di Loris Mazzetti*
Pensavo che con l??uscita del nostro libro ??Era ieri?, dove è raccontata e documentata tutta la vicenda di Enzo Biagi, dall??editto bulgaro di Berlusconi alla fine del suo rapporto con la Rai, si fosse messa la parola fine. Evidentemente non è così.
Leggo, il 17 maggio scorso, una lettera al Manifesto di Agostino Saccà, il direttore generale dell??epoca, che in risposta all??editoriale di Norma Rangeri del 13 maggio, scrive: ??Ho subito attacchi per tre anni, fino a che lo stesso Biagi ha rotto la riservatezza e ha pubblicamente ammesso di non aver inteso accettare le offerte che gli erano state fatte da me per programmi su Rai Tre, e di aver sollecitato attraverso il suo avvocato una soluzione transativa?.
Quando si dicono mezze verità si finisce per raccontare ??bugie?.
Con Saccà alla direzione generale e Del Noce a quella di Rai Uno, Biagi non ha più lavorato in televisione, e questa è l??unica verità.
Sappiamo solo io, Fazio e Rai Tre quanto abbiamo dovuto faticare, all??interno dell??azienda, per riportarlo in video la prima volta come ospite di Che tempo che fa.
Ha ragione Norma Rangeri quando scrive che era inaccettabile da parte nostra la proposta di Saccà, quella di mettere in onda Il Fatto alle 18 e 50 prima del Tg 3, cioè l??approfondimento della notizia, prima di dare la stessa.
La botte piena e la moglie ubriaca
Saccà, quando decise con Del Noce, di chiudere il programma, tentò di fare come quel marito che voleva avere la moglie ubriaca e la botte piena, cioè chiudere Il fatto, facendo un favore a Berlusconi, e nello stesso tempo mantenere Biagi in Rai però in seconda serata.
Voglio raccontare un particolare. Il 2 luglio del 2002 ci fu un incontro a Milano, tra Biagi, Saccà, Del Noce e il sottoscritto, dove fu ipotizzato a Biagi un nuovo contratto e la chiusura de Il Fatto fu così motivata: ??C??è l??esigenza di fare spazio ad una trasmissione che deve coprire tutto il tempo tra le 20 e 30 e le 21 per controbattere gli alti ascolti di Striscia la notizia. Morale, a settembre andò in onda Max e Tux (che durava meno de Il Fatto). Non sto qui a ricordare gli ascolti e la fine della trasmissione di Lopez e Solinghi. La presa in giro era talmente evidente che tutto quello che venne proposto da Saccà, successivamente, era inaccettabile. E poi fu la Rai a suggerire la ??soluzione transattiva? e Biagi si avvalse di un avvocato per concretizzarla. Anche perché a ottantatre anni non si va in giro per tribunali, con la lentezza che ha la nostra giustizia.
Agostino Saccà, passerà alla storia della televisione, non per le cose importanti che ha fatto in anni di Rai, ma come, gli ho ricordato l??ultima volta che ci siamo incontrati, quello che ha fatto sì che Enzo Biagi smettesse di fare la televisione.
Tutto ciò, anche se è una ferita che non si rimargina, ormai fa parte del passato.
La riforma della Rai tra le priorità
C??è un nuovo governo, Berlusconi siede in parlamento non più nella poltrona centrale ma tra i banchi, e il presidente Romano Prodi sa che tra le priorità c??è la legge sul conflitto di interessi e la nuova riforma del sistema radiotelevisivo che permetta la nascita di un vero terzo polo tv, ma anche di un quarto e perché no di un quinto attore.
In questi anni, nessuno ha mai parlato del danno, che i fatti che seguirono l??editto di Berlusconi, hanno procurato alla Rai e alla sua immagine. E?? possibile che da noi non ci siano mai responsabilità personali?
Un segnale Rai
Saccà nella sua lettera al Manifesto racconta dei successi importanti di Raifiction, è vero, perchè se Raiuno non avesse avuto le mini serie forse non sarebbe riuscita, negli ascolti, a fare concorrenza a Canale 5. Ma, proprio a proposito di Raifiction ricordo un altro episodio.
Saccà, quando diventò direttore generale, cancellò dalla produzione, dopo aver speso milioni di vecchie lire per le sceneggiature, volute da lui quando era alla direzione di Raiuno e da lui definite tra le migliori scritte negli ultimi anni, una fiction nata da un soggetto di Enzo Biagi sul periodo della Linea Gotica.
Forse non era adeguatamente revisionista o faceva parte sempre dell??editto bulgaro?
Il periodo dell??epurazioni non deve essere dimenticato e non deve essere dimenticato chi ne è stato responsabile. Il lavoro non si togliere a nessuno, tutti teniamo famiglia, ma al Paese un segnale che in Rai qualche cosa è cambiato va dato e devono tornare i professionisti che sono stati allontanati. E i Faust, i venditori dell??anima, devono lasciare il passo.
*da "Il Manifesto" - 21 maggio 2006