo tanti anni. E trovano qualcosa di strano. Il mare c'è sempre, il tramonto è sempre bellissimo e struggente. Ma c'è un che di cupo e grigio, di prepotente, che prima sicuramente non c'era.Sicilia, Calabria e Campania sono, nella classifica del benessere e dell'occupazione, agli ultimissimi posti. Perché? Perché c'è la mafia, lo sappiamo tutti. I tassi di disoccupazione giovanile vanno di pari passo coi numeri degli omicidi, degli appalti truccati e dei traffici di droga.Ogni nuovo milione fatto da un mafioso, è un altro gruppo di ragazzi che resta disoccupato e se ne va.Noi no, a Milazzo no! Milazzo è un'altra cosa, Milazzo è un'isola. Lo credevo anch'io. Ma i numeri sono quello che sono. Milazzo oggi è assediata dalla mafia esattamente come Partinico
o Corleone. Se le lasciamo prendere piede, non ce ne liberiamo mai più. Perciò dobbiamo avere il coraggio di muoverci ora, tutti insieme, senza paura.
Chi è contro la mafia è amico nostro, qualunque sia il suo partito.
Chi è con la mafia (e si può essere con la mafia in tanti modi, anche per semplice tolleranza o leggerezza) è dall'altra parte.Ai delitti di mafia, ci pensano i magistrati. Ma ai comportamenti di mafia dobbiamo pensarci tutti noi. Nessuno che abbia a che fare coi mafiosi deve poter fare politica, essere interlocutore politico, essere accolto in una maggioranza comunale. Su questo giudicheremo i politici, e non sui discorsi"
(Riccardo Orioles)
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DOSSIER/ CINQUE STORIE DA NON DIMENTICARE
LA RAGAZZA
Graziella Campagna, diciassette anni, lavora in una lavanderia a Villafranca Tirrena. Nell'abito di un cliente, per caso, trova un'agenda. E' l'agenda di Gerlando Alberti junior, un boss palermitano. Una rapida "inchiesta" dei mafiosi e, pochi giorni dopo, Graziella viene rapita e uccisa. E' il 12 dicembre 1985.
IL BAMBINO
Si chiamava Giuseppe Sottile e aveva tredici anni. I killer spararono per colpire suo padre ma uccisero lui. Questo avvenne sedici anni fa, nel 1990.
LA STUDENTESSA
Anna Cambria stava andando al bar per prendere un gelato quando i killer, come si dice, "entrarono in azione". Per terra rimasero la vittima designata, un ex calciatore, e anche lei. Aveva sedici anni e
faceva il commerciale. Era l'autunno dell'89. Nessun colpevole individuato.
IL GIORNALISTA
Le inchieste di Beppe Alfano, ucciso a Barcellona il 18 gennaio 1993, non si limitavano alla sua città. Furono oggetto della sua attenzione anche gli scandali dell'Aias di Milazzo (speculazioni edilizie e finanziarie coi soldi destinati ai bambini disabili), delle truffe all'Aima (contributi agricoli a boss e imprenditori), e dei traffici sul complesso turistico di Portorosa.
IL DOTTORE
"Il dottor Attilio Manca di Barcellona, è stato rinvenuto cadavere nella sua casa di Viterbo...". Era il 12 febbraio 2004 e Manca la sera prima era stato invano atteso da un collega. A un altro aveva
detto di dover fare un "intervento delicato", senza dire dove. Causa della morte, un'iniezione letale. Vicino, su un tavolo, i suoi strumenti di lavoro. Manca, che era urologo, poteva essere utile -
pensano i genitori - a qualche boss operato alla prostata, per esempio Provenzano.
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DOCUMENTI/ DALLA RELAZIONE DI MINORANZA DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA
«Molto lacunoso appare l'intervento degli organi giudiziari e di polizia a proposito della città di Milazzo, che è uno snodo importante sia come possibile terminale di investimento in attività commerciali dei proventi dei traffici illeciti della mafia barcellonese sia per i suoi collegamenti con le Isole Eolie, da sempre nelle mire degli interventi speculativi di Cosa Nostra. Peraltro, indagini del passato avevano portato alla luce una base provenzaniana creata a Milazzo da Luigi Ilardo».«Desta ovvio sconcerto che Domenico Italiano, arrestato e condannato a Caltanissetta con sentenza definitiva nel processo.
"Grande oriente", sia divenuto, dopo aver scontato la pena, presidente della locale squadra di calcio, peraltro foraggiata dai finanziamenti dell'amministrazione comunale. Senza tacere che nella stessa società calcistica un ruolo dirigenziale ha svolto Santino Napoli, il quale, da inequivoche intercettazioni telefoniche del procedimento "Omega", è risultato l'autorevole referente del clan barcellonese nella città di Milazzo».«Città nella quale Napoli, per sovrapprezzo, è in atto
consigliere comunale, per il secondo mandato consecutivo (significativamente sempre schierato con la maggioranza, prima a sostegno di un'amministrazione di centrosinistra e ora di centrodestra), e controlla rilevanti attività economiche anche attraverso il figlio».