Articolo 21 - Editoriali
Linguaggi per molti, linguaggi per poco
di Montesquieu
Che la strategia del capo dellâ??opposizione sarebbe stata, fin dallâ??apparire di questa legislatura, lâ??attacco alle istituzioni di garanzia politica, a partire proprio dalla massima, era facilmente prevedibile. Prima dellâ??intervista del capo dello Stato, prima ancora delle polemiche, un poâ?? dirette, un poâ?? affidate a guastatori professionali, un poâ?? rimangiate ad arte â?? il tutto per creare un poâ?? di sconcerto â?? di questi giorni. Quasi una per giorno.
I motivi di questa scelta sono, possono essere, più dâ??uno. Anzitutto, lâ??esigenza del capo dellâ??opposizione di apparire solo e isolato tra soggetti ostili: tra una maggioranza pigliatutto, tra arbitri di parte e, per finire, alleati inclini al doppio gioco. Dai massimi vertici istituzionali fino al nuovo capo della giustizia sportiva, è bene che chiunque sia chiamato ad esercitare una funzione terza metta in conto di essere nel mirino di una precisa strategia politica. Il precedente capo dello Stato, osannato per sette anni, seppure a denti stretti, come lâ??emblema dellâ??imparzialità ,è ora semplicemente uno con il cuore a sinistra: e aveva il cuore a sinistra anche quando esercitava delicatissime funzioni del suo mandato, quali le nomine di senatori a vita o di giudici costituzionali. Un avversario politico, quindi. Figuriamoci il successore, â??comunista docâ?.
Quindi, par di capire che il cuore a sinistra abbia dettato anche i rinvii alle Camere della passata legislatura. Nonchè il messaggio sul pluralismo dellâ??informazione, e i richiami ad una convivenza civile dentro la comunità politica. E quantâ??altro: seppure allora, ad ognuno di quei passaggi, il capo del governo si schermisse ricacciandoli sul centrosinistra. Se tanto dà tanto, e tentando di immergersi nelle semplificazioni di cui il capo dellâ??opposizione è maestro, il nuovo capo dello Stato sarà super partes se rinvierà alle Camere un numero almeno pari di leggi, specie se toccheranno qualcuna delle trentasei riforme dellâ??ultimo governo.
Così, allâ??ingrosso, senza riguardo al fatto che ci siano ragioni costituzionali. Bastano quelle politiche, di un presidente, per lâ??appunto, con il cuore a sinistra. Quanto ai presidenti delle Camere, il loro momento è vicino, con la ripresa dellâ??attività legislativa. Eâ?? meglio che non siano tranquilli, è solo questione di giorni: ma qualche assaggio câ??è già stato anche per loro. Non sarebbe male, nel frattempo, se si ricordassero di una regola aurea caduta in desuetudine con le ultime presidenze di assemblea: quella di non pronunciarsi, mai, su questioni che dividono gli schieramenti politici. Su cui dovranno essere arbitri, e, come si usa dire, apparirlo. Ma è una speranza labile, considerata la cifra politica dei due presidenti, e la improbabile disponibilità a ritrarsi dal dibattito politico.
Câ??è unâ??altra ragione, forse, dietro quello che potrebbe diventare, fra poco, un assalto alla baionetta. Il referendum costituzionale, lâ??appuntamento che, con il suo esito, segnerà le sorti della legislatura e del governo. Mentre la maggioranza affina le armi con lâ??intelligenza e la sottigliezza giuridica dei suoi esperti, dei propri comitati popolati dai più illustri costituzionalisti e politologi, il capo dellâ??opposizione probabilmente studia messaggi semplici, buoni per venti milioni di elettori. Il numero dei parlamentari, fannulloni costosi, ridotto drasticamente. La fine di quel rito barocco che va sotto il nome di bicameralismo perfetto. Risparmi per le casse dello Stato. Ancora, lâ??elezione diretta da parte dei cittadini di un capo del governo dotato di poteri non bilanciati, il che spiega lâ??opportunità di far scendere dal piedistallo il precedente capo dello Stato, e di non farci subire quello appena eletto.
Come si incroceranno, che effetti produrranno, su un argomento di per sé non attraente per le grandi masse, i due prevedibili linguaggi della campagna referendaria? Senza ricorrere alle categorie dellâ??antipolitica, forse sarà bene che la maggioranza non faccia troppo affidamento, oltre che sulla data del voto, sulla passione costituzionale degli elettori.
I motivi di questa scelta sono, possono essere, più dâ??uno. Anzitutto, lâ??esigenza del capo dellâ??opposizione di apparire solo e isolato tra soggetti ostili: tra una maggioranza pigliatutto, tra arbitri di parte e, per finire, alleati inclini al doppio gioco. Dai massimi vertici istituzionali fino al nuovo capo della giustizia sportiva, è bene che chiunque sia chiamato ad esercitare una funzione terza metta in conto di essere nel mirino di una precisa strategia politica. Il precedente capo dello Stato, osannato per sette anni, seppure a denti stretti, come lâ??emblema dellâ??imparzialità ,è ora semplicemente uno con il cuore a sinistra: e aveva il cuore a sinistra anche quando esercitava delicatissime funzioni del suo mandato, quali le nomine di senatori a vita o di giudici costituzionali. Un avversario politico, quindi. Figuriamoci il successore, â??comunista docâ?.
Quindi, par di capire che il cuore a sinistra abbia dettato anche i rinvii alle Camere della passata legislatura. Nonchè il messaggio sul pluralismo dellâ??informazione, e i richiami ad una convivenza civile dentro la comunità politica. E quantâ??altro: seppure allora, ad ognuno di quei passaggi, il capo del governo si schermisse ricacciandoli sul centrosinistra. Se tanto dà tanto, e tentando di immergersi nelle semplificazioni di cui il capo dellâ??opposizione è maestro, il nuovo capo dello Stato sarà super partes se rinvierà alle Camere un numero almeno pari di leggi, specie se toccheranno qualcuna delle trentasei riforme dellâ??ultimo governo.
Così, allâ??ingrosso, senza riguardo al fatto che ci siano ragioni costituzionali. Bastano quelle politiche, di un presidente, per lâ??appunto, con il cuore a sinistra. Quanto ai presidenti delle Camere, il loro momento è vicino, con la ripresa dellâ??attività legislativa. Eâ?? meglio che non siano tranquilli, è solo questione di giorni: ma qualche assaggio câ??è già stato anche per loro. Non sarebbe male, nel frattempo, se si ricordassero di una regola aurea caduta in desuetudine con le ultime presidenze di assemblea: quella di non pronunciarsi, mai, su questioni che dividono gli schieramenti politici. Su cui dovranno essere arbitri, e, come si usa dire, apparirlo. Ma è una speranza labile, considerata la cifra politica dei due presidenti, e la improbabile disponibilità a ritrarsi dal dibattito politico.
Câ??è unâ??altra ragione, forse, dietro quello che potrebbe diventare, fra poco, un assalto alla baionetta. Il referendum costituzionale, lâ??appuntamento che, con il suo esito, segnerà le sorti della legislatura e del governo. Mentre la maggioranza affina le armi con lâ??intelligenza e la sottigliezza giuridica dei suoi esperti, dei propri comitati popolati dai più illustri costituzionalisti e politologi, il capo dellâ??opposizione probabilmente studia messaggi semplici, buoni per venti milioni di elettori. Il numero dei parlamentari, fannulloni costosi, ridotto drasticamente. La fine di quel rito barocco che va sotto il nome di bicameralismo perfetto. Risparmi per le casse dello Stato. Ancora, lâ??elezione diretta da parte dei cittadini di un capo del governo dotato di poteri non bilanciati, il che spiega lâ??opportunità di far scendere dal piedistallo il precedente capo dello Stato, e di non farci subire quello appena eletto.
Come si incroceranno, che effetti produrranno, su un argomento di per sé non attraente per le grandi masse, i due prevedibili linguaggi della campagna referendaria? Senza ricorrere alle categorie dellâ??antipolitica, forse sarà bene che la maggioranza non faccia troppo affidamento, oltre che sulla data del voto, sulla passione costituzionale degli elettori.
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