Articolo 21 - ESTERI
Eta: stop alla lotta armata. Siamo sicuri?
di Marco Calamai
L’Eta, dunque, ha dichiarato il “cessate il fuoco”. Siamo davvero alla capitolazione del terrorismo basco come in tanti sperano, da decenni, in Spagna? Difficile sostenere questa tesi. Anche perché non è la prima volta. Ci sono stati ben undici cessate il fuoco nella lunga storia dell’ETA. L’ultimo, che suscitò tante speranze, è stato quello del 2006. Zapatero, e tanti altri, sperarono che fosse la volta buona. Tuttavia poi arrivò l’attentato del 2006 all’aeroporto di Madrid, e la destra poté affermare che “lo avevamo detto”, dando dell’illuso e del superficiale al primo ministro socialista che non aveva nascosto la speranza di una rinuncia definitiva della via armata da parte dell’ala più radicale del separatismo basco. I primi commenti al comunicato ETA riflettono chiaramente I dubbi e lo scetticismo nei riguardi di una dichiarazione che, ancora una volta, non include la “tregua permanente” com’è stato più volte richiesto da tutti I partiti democratici spagnoli, PSOE in prima linea.
Tuttavia, anche se nessuno osa dirlo, è certo che non sono pochi quelli che sperano nell’inizio di una svolta. Ci sono almeno tre dati, in effetti, che fanno sperare.
Il primo è l’attuale debolezza del gruppo armato il quale, negli ultimi mesi è stato duramente colpito dalla repressione che si sta dimostrando sempre più capillare ed efficace.
Il secondo è lo sbandamento che serpeggia da qualche tempo tra le fila dei separatisti più radicali, molti dei quail sono ormai convinti che la lotta armata, in altre parole gli attentati, non portano da nessuna parte ma al contrario suscitano sdegno e rifiuto crescenti nella grande maggioranza della popolazione basca, compresi coloro, e non sono pochi, che sperano nella piena indipendenza delle sette provincie basche (quattro spagnole e tre francesi).
Il terzo è la posizione del partito separatista irlandese Sinn Fein, il cui leader, Gerry Adams, in un commento ufficiale che era sicuramente pronto da tempo, ha chiesto al governo spagnolo di “aprire rapidamente un negoziato includente”, quindi con Batasuna, il braccio politico dell’ETA.
Certo è che Zapatero non commetterà l’errore di parlare di negoziato senza una posizione cristallina da parte del gruppo terrorista. Le elezioni del 2012 si stanno avvicinando e il primo ministro socialista sta registrando una forte perdita di consensi nei sondaggi a favore del Pp, il partito conservatore all’opposizione dal 2004. La sua gestione della gravissima crisi economica con la conseguente esplosione della disoccupazione (il 20% della popolazione attiva, il tasso più alto in Europa), viene aspramente criticata da settori molto diffusi della opinione pubblica, anche di simpatie socialiste. In questa situazione una capitolazione dell’ETA avrebbe senza dubbio effetti molto positivi per l’immagine del primo ministro spagnolo. Sarà così? Meglio aspettare dai fatti una risposta a questo quesito. Per ora non ci sono le condizioni per azzardare un pronostico realistico.
Tuttavia, anche se nessuno osa dirlo, è certo che non sono pochi quelli che sperano nell’inizio di una svolta. Ci sono almeno tre dati, in effetti, che fanno sperare.
Il primo è l’attuale debolezza del gruppo armato il quale, negli ultimi mesi è stato duramente colpito dalla repressione che si sta dimostrando sempre più capillare ed efficace.
Il secondo è lo sbandamento che serpeggia da qualche tempo tra le fila dei separatisti più radicali, molti dei quail sono ormai convinti che la lotta armata, in altre parole gli attentati, non portano da nessuna parte ma al contrario suscitano sdegno e rifiuto crescenti nella grande maggioranza della popolazione basca, compresi coloro, e non sono pochi, che sperano nella piena indipendenza delle sette provincie basche (quattro spagnole e tre francesi).
Il terzo è la posizione del partito separatista irlandese Sinn Fein, il cui leader, Gerry Adams, in un commento ufficiale che era sicuramente pronto da tempo, ha chiesto al governo spagnolo di “aprire rapidamente un negoziato includente”, quindi con Batasuna, il braccio politico dell’ETA.
Certo è che Zapatero non commetterà l’errore di parlare di negoziato senza una posizione cristallina da parte del gruppo terrorista. Le elezioni del 2012 si stanno avvicinando e il primo ministro socialista sta registrando una forte perdita di consensi nei sondaggi a favore del Pp, il partito conservatore all’opposizione dal 2004. La sua gestione della gravissima crisi economica con la conseguente esplosione della disoccupazione (il 20% della popolazione attiva, il tasso più alto in Europa), viene aspramente criticata da settori molto diffusi della opinione pubblica, anche di simpatie socialiste. In questa situazione una capitolazione dell’ETA avrebbe senza dubbio effetti molto positivi per l’immagine del primo ministro spagnolo. Sarà così? Meglio aspettare dai fatti una risposta a questo quesito. Per ora non ci sono le condizioni per azzardare un pronostico realistico.
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