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Articolo 21 - Editoriali
Situazione carceraria. Non se ne teve tornare a parlare solo per via di Previti
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di Daniela de Robert

Finalmente se ne parla! Ancora una volta però câ??è voluto un detenuto eccellente perché lâ??attenzione si spostasse sul carcere e sui suoi abitanti: sessantamila tra uomini e donne, senza contare i 45 bambini sotto i tre anni che vivono in cella con le loro madri. Allâ??altro estremo ci sono gli ultrasettantenni, come Cesare Previti. Secondo i dati del Dipartimento dellâ??Amministrazione Penitenziaria, gli anziani in carcere sono 450. Per loro, la detenzione scorre uguale a quella dei loro compagni più giovani.

Non ci sono sezioni speciali, né attenzioni particolari, come per esempio per lâ??alimentazione di chi forse ha problemi di denti malsani. Per raggiungere le celle bisogna fare le scale a piedi e dagli spifferi che entrano dalle finestre sbarrate nei lunghi corridoi rumorosi della sezione è difficile difendersi. Un problema, quello degli anziani in carcere, molto volte sollevato da chi lavora dietro le sbarre, ma non recepito dal Parlamento. Almeno fino allâ??anno scorso, quando le Camere hanno approvato la legge â?Modifiche al codice penale e alla legge 26 luglio 1975, n.354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione di reato per i recidivi, di usura e di prescrizioneâ?, meglio nota come â??ex Cirielliâ?. Quella, per intenderci, che per molti mesi è stata chiamata â??salva Previtiâ?.

â??La pena della reclusione per qualunque reato [ad eccezione di quelli più gravi] può essere espiata nella propria abitazione o in altro luogo pubblico di cura, assistenza e accoglienza, quando trattasi di persona che, al momento dellâ??esecuzione della pena, o dopo lâ??inizio della stessa, abbia compiuto i settanta anni di età purché non sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza né sia stato mai condannato con lâ??aggravante di cui allâ??articolo 99 del codice penaleâ??. Così stabilisce la legge: per gli ultrasettantenni il carcere non va bene; devono scontare la pena in regime di detenzione domiciliare.

E così accadrà per Previti che,  assistito dai suoi avvocati, si prepara a tornare nel suo attico romano. Antonino P., 86 anni, detenuto anche lui a Rebibbia da diversi anni, resterà invece in carcere. Così come Luigi G. condannato a 54 anni di detenzione (ridotti a 30 che è il massimo della pena prevista in Italia) per una lunga serie di assegni falsi. E come loro resteranno dentro gran parte dei â??nonniâ? che vivono dietro le sbarre. Non ha un domicilio e le strutture per anziani non ospitano detenuti, mentre quelle per detenuti non ospitano persone così anziane.

E così la legge â??ex Cirielliâ? diventa un ulteriore presa in giro. Antonino Luigi e gli altri non usciranno dalla galera e per Antonino la speranza di rivedere la moglie e figli e di conoscere i nipoti che nel frattempo sono nati si fa più sottile.

In un luogo di privazione come il carcere i privilegi pesano ancora di più. Ed è un privilegio avere una cella singola, dove non devi condividere il poco spazio a disposizione con altre persone che non conosci e con cui non condividi nulla se non la galera. E per il detenuto Previti, rinchiuso nella sezione transito, cioè di passaggio in attesa di altra destinazione, lâ??ambita  cella singola è saltata fuori. E la rabbia di chi aspetta da anni di avere uno spazio tutto suo, dove trascorrere le ore e i giorni, cresce.

Così come cresce il malcontento tra i familiari, in attesa per ore di fare il colloquio. In questi giorni il via vai di onorevoli e senatori diretti tutti dallâ??ex collega ha ingolfato il carcere. Alcuni familiari hanno aspettato anche cinque ore fuori dai cancelli per stare unâ??ora col proprio caro. Magari dopo un viaggio in pullman iniziato alle 4 del mattino. Per rivederlo dovranno aspettare unâ??altra settimana, come vuole il regolamento: sei colloqui al mese di unâ??ora lâ??uno oppure quattro telefonate di dieci minuti, a carico del detenuto. Gli onorevoli invece possono entrare tutti i giorni e il detenuto eccellente non è mai rimasto solo. Gli altri amici li rivedrà a casa tra qualche giorno.

Allora i riflettori accesi sul carcere si spegneranno di nuovo. Antonino e gli altri anziani continueranno a scontare la pena in carcere.

Per loro non basta una legge. Come per i bambini detenuti.

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