di Paolo Martini*
Non piace a nessuno, dunque, una nuova Rai lottizzata dallâ??Ulivo e dai suoi alleati. Quel che oggi dice apertamente sul â??Corriere della Seraâ? Sabina Guzzanti è il pensiero comune di una grandissima parte degli addetti ai lavori, e sicuramente, per quel che riguarda lâ??opinione pubblica in generale, e quella di centrosinistra in particolare, una Rai finalmente liberata dallâ??oppressione del controllo dei partiti e delle lobby piacerebbe, eccome.
Fino ad oggi bisogna dare atto a Romano Prodi di aver lanciato dei segnali molto incoraggianti in questa direzione, e anche il nuovo ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni nella prima intervista ha indicato questo obiettivo di de-lottizzazione per il servizio pubblico. Ma lâ??appetito degli apparati politici, lo straordinario interesse di alcuni potentati economici e il fortissimo radicamento di potere delle nomenklature radiotelevisive stesse spingono purtroppo in tuttâ??altra direzione. La situazione oggi è ancora più complicata per via della cosiddetta legge Gasparri, il cui risultato per viale Mazzini è un consiglio dâ??amministrazione dove, inutile nasconderlo, siedono rappresentanti diretti dei partiti, quasi tutti ex parlamentari, due o tre ex direttori di organi di partito, addirittura un ex ministro e lâ??ex presidente della Commissione parlamentare di vigilanza: personalità di tutto rispetto, e spesso anche di riconosciuta competenza in materia, ma certo scelte con criteri opposti a quello della de-lottizzazione, zapaterista o meno che sia.
Il punto è proprio che, in attesa di quello che prevedibilmente sarà il più che travagliato iter di una legge di riforma della Gasparri, il centrosinistra potrebbe mandare un chiaro segnale sulla scelta del prossimo responsabile operativo di viale Mazzini, rendendo lâ??indicazione del direttore generale perlomeno un processo trasparente, alla francese, dove ciascuno dei possibili candidati presenta il proprio programma e anche gli uomini con i quali attuarlo. Insomma, bisognerebbe trasformare in una sorta di concorso pubblico, che si svolga in maniera semplice e aperta, la prossima gara per la direzione generale. Una svolta del genere finirebbe per legittimare lo stesso consiglio dâ??amministrazione, mostrando un alto grado di sensibilità nei confronti dellâ??opinione pubblica. Eâ?? troppo, allora, chiedere agli amici di Articolo 21 di farsi carico anche di questa nuova battaglia, per una Rai trasparente?
* giornalista e autore tv