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Articolo 21 - Editoriali
Un no contro la strumentalizzazione delle categorie professionali
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di Michela de Meca

â??Giovinezza, giovinezzaâ? si cantava tanto e tanto tempo prima che con la proposta di riforma oggetto del prossimo referendum si scegliesse di abbassare fino allâ??inverosimile il limite di età necessario per essere eletti in Parlamento. Molti decenni sono trascorsi da allora, ma nei prossimi 25 e 26 giugno saremo chiamati a decidere se affidare a dei â??ragazziniâ? lâ??arduo compito, purtroppo câ??è da ammetterlo, già a volte malamente svolto pur da veterani della politica, di fare le leggi dello Stato, per una popolazione diventata più povera negli ultimi anni, con il tasso di criminalità crescente, la disoccupazione dilagante e dei parametri europei con i quali tenere il passo.

Dovremo pensarci bene, perché poi questi  â??ragazziniâ?, in base allo stesso progetto di riforma, si ritroveranno in un Parlamento allâ??interno del quale non potranno decidere se dare o meno la fiducia al Governo, ma si dovranno limitare a votare sul programma predisposto da un Primo Ministro, il quale addirittura deciderà da sè la politica generale italiana, non si limiterà più a coordinarla. Siamo prossimi ad una forma di tirannide di tipo elettivo?

Lâ??inverosimile tuttavia, e purtroppo, non si limita a questi stravolgimenti dei principi costituzionali attualmente vigenti, dato che, stante il contesto appena descritto, con le modalità che tra breve saranno illustrate, si pretenderebbe di indurre a votare per il â??sìâ?, paradossalmente, tutte le varie categorie professionali, a cominciare dagli avvocati e dai commercialisti, quindi addirittura i più esperti professionisti del diritto che poi queste stesse leggi, di baby-provenienza, giornalmente le dovranno conoscere, utilizzare ed applicare nellâ??esercizio della loro stessa professione, appunto.

Il perché costoro sarebbero indotti al â??sìâ? referendario è presto detto. Tra le tante â??amenitàâ? contenute in questo progetto di riforma, emerge soltanto un punto che obiettivamente meriterebbe di essere approvato, cioè il punto in cui, tramite una modifica dellâ??art. 117 dellâ??attuale formulazione della Carta costituzionale, si vorrebbe ricondurre alla potestà legislativa esclusiva dello Stato il compito di legiferare in tema di categorie professionali; è evidente infatti che nessun professionista ha interesse ad una normativa diversificata ed ulteriormente diversificabile su tutto il territorio nazionale, così come invece si volle statuire in anni recenti quando, con la normativa Bassanini, si ridisegnò lâ??intero schema delle competenze Stato-Regioni; si decise allora, malavvedutamente, sullâ??onda di una generalizzata e dilagante tensione alla devoluzione delle competenze statali, imperante la volontà di decentramento immediato e a tutti i costi, che tra le materie di legislazione regionale concorrente vi dovessero rientrare anche le â??professioniâ?.

Appare dunque evidente che tutti i professionisti dâ?? Italia si troveranno ora nella assai triste condizione di dover scegliere di accettare ed approvare lâ??intero progetto di riforma oggetto del referendum al solo fine di  avere tutelata la propria condizione lavorativa tramite la modifica di un semplicissimo e minuscolo punto di un solo articolo costituzionale.

   Lâ??indignazione, lo sdegno e lo spirito di ribellione a questo punto non possono non avere il sopravvento, perché le categorie professionali hanno il sacrosanto diritto di avere una disciplinate uniforme su tutto il territorio statale, senza bisogno di dover approvare una legge di riforma costituzionale davvero dissennata e mal fatta; in una vera democrazia non è accettabile lâ??idea che intere categorie professionali, per essere tutelate dallo Stato, si debbano piegare al compromesso ed allâ??accettazione dello stravolgimento dellâ??intera Costituzione per ottenere ciò che spetta loro di diritto. Oppure câ??è da pensare che gli uomini e le donne di destra che siedono in Parlamento e che sono fautori e/o sostenitori di questa  riforma costituzionale si rifiuteranno di appoggiare in futuro, a seguito di una eventuale nuova proposta di legge, una modifica del solo articolo117 a favore delle categorie professionali, in caso di vittoria dei â??noâ?? Se così sarà poco importa, perché ora la maggioranza in Parlamento è diversa ed è una maggioranza che non ha interesse alcuno a negare tutela alle esigenze legittime dei liberi professionisti esistenti sul territorio italiano; inoltre le riforme proposte dalla destra non sono le uniche riforme tecnicamente possibili in un apparato costituzionale come il nostro, finchè rimarrà in vita così come è attualmente strutturato. Infatti, per merito di tutti coloro che morirono per liberarcene, il Fascismo, con le sue Corporazioni, ebbe fine decenni or sono, cosicchè i professionisti di oggi non hanno più bisogno di piegarsi allâ??ideologia di alcuno, né di chi ha proposto questa riforma costituzionale né di chi vorrebbe avversarla per ragioni di tipo puramente ideologico; pertanto, pure se vinceranno i â??noâ?, anzi, soprattutto se vinceranno i â??noâ?, la nostra Carta costituzionale, proprio perché rimarrà inattaccata, non cesserà di darci tutti gli strumenti giuridici e democratici utili per ottenere nuove e più obiettivamente condivisibili modificazioni normative, continuerà a permetterci di proporre ancora nuove leggi, costituzionali e non, e di ottenere nuove riforme, nella più assoluta libertà di pensiero, di scelta e di azione.

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