di Shukri Said*
Bombe dal cielo sul porto di Kismayo a Sud e attentati degli Shabab a Mogadiscio. Però sul versante politico dopo la Conferenza di Londra è un lento inizio di legalità. In vista il ritiro dell’Etiopia e la confluenza in Amison delle truppe del Kenya.
Si combatte ancora nelle zone meridionali della Somalia e migliaia di persone sono in fuga dalla cittadina di Gedo con masserizie e animali al seguito. Pochi giorni fa una bomba, rivendicata dagli Shabab, ha colpito il palazzo presidenziali Villa Somalia e ieri è stato colpito un convoglio Amisom sempre a Mogadiscio.
Mentre la città di Kismayo è stata bersagliata da raid aerei. Nonostante ciò, pare che a Mogadiscio si respiri un’aria un po’ diversa, un po’ meno pesante. La sensazione, in chi spera ancora in una pacificazione, è di un minore isolamento, forse l’apertura di una prospettiva per il ritorno a condizioni di legalità a fine della guerra per bande.
L’unica nota stonata viene dal rappresentante dell’Onu per la Somalia, l’Ambasciatore Agostino Mahiga, che ha mosso un violento attacco alle istituzioni di transizione nel corso di un intervista rilasciata nei giorni a Somaliareport. Ha accusato la maggioranza dei parlamentari, che hanno recentemente destituito lo speaker Sheikh Shafir Hassan nominando al suo posto un altro speaker, di essere”signori della guerra”, i famigerati Warlords. Ha poi accusato l0organizzazione “Ala Sheikh”, vicina al presidente di transizione della Repubblica Sheikh Sharif Ahmed di essere collusa con i terroristi di Al Shabaab, provocando la dura reazione del Presidente.
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*fondatrice associazione Migrare