di Salamandra
Circolano troppe mezze-verità e bugie diplomatiche sul fatto se il governo italiano sapesse o meno delle torture, perpetrate dai militari anglo-americani contro i prigionieri iracheni.
Eâ?? inutile nascondersi ancora, come stano facendo i maggiori esponenti della colazione di centro-destra, sulla nostra estraneità al sistema organico delle torture, in quanto il contingente italiano non ha responsabilità nel controllo delle prigioni-campi di concentramento, che solo un anno e mezzo fa erano gestiti dai pretoriani del dittatore Saddam.
I governanti italiani, certo, strillano contro le â??brutture e la disumanità â? degli atti violenti commessi dalle truppe di occupazione in Iraq. In realtà , stanno nascondendo allâ??opinione pubblica quello che già sapevano da alcuni mesi. A togliere il velo dallâ??ipocrisia governativa degli autodefinitisi â??migliori amici di Bushâ? (il vanto berlusconiano che finora è costato lo stop al rilascio, sempre più difficile, dei nostri tre ostaggi a Baghdad!), è il contenuto dellâ??intervista rilasciata alla radio della BBC, da parte del portavoce della Croce Rossa Internazionale, Antonella Notari.
A Febbraio 2004, i comandanti dei contingenti anglo-americano, i loro governi e il Capo dellâ??Autorità provvisoria irachena, lo statunitense Paul Bremer, avevano ricevuto i dossier della CICR sui tanti casi di torture avvenuti in 14 prigioni. Simili denunce erano state già pubblicate da Amnesty International e, a quanto risulta dalle ultime indagini, da quasi un anno settori investigativi di Londra e il ministro laburista della Difesa, Hoon, avevano pacchi di fotografie che testimoniavano incontrovertibilmente le atrocità commesse dai militari alleati. Ufficialmente, i documenti non furono inviati alle autorità italiane.
''Le autorita' competenti sapevano.â?, ha denunciato la portavoce Notari, â??Abbiamo riferito alle persone che erano responsabili di questi prigionieri, quindi erano informate. Avrebbero dovuto prendere le necessarie misure e fare delle serie inchieste in presenza di denunce di abusi''.
Eâ??, dunque, lecito dubitare sulle mezze-verità , sulle bugie diplomatiche di Berlusconi e soci (soprattutto i ministri della difesa, Martino, e degli esteri, Frattini). Non potevano non sapere!
La Croce Rossa internazionale ha un comitato esecutivo in cui è presente anche un esponente italiano, che ovviamente fa riferimento al governo italiano in questi casi di emergenza, come la partecipazione di un nostro contingente in zone operative di guerra.
Lâ??Italia ha suoi rappresentanti al vertice dellâ??Autorità provvisoria, tanto che ha espresso anche un governatore, la Barbara Contini, per la zona di Nassiriya. Nella â??Catena di comando e controlloâ? dei contingenti alleati, lâ??Italia ha suoi ufficiali superiori che interagiscono con il comando alleato, oltre ad interagire attraverso il servizio segreto militare, il SISMI, con la CIA e lâ??intelligence inglese.
I documenti della Croce Rossa internazionale non risultano essere stati â??secretatiâ? nè câ??era lâ??espresso divieto di farli conoscere ai governi alleati impegnati sul fronte iracheno.
Questi personaggi non potevano non conoscere né comunicare a Roma quanto veniva denunciato dalla Croce rossa. Berlusconi ha incontrato Bush e Blair varie volte, e ancor più spesso li ha sentiti per telefono, proprio per parlare dellâ??impegno militare italiano in Iraq e concordare le mosse politiche conseguenti. Eâ?? stato lo stesso Berlusconi a vantarsene pubblicamente!
E allora, o il governo italiano è stato messo allâ??oscuro di tutto dalle organizzazioni citate finora ( e quindi viene ritenuto dagli alleati un â??servo sciocco e inaffidabileâ?, altro che!); oppure, come è più verosimile, nelle segrete stanze di Palazzo Chigi qualcuno sapeva delle torture, qualcuno ha letto seppure di sfuggita i dossier della Croce rossa, ma ha messo la testa sotto la scrivania, nella speranza di tempi migliori. Nella vana e non pagante speranza che nessuno, nellâ??epoca della comunicazione globale, via internet, dei videotelefonini digitali, si prendesse la briga di riprendere e trasmettere immagini orribili e disumane.
Non siamo più ai tempi della Seconda guerra mondiale, quando i documenti della Croce rossa, tra il 1939 e il 1940, denunciavano alle potenze alleate le atrocità che la Germania nazista stava commettendo contro gli ebrei e i prigionieri politici, ma non furono creduti appieno dai governi inglesi e americani. Verità storiche scomode, che solo negli ultimi decenni sono state portate alla conoscenza del grande pubblico.
Ancora una volta, comunque, le bugie hanno le gambe corte, e il â??Re Pinocchioâ? che ci governa rischia di rimanere davvero â??nudoâ?, come nelle migliori pièce tragicomiche.
Ora tocca alle opposizioni incalzare il governo e chiedere se i dossier e le denunce degli organismi indipendenti internazionali sono stati valutati correttamente e perché il governo italiano non ha fatto sapere nulla allâ??opinione pubblica, né si è attivata presso i governi alleati affinché il sistema organico delle torture fosse stroncato.
Questa volta, è in gioco lâ??essenza stessa dellâ??etica occidentale, di quel patto storico non scritto ma che accomuna tutta lâ??Europa, uscita sconvolta dalla Seconda guerra mondiale, e che si basa sul rifiuto di qualsiasi sistema di torture ( è ancora sanguinante il ricordo degli stermini nei campi di concentramento e dei metodi brutali dei nazisti e dei fascisti contro i partigiani).
Lâ??Iraq, per compiacere allâ??unica superpotenza imperiale â??amicaâ?, rischia di farci ripiombare indietro nel tempo e foraggiare le ideologie di morte del terrorismo integralista.
Per tutto questo, è urgente e ineluttabile che il governo italiano esca allo scoperto, o chi sa, nelle istituzioni internazionali, cancelli qualsiasi minimo dubbio. Si prenda esempio proprio dai nostri alleati, gli Stati Uniti e la stessa Gran Bretagna, dove ai segreti apposti dai governi e dalle gerarchie militari, si oppongono la libera stampa e le stesse istituzioni democratiche, senza curarsi delle appartenenze partitiche, senza paura di â??dare un dispiacereâ? a chi siede sulla poltrona di Presidente del consiglio, impegnato a risalire la china scivola di una difficile campagna elettorale.