di Gabriele Polo
Cari amici di Articolo 21,
non sto a spiegare proprio a voi quanto impegno costi la libertĂ d'informazione. Ce lo insegnate ogni giorno. Ma proprio per questo anche attraverso di voi voglio sottolineare l'importanza dell'appello che alcuni colleghi hanno lanciato, dalle colonne del manifesto, per la libertĂ di accesso per i giornalisti all'interno dei Cpt, i "Centri di permanenza temporanea" in cui vengono rinchiusi gli immigrati che approdano nel nostro paese senza poter contare su un ingresso regolare.
Oggi quei centri - spesso gestiti come vere e proprie carceri e caratterizzati da condizioni di vita inumane - non sono accessibili alla stampa. Se non con sotterfugi. Che un giornalista debba "travestirsi" da immigrato o da assistente di un parlamentare per poter svolgere quello che dovrebbe essere un suo elementare diritto-dovere di informazione, rappresenta un arbitrio che viola la libertà di stampa e che finisce per essere umiliante per chi è costretto a mettere in atto simili infingimenti. Quello che chiediamo è la semplice possibilità di fare il nostro lavoro: contro questa richiesta vengono portate una serie di argomentazioni risibili - dalla legge sulla privacy a non meglio precisati motivi di sicurezza -, ma anche gravi nei loro effetti di oscuramento di una realtà che l'opinione pubblica ha il diritto di conoscere.
Un sistema democratico non può essere fondato sul segreto, altrimenti viene meno l'essenza stessa della sua democrazia. Per questo è importante far cadere questo divieto e per questo vi ringraziamo per il contributo che state portando a questa battaglia di civiltà .