Articolo 21 - ESTERI
La Somalia non può più attendere
di Enzo Nucci
L'ennesima strage a Mogadiscio ripropone la tesi che la Somalia, come sostengono molti analisti, sarà la prossima emergenza militare che la comunità internazionale dovrà affrontare. Insomma dopo Afghanistan ed Iraq, con la tentazione di battere un colpo all'Iran in tempi brevi, la Somalia rischia di occupare un posto importante nell'agenda politica internazionale con i grandi rischi che una azione militare comporterebbe. 19 anni di guerra civile hanno cambiato il volto al paese, i tentativi militari delle truppe statunitensi e dell Nazioni Unite si sono miseramente infranti di fronte agli agguerriti eserciti dei signori della guerra, così come sono falliti i quindici tentativi di dare un governo credibile e stabile al paese.
La Somalia sta diventando il porto sicuro per Al Qaeda. Gli Shebab, ovvero il braccio armato dell'organizzazione creata da Bin Laden, controlla l'80 per cento del paese e la gran parte della capitale. C'è quasi l'impressione che gli Shebab non abbiano ancora deciso di dare la spallata finale al debolissimo governo federale di transizione perchè nella loro strategia torna utile mostrare al mondo che sulla carta (solo sulla carta) che la Somalia è ancora un territorio su cui non sventola la bandiera dell'estremismo islamico. Bisogna anche ammettere ragioni pratiche. Le armi ed i combattenti stranieri affluiscono liberamente agli shebab attraveso la frontiera con il Kenya, che riscierebbe di essere "sigillata" in caso di vittoria totale degli hebab. Inoltre il Programma Alimentare Mondiale dell'Onu continua a mandare cibo ai disperati civili che sopravvivono nell'inferno somalo ma molte di queste derrate (e non è un mistero) sono intercettate dai combattenti che li utilizzano per sfamare le truppe impegnate nella guerra ma sono anche usate come strumento politico di pressione nei confronti dei civili in quanto sono gli Shebab a decidere in molti casi a chi e dove devono essere dsitribuiti.
insomma un groviglio che rischia di essere inestricabile.
Stamane l'ennesima strage. L'obiettivo non è stato casuale. Nel mirino l'hotel Muna, che sorge a poche centinaia di metri da Villa Somalia, la residenza presidenziale. l' hotel è abitualmente frequentato da esponenti di governo. Gioco facile dunque per i terroristi mietere tra le 30 vittime anche 6 parlamentari e 4 funzionari governativi. Già altre volte l'hotel è stato assaltato proprio per dimostrare che non c'è nessun luogo sicuro e che i terroristi sono in grado di colpire ovunque e chiunque. L'efficienza militare non manca. Lo scorso anno fu assaltato anche il comando dell'Amisom, l'esercito di peacekeeper dell'Unione Africana.
La strage di stamane è stata preceduta a violenti combattimenti cominciati ieri quando gli Shebab hanno annunciato una offensiva contro l'esercito governativo e quello dell'Amisom. 29 morti e 96 feriti in poche ore.
La Somalia è un rischio anche per i paesi confinanti. Non è un caso che il kenya teme la presenza di questo estremisti che stanno costruendo covi sicuri in questo paese mentre nei fatti la frontiera è proprio sotto il controllo degli estremisti islamici.
La strage di oggi ci ricorda ancora una volta che la Somalia non può più attendere.
La Somalia sta diventando il porto sicuro per Al Qaeda. Gli Shebab, ovvero il braccio armato dell'organizzazione creata da Bin Laden, controlla l'80 per cento del paese e la gran parte della capitale. C'è quasi l'impressione che gli Shebab non abbiano ancora deciso di dare la spallata finale al debolissimo governo federale di transizione perchè nella loro strategia torna utile mostrare al mondo che sulla carta (solo sulla carta) che la Somalia è ancora un territorio su cui non sventola la bandiera dell'estremismo islamico. Bisogna anche ammettere ragioni pratiche. Le armi ed i combattenti stranieri affluiscono liberamente agli shebab attraveso la frontiera con il Kenya, che riscierebbe di essere "sigillata" in caso di vittoria totale degli hebab. Inoltre il Programma Alimentare Mondiale dell'Onu continua a mandare cibo ai disperati civili che sopravvivono nell'inferno somalo ma molte di queste derrate (e non è un mistero) sono intercettate dai combattenti che li utilizzano per sfamare le truppe impegnate nella guerra ma sono anche usate come strumento politico di pressione nei confronti dei civili in quanto sono gli Shebab a decidere in molti casi a chi e dove devono essere dsitribuiti.
insomma un groviglio che rischia di essere inestricabile.
Stamane l'ennesima strage. L'obiettivo non è stato casuale. Nel mirino l'hotel Muna, che sorge a poche centinaia di metri da Villa Somalia, la residenza presidenziale. l' hotel è abitualmente frequentato da esponenti di governo. Gioco facile dunque per i terroristi mietere tra le 30 vittime anche 6 parlamentari e 4 funzionari governativi. Già altre volte l'hotel è stato assaltato proprio per dimostrare che non c'è nessun luogo sicuro e che i terroristi sono in grado di colpire ovunque e chiunque. L'efficienza militare non manca. Lo scorso anno fu assaltato anche il comando dell'Amisom, l'esercito di peacekeeper dell'Unione Africana.
La strage di stamane è stata preceduta a violenti combattimenti cominciati ieri quando gli Shebab hanno annunciato una offensiva contro l'esercito governativo e quello dell'Amisom. 29 morti e 96 feriti in poche ore.
La Somalia è un rischio anche per i paesi confinanti. Non è un caso che il kenya teme la presenza di questo estremisti che stanno costruendo covi sicuri in questo paese mentre nei fatti la frontiera è proprio sotto il controllo degli estremisti islamici.
La strage di oggi ci ricorda ancora una volta che la Somalia non può più attendere.
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