di Roberta Serdoz
Quando un grande giornalista va in pensione, ripercorrere allâ??indietro il lavoro svolto fa si che non ci si tiri indietro su riflessioni che troppo raramente affrontiamo.
Ognuno di noi ha avuto un percorso più o meno complicato nella sua attività giornalistica: câ??è chi è riuscito ad avere un posto fisso e chi no; câ??è chi si consuma le suole delle scarpe in cerca di notizie e prove, chi ama il mordi e fuggi e chi invece preferisce stare dietro una scrivania a fare â??lâ??inviato nelle agenzie di stampaâ?; câ??è chi insegue con determinazione la verità e chi si lascia ammaliare da facili compromessi. Per onestà va anche detto che ci sono giornali con adeguate possibilità economiche e direttori disponibili a spenderle e altri invece che, con difficoltà , riescono a seguire una notizia dentro la propria città . Il risultato di questi ultimi anni, a mio avviso, è una deprimente informazione travolta e stravolta da tutto. Giornali e televisioni fanno a gara nel pubblicare falsi scoop o porcherie di ogni tipo, pronti a rimangiarsi la notizia il giorno dopo con una rettifica, inseguendo così solamente la volontà degli editori di vendere più copie. Eppure una delle prime nozioni, che si apprendono da giornalisti, è la verifica della notizia e delle fonti e il rispetto di un codice deontologico che ormai sembra appartenere alla preistoria. Nellâ??era Berlusconi fatta di soap, di isole dei vip, di programmini pomeridiani utili al gossip da spiaggia; di â??docu-fictionâ?, ossia quegli ibridi dove nessuno sa dove finisca la verità ed inizi il romanzo o ancora di â??domeniche inâ? con interviste generiche a improbabili personaggi dellâ??attualità , il rispetto delle regole, lo abbiamo capito sin troppo bene, è stato assolutamente aleatorio.
Il berlusconismo è riuscito ha lasciarci in eredità addirittura una TV che ha plagiato il Paese, raccontando unâ??Italia che non esiste. Prendiamo ad esempio la casa del Grande Fratello: chi vive in un posto così tra i 18 e i 20 anni? Sarà banale ma, senza nulla voler togliere ai più giovani che seguono appassionatamente le dinamiche della casa, perchè dopo non ci è dato di vedere â??in chiaroâ?, sui canali non satellitari, una bella inchiesta? Il mondo, soprattutto televisivo, ruota attorno ai talk show. Uomini e donne che, come sul ring, si scontrano per sostenere le proprie tesi; politici in vetrina a dire quello che magari in aula non è concesso loro, il tutto sempre condito con qualche bella donna che fa salire gli ascolti. Basta con questi giochetti, basta col giornalismo da salotto di Vespa & Co. La disperazione di Al Bano, le lacrime della mamma di Cogne, le labbra e non so che altro della Lecciso appartengono al passato. Oggi abbiamo la possibilità di salvare il salvabile ma solo se lo vogliamo.
Dove sono finite le inchieste, i reportage, quel meraviglioso giornalismo investigativo degli anni â??70? In edicola. Solo lì, a volte, abbiamo la possibilità di vedere il coraggio di alcuni colleghi ed editori che, oltre ad investire economicamente, evidenziano con forza notizie che nei telegiornali nazionali nemmeno prendono in considerazione nelle riunioni di sommario della mattina. Eâ?? il caso de â??La mafia è biancaâ? dei colleghi Bianchi e Nerazzini che, a colpi di denuncie e minacce, hanno portato a termine un lavoro faticoso e lungo contro il malaffare nella sanità siciliana. Nessuno lo ha trasmesso tanto meno