di Montesquieu
Forse alla ricerca di una boccata dâ??aria da una campagna elettorale estenuante â?? cominciata con qualche mese dâ??anticipo per lâ?? â?operazione verità â?, diretta agli elettori convinti di essere più poveri di cinque anni fa -; forse perché la forza del gossip (chi farà che cosa?) anche in politica prevale su tutto o quasi, da qualche giorno si è tornati a parlare del rinnovo delle massime cariche istituzionali. Presidenti delle Camere, Capo dello Stato. Una osservazione preliminare: la prospettiva di questi rinnovi è assai diversa, a seconda che si confermi la coalizione al governo, o che si realizzi lâ??alternanza. Nel primo caso, bastano poche parole: chiunque assuma il vertice delle assemblee parlamentari, non avrà che da rifinire un lavoro già ben istruito e abbozzato in questa legislatura. Fra cinque anni, lâ??immagine terza, di garanzia dei presidenti delle Camere, potrebbe avere il fascino dellâ??archeologia istituzionale. Se, invece, toccherà allâ??opposizione di oggi? La riflessione si fa un poâ?? più complessa. Esiste, e non è un gran riconoscimento, una maggiore propensione al rispetto delle istituzioni nel centrosinistra. Eâ?? fuori di dubbio. Ma sarebbe interessante conoscere, dai leader della coalizione, e magari anche dai candidati a quegli incarichi, qual è a loro giudizio la corretta interpretazione di un ruolo, che nasce con il dovere di una doppia garanzia. Garanzia verso il governo e la sua maggioranza, rispetto allâ??agibilità delle Camere nei confronti dellâ??attuazione del programma di governo; garanzia verso le minoranze, e del loro diritto dovere di controllo, di sindacato, di essere opposizione con uso di tutti gli strumenti regolamentari. Quale giudizio si dà , nel centrosinistra, dellâ??occupazione, da parte del governo, delle prerogative delle due Camere, non più legislative, sempre meno di controllo e di indirizzo?Quale giudizio, ancora, della novità istituzionale di una terza forma di garanzia, quella che -imparziale verso i due schieramenti â?? tutela soprattutto gli interessi di un terzo, il Presidente di assemblea medesimo, o di una terza parte, la sua? In questa legislatura, questa è almeno lâ??impressione, le proteste dellâ??opposizione si sono levate più in relazione al merito degli argomenti, che non allâ??entità degli strappi presidenziali. Ancora, câ??è una sorta di indulgenza a fronte dello spettacolo offerto da un contendente che, da oltre sei mesi, pretende di essere considerato ad un tempo capo di un partito, con buon uso di tutte le licenze del ruolo, e rispettato arbitro fra le parti. Ci dovrà pur essere un modo, uno stile di conduzione di una campagna elettorale che imponga una distinzione tra due posizioni non compatibili? Infine una riflessione: non câ??è, nellâ??assalto che dal capo del governo viene portato a tutti i poteri terzi â?? con una sofferta e ambigua esclusione del più elevato, â?? un aggancio ad errori se non di questa opposizione, quanto della tradizione dei partiti nella politica italiana? Câ??è qualcuno che, tanto per citare alcuni organi di garanzia, non sente un poâ?? di imbarazzo per lâ??uso fatto in questo mezzo secolo dai partiti dei criteri di nomina alla corte costituzionale, al consiglio superiore della magistratura, alle autorità per definizione indipendenti, e giù precipitando fino agli ospedali e alle università ? Quanto alla magistratura, bersaglio prediletto del capo del governo, davanti ad una scandalosa norma â??contra personamâ? di qualche mese fa, è possibile escludere anche un profilo, magari parziale e anche fuori luogo, di legittima difesa?
Una parola, infine, sul rinnovo più delicato, quello del capo dello Stato: vero ancoraggio fin qui, per la verità non solo da parte del presidente in carica, di tutte le esigenze di garanzia. Nelle ricorrenti sortite a favore di una rielezione vi è un campionario di ipocrisie e di doppi giochi che dovrebbero essere risparmiati ad un uomo al quale si deve riconoscenza per aver tenuto in piedi, contro mille difficoltà , la bandiera di un sentire comune e di una messa al bando della legge del più forte. Queste proposte nascondono, da parte di chi le avanza, nel migliore dei casi, il timore di una scelta al buio, operata dalla maggioranza che uscirà dalle elezioni; ovvero miseri calcoli interni alle coalizioni o ai partiti nelle coalizioni: il laico, il cattolico, il centrista, e quantâ??altro. O, ancora, il tentativo di mettere in difficoltà la coalizione avversaria. Non merita tanto il presidente in carica: che ha già , con il suo grande bagaglio di dignità , chiesto di essere lasciato in pace a concludere il proprio mandato.
*pubblicato su Europa