di Carmelo Domini
Ravenna - ??Alle 8 nel quartiere di Shurai Shomali con l??arroganza che purtroppo gli è proverbiale, un convoglio militare americano si è fatto largo nel traffico, urtando, investendo e schiacciando degli autoveicoli, provocando alcuni morti. La folla inferocita ha reagito protestando e scagliando dei sassi contro i militari americani e questi, da veri impavidi guerrieri, hanno fatto l??ultima cosa che avrebbero dovuto fare: hanno sparato sulla folla provocando, si dice, una trentina di morti ed una sessantina di feriti?.Comincia così la lunga testimonianza da Kabul di Pietro De Carli, ravennate dipendente del Ministero degli Esteri e capo programma degli interventi di emergenza umanitaria con i fondi stanziati dall??Italia a favore dell??Afghanistan. Attualmente sta coordinando progetti per 11,3 milioni di euro. Per lui e per la moglie Maria, che in questi mesi ha aperto una scuola e una mensa gestite da donne afghane, non sono giorni facili. Il giorno in cui la protesta è scoppiata hanno rischiato di rimanere coinvolti negli scontri di piazza.Ora seguono l??evolversi della situazione chiusi in casa, aspettando nuove disposizioni dall??Ambasciata. Quella americana, come noto, è già stata evacuata.Questa la sua testimonianza: ??Abbiamo udito le sirene delle ambulanze che si susseguivano trasportando i feriti negli ospedali - racconta De Carli -.
Nel frattempo, com??era prevedibile, il malcontento e la rabbia hanno acceso la miccia della protesta. Alcune migliaia di manifestanti si sono dirette verso il centro cittadino urlando: ??morte agli americani, morte a Karzai e morte alla polizia??. Abbiamo visto sollevarsi diverse colonne di fumo dagli incendi appiccati dai manifestanti, anche poco distanti dal nostro ufficio. Nel frattempo siamo riusciti a far rientrare i nostri colleghi, tra cui anche mia moglie Maria, che erano usciti per motivi di lavoro. L??unico che è rimasto bloccato è stato Arif, un medico italiano di origini afgane che era fuggito esule in Italia parecchi anni fa, laureandosi a Roma. Nonostante fosse a bordo di un veicolo con targa diplomatica e documento di identità della ambasciata d??Italia, al posto di blocco Usa di fronte al Ministero della sanità è stato bloccato e di conseguenza esposto ai percorsi dove si incrociavano i manifestanti. A quel punto, per evitare di fare da bersaglio, è sceso dall??auto ed ha proseguito a piedi, facendo allontanare la vettura e mescolandosi alla folla, parlando in Dari e confondendosi tra gli afgani. Ha visto un occidentale trascinato fuori dall'auto e massacrato di botte che poi, fortunatamente, è stato lasciato andare, molto malconcio e sanguinante. Alle 12,30 ci ha raggiunto in ufficio tranquillo e sicuro di sè. Nel frattempo hanno disattivato le coperture telefoniche e ci era possibile comunicare tra noi solo via radio. L??Ambasciata Usa di Kabul è stata evacuata e l??ordine diramato da quella italiana è stato di rimanere chiusi nelle nostre sedi e di non uscire.
La cosa più impressionante a cui abbiamo assistito sono gli incendi con colonne di fumo nero che si sollevavano in diverse parti della città. Alcune vetture di Ong e delle Nazioni Unite sono state assalite e incendiate, e poi le raffiche di mitra si sono susseguite ininterrottamente fino a quando i manifestanti hanno raggiunto il nostro quartiere di Sar-e-Now, i colpi si sono sentiti anche di fronte alla sede di una Ong italiana poco distante (Aispo) dove c??è un distaccamento di polizia. La milizia afgana aveva il mandato di sparare in caso di aggressione, lo stesso ordine lo avevano ricevuto anche le nostre due guardie, inermi di fronte al nostro cancello. Le abbiamo fatte entrare nel compound per non esporle ed essere prese di mira. Di fronte al Ministero degli Affari femminili, a mezzo chilometro dal nostro ufficio, la polizia ha sparato sui manifestanti uccidendone due?.L??impressione di De Carli è che purtroppo il peggio non sia passato. ??Gli spari si continuano ad udire ancora di tanto in tanto, ininterrottamente. La convinzione del nostro staff locale è che in queste proteste si inseriscono i vandali che cercano di trarne vantaggio ??La televisione afghana Ariana ha trasmesso in diretta le immagini dei manifestanti mentre assalivano la loro sede, ed i cronisti, che filmavano l??assalto di cui erano vittime, chiedevano disperatamente soccorso alle forze dell??ordine. Il pericolo maggiore, in situazioni come questa, è che la protesta popolare monti allargandosi a macchia d??olio e possa diventare sempre più incandescente nei prossimi giorni. Anche per questo le autorità, a cominciare dal presidente del Parlamento Qanooni, stanno invitando la popolazione alla calma, ma non sarà facile. Il fuoco è più semplice accenderlo che spegnerlo.
Noi comunque ci atterremo alle istruzioni della Ambasciata, oggi non abbiamo fatto andar via neppure il nostro staff locale e mia moglie ha cucinato per tutti?. Ma perché dopo mesi di ricostruzione sono tornate a parlare le armi? Anche su questo De Carli ha un??idea precisa: ??Questo evento dimostra come la superficialità e l??arroganza di chi vuol farla da padrone a casa degli altri danneggi irreparabilmente il lavoro paziente di chi si è adoperato per anni a costruire la pace. Un progetto portato avanti faticosamente con un impegno civile di coesione sociale, di cooperazione e di amicizia, attraverso lunghe e tenaci iniziative umanitarie di solidarietà?.