di Antonio Di Pietro
Cari amici,
Sembra incredibile ritrovarci di nuovo qui a parlare di un diritto fondamentale che in qualsiasi democrazia dovrebbe non solo essere tutelato ma rappresentare la base da cui partire per un confronto leale e civile. Invece, a una settimana da questa importante tornata elettorale, lâ??Italia continua a interrogarsi sulla sua libertà di stampa e di pensiero. Unâ??Italia umiliata, gettata al 40esimo posto nella classifica di Reporter Sans Frontières, anomalia internazionale contemporanea paragonabile alle peggiori dittature populiste sudamericane. Unâ??Italia precipitata in questo strano mondo dellâ??era Berlusconi, di fronte al quale la sinistra e le vere forze liberali del Paese si sono ritrovate spiazzate, incredule, spesso, purtroppo, volontariamente o meno, colluse con chi si è divertito a fare editti bulgari con cui epurare questo o quel giornalista scomodo.
Superfluo, ma credo doveroso, sottolineare come il problema dei problemi del nostro sistema delle comunicazioni sia rappresentato dal fenomeno negativo della tendenza alla concentrazione, al quale si aggiunge la sistematica elusione delle leggi vigenti. Questa situazione è aggravata dalla sostanziale inerzia delle Autorità di garanzia, impotenti nel loro ruolo di controllo perché paralizzate dalla sudditanza ai poteri politici ed economici dominanti e perciò non in grado di garantire adeguatamente gli interessi della collettività .
Lâ??informazione in Italia non è al servizio della gente, dei cittadini che hanno il diritto/dovere di formarsi una coscienza critica. Lâ??informazione in Italia serve solo a formare dei militanti, acritici e pronti allo scontro cieco. Certo, se la situazione appare appena migliore sul piano della carta stampata, il punto di non ritorno a mio avviso è stato raggiunto nel sistema televisivo (e forse ci metterei pure quello radio). Questo sistema, in precedenza caratterizzato dal duopolio RAI â?? Mediaset, si è ora trasformato in un monopolio di fatto nelle mani di una sola persona che in più ha rivestito il ruolo di presidente del consiglio, e che speriamo dal 10 aprile non rivesta più.
Italia dei Valori ha messo nel suo programma alcune priorità , una di queste è proprio il ripristino della legalità democratica in materia di libertà di stampa e il riassetto del sistema delle comunicazioni che una legge faziosa e ingarbugliata, come la Gasparri, ha reso ancor più sbilanciato a favore di una concentrazione ad personam. Rispetto a tale abnorme forma di concentrazione, bisogna pretendere lâ??attuazione delle prescrizioni della Corte Costituzionale, che nel 1994 aveva espresso chiaramente l'esigenza centrale di considerare il pluralismo come punto di riferimento obbligato per ogni riforma, a tutela della libertà di manifestazione del pensiero intesa come garanzia di diversi orientamenti e punti di vista, nel rispetto dei principi fondamentali della Costituzione.
Ulteriori rimedi, inoltre, non consistono solo nel favorire la nascita di più poli televisivi; il vero pluralismo può svilupparsi solo se si risolve il problema del libero accesso alle risorse del sistema pubblicitario, la cui concentrazione, registrata dall'Autorità per le comunicazioni e ricondotta in modo discutibile all'espansione fisiologica del mercato, deve essere invece smantellata al più presto, con coraggio e senza mezzi termini, restituendo risorse, dignità e libertà vera agli operatori della comunicazione, costretti oggi ad avere di fronte un solo interlocutore.
Nella società dell'informazione, il flusso delle notizie è di importanza primaria. Eppure, mentre si fa ogni sforzo per garantire la libera circolazione delle merci e la qualità dei diversi beni di consumo, è a dir poco scarso l'impegno perché l'informazione sia libera da condizionamenti e di buona qualità : due aspetti che invece sono essenziali per il mantenimento e lo sviluppo della democrazia.
Noi riteniamo che se da un lato è necessario tutelare la concorrenza in tutti i settori, a maggior ragione nel settore dell'informazione è necessario evitare la nascita e il consolidamento di posizioni dominanti. Nonostante le leggi vigenti, l'avvento delle nuove tecnologie digitali spinge verso il superamento degli steccati tra quotidiani, periodici, emittenza terrestre, satelliti, Internet. Anche se non ancora dal punto di vista formale, di fatto l'integrazione è già in atto. Di conseguenza è necessario prepararsi a fissare e a pretendere che venga rispettato il limite massimo del 20% alla crescita di un solo soggetto sul mercato nazionale, laddove questo soggetto sia direttamente o indirettamente punto di riferimento o azionista di rilievo di diverse iniziative e di società formalmente separate. Nell'intero mercato della raccolta pubblicitaria, dei quotidiani, dei periodici, dell'emittenza terrestre televisiva, della radio, del satellite e delle iniziative italiane in Internet, il 20% è già una quota di dimensioni enormi.
Cari amici, se lâ??Unione alle prossime elezioni, come tutti speriamo, riuscirà a prevalere sulla CDL, abbiamo, tutti insieme, il dovere morale nei confronti dei tanti cittadini onesti di questo Paese di porre un rimedio a questa imbarazzante situazione. Credo che ormai non sia più possibile scindere sviluppo economico, ricerca del benessere e diritto ad essere correttamente informati. Ne va delle nostre conquiste, della nostra libertà e soprattutto del futuro dei nostri figli.
Con amicizia