di Roberto Costa
Trovo stucchevoli e anche un poâ?? idiote le discussioni attorno al ruolo del contingente militare italiano in Iraq ( vedi â?? Porta a Porta â?? di lunedì ).
Un pazzo con la keffiah ha posto una taglia sulla testa degli italiani ( soldati, giornalisti o cooperanti che siano ) e il Ministro della Difasa, poche ore dopo lâ??uccisione di un sottufficiale dei â?? Lagunari â?? ha detto che non câ??era alcun motivo per rivedere le regole di ingaggio per i nostri militari in Iraq.
Sono contrario alla guerra, vorrei che i nostri, ma anche americani e inglesi, tornassero presto a casa.
Ma sono anche decisamente contrario a trasformare i militari italiani in bersagli, come al Luna Park.
Ricordo che in piena guerra del Vietnam lo Stato Maggiore australiano decise di spedire nel sud â?? est asiatico un distaccamento di ufficiali, sottufficiali e soldati di professione per studiare le tecniche della guerriglia e della contro â?? guerriglia.
Ebbene quel reparto, che non era assolutamente combattente, si ritrovò poche ore dopo lo sbarco nella base di TAN SON NUT a combattere esattamente come gli americani.
Nel frattempo era scattata lâ??offensiva del TET e i militari australiani decisero sul campo quali dovessero essere le regole di ingaggio : non chiesero autorizzazioni di sorta al loro governo .
Furono attaccati e risposero con un pari volume di fuoco.
Adesso le loro foto , le loro armi e persino un elicottero crivellato di colpi, sono conservati al WAR MUSEUM di CAMBERRA, gli unici caduti di una guerra che lâ??Australia non aveva mai dichiarato.
Quel reparto disponeva di armi individuali e di squadra, ordigni pesanti in grado di controbattere il fuoco nemico.
I nostri in Iraq, non solo devono chiedere ordini a Roma, ma non dispongono nemmeno di un volume di fuoco tale da contrastare quello nemico.
Ripeto : contrari alla guerra sicuramente ma contrari soprattutto a trasformare i nostri soldati in vittime designate.
Abbiamo già detto che la guerra è cosa troppo seria per essere lasciata nelle mani dei generali, ma se la mente politica è costituita da Berlusconi, Fini, Martino e Frattini è meglio lasciare mano libera ai sottufficiali.
Ne sanno sicuramente di più, oltre a rischiare la pelle, di un gruppetto di politici scadenti che hanno portato il nostro Paese in una sporca guerra voluta da Bush per mettere le mani sul petrolio iracheno e stabilire una base filo â?? americana nel cuore del Medio Oriente.
Questa è la verità , tutto il resto è una macabra commedia che viene giocata sulla testa di nostri connazionali male armati e privi di un comando serio.
La missione di pace non câ??è mai stata.
Anche se i nostri danno da mangiare ai bambini iracheni allâ??ora del rancio, agli occhi dei padri sono uomini in divisa che si affiancano alle truppe di occupazione anglo â?? americane.
Il Governo farebbe bene a prenderne atto, anche per evitare quelle squallide cerimonie quando a Ciampino si vanno ad accogliere i resti dei nostri soldati.
E quando Berlusconi va alla festa al Castello Sforzesco di Milano per festeggiare il 17 ° scudetto del Milan e dice : â?? Sono qui, ma il mio cuore è in Iraq â?? mente.
Mente ben tranquillo in Italia, mentre laggiù muoiono dei giovani che meritavano sicuramente un destino e un Governo migliori.
Al Castello Sforzesco, più che avere il cuore in Iraq, Berlusconi aveva la mente rivolta a Bush che, nel giro di poche ore, gli avrebbe impartito a Washington le sue comande.
Per prendere ordini non câ??è bisogno di andare con il cappello in mano alla Casa Bianca : esistono telefoni, computers e persino i piccioni viaggiatori.
Se si tratta di missione di pace perché il Governo non manda laggiù Vespa, Schifani, Vito agli ordini magari di GianFranco Fini ?
Vespa , lunedì, è stato più berlusconiano dello stesso Presidente del Consiglio.
Siccome si tratta di un viaggio a Washington per prendere ordini, Berlusconi potrebbe affidare lâ??incarico a Vespa.
Tra lâ?? altro, mettere latesta fuori dagli studi televisivi della RAI non potrebbe fargli altro che bene nel mestiere.
Potrebbe anche trovare il tempo di parlare con i parenti dei soldati americani ritornati in patria nelle GREEN â?? BAGS .